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Lieve entità stupefacenti: no se la quantità è alta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati, confermando che l’ipotesi di reato di lieve entità stupefacenti non è applicabile in presenza di un quantitativo ingente di sostanza (in questo caso, sufficiente per oltre 3.700 dosi). Tale dato quantitativo è stato ritenuto un ‘valore negativo assorbente’, in grado da solo di escludere la fattispecie meno grave. Sono stati respinti anche i motivi relativi alla quantificazione della pena e al diniego delle attenuanti generiche, giudicati generici e infondati.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve entità stupefacenti: la Cassazione ribadisce il peso della quantità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sul tema della lieve entità stupefacenti, un’ipotesi di reato attenuata prevista dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti. La pronuncia chiarisce un principio fondamentale: un quantitativo ingente di droga può, da solo, essere sufficiente a escludere l’applicazione di questa fattispecie più favorevole, confermando un orientamento ormai consolidato. Il caso riguardava due persone che avevano impugnato la sentenza di condanna della Corte d’Appello, sperando in una riqualificazione del fatto in reato di lieve entità.

I fatti del processo e i motivi del ricorso

Due soggetti venivano condannati nei gradi di merito per detenzione di sostanze stupefacenti. La difesa presentava ricorso in Cassazione basandosi principalmente su due argomenti: la richiesta di applicazione della fattispecie di lieve entità stupefacenti e, per uno degli imputati, la contestazione sul diniego delle circostanze attenuanti generiche. Il fulcro della questione era la valutazione del quantitativo sequestrato: 300 grammi di sostanza lorda, da cui si potevano ricavare 94,37 grammi di principio attivo, equivalenti a 3.774 dosi medie. Secondo la difesa, la Corte d’Appello avrebbe errato nel non qualificare il fatto come di lieve entità.

La valutazione della lieve entità stupefacenti e la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ritenendoli una mera riproposizione di censure già correttamente respinte dalla Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione risiede nel concetto di “valore negativo assorbente” del dato quantitativo. I giudici hanno stabilito che una quantità di droga così elevata, capace di generare quasi 4.000 dosi, è un elemento talmente preponderante da escludere a priori la possibilità di considerare il fatto di lieve entità. La Corte ha richiamato un precedente delle Sezioni Unite (sent. Murolo, n. 51063/2018), che aveva già stabilito come il dato quantitativo possa essere l’unico elemento decisivo per negare la fattispecie attenuata, rendendo superflua l’analisi di altri parametri.

Il rigetto degli altri motivi

Anche gli altri motivi di ricorso sono stati giudicati inammissibili. La doglianza sulla quantificazione della pena è stata ritenuta generica. Allo stesso modo, è stata respinta la richiesta di concessione delle attenuanti generiche per uno degli imputati. La Corte ha ricordato che le attenuanti generiche non sono un diritto derivante dalla mera assenza di elementi negativi sulla personalità, ma richiedono la presenza di elementi positivi che, nel caso di specie, non solo mancavano, ma erano contrastati dalla presenza di specifici precedenti penali a carico dell’imputato.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su principi giuridici chiari e consolidati. In primo luogo, l’inammissibilità scatta quando i motivi di ricorso sono generici o si limitano a riproporre argomenti già esaminati e motivatamente respinti nei precedenti gradi di giudizio. Nel merito, viene ribadito che per valutare la lieve entità stupefacenti, il giudice deve considerare tutti gli indici previsti dalla norma (quantità, qualità, mezzi, modalità dell’azione), ma il dato quantitativo, se particolarmente significativo, può assumere un ruolo decisivo e assorbente. Infine, per quanto riguarda le attenuanti generiche, la loro concessione è una facoltà discrezionale del giudice, che deve essere motivata dalla presenza di elementi positivi di valutazione, non dalla semplice assenza di elementi negativi.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma per gli operatori del diritto. Chi si trova a difendere in casi di detenzione di stupefacenti deve essere consapevole che, di fronte a quantitativi ingenti, la strategia di puntare sulla riqualificazione del fatto in lieve entità ha scarse probabilità di successo. La pronuncia sottolinea inoltre l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e non meramente ripetitivi, pena la declaratoria di inammissibilità. La condanna finale degli imputati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria è la diretta conseguenza procedurale di un ricorso giudicato inammissibile per colpa dei ricorrenti.

Un quantitativo elevato di droga è sufficiente a escludere il reato di lieve entità stupefacenti?
Sì, secondo l’ordinanza, il dato quantitativo della sostanza stupefacente può avere un ‘valore negativo assorbente’ tale da escludere, da solo, la qualificazione del fatto come di lieve entità, a prescindere dalla valutazione di altri parametri.

Per quale motivo è stato respinto il ricorso sul diniego delle attenuanti generiche?
Il ricorso è stato ritenuto generico e manifestamente infondato. La Corte ha precisato che la concessione di tali attenuanti richiede elementi di segno positivo sulla personalità del soggetto, che non erano stati forniti. Inoltre, la presenza di precedenti penali specifici a carico dell’imputato costituiva un elemento ostativo.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
In base a quanto stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale e confermato in questa ordinanza, quando un ricorso è dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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