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Lieve entità stupefacenti e attenuante: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26303/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per un reato concernente gli stupefacenti. Il ricorrente sosteneva che il riconoscimento del fatto di “lieve entità stupefacenti” dovesse comportare automaticamente l’applicazione dell’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità. La Suprema Corte ha rigettato questa interpretazione, ribadendo la consolidata giurisprudenza secondo cui le due valutazioni sono distinte e autonome. Il riconoscimento della lieve entità non implica necessariamente che il lucro o il danno siano di speciale tenuità, valutazione che spetta al giudice di merito.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve Entità Stupefacenti: Non Sempre si Applica l’Attenuante del Danno Tenuo

L’ordinanza in commento della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto penale degli stupefacenti, chiarendo la relazione tra la fattispecie di lieve entità stupefacenti e l’attenuante comune del danno di speciale tenuità. La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: il riconoscimento della prima non implica automaticamente l’applicazione della seconda. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un giovane imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. La difesa contestava, tra le altre cose, il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità, prevista dall’articolo 62, n. 4, del codice penale. Secondo la tesi difensiva, una volta che il reato era stato qualificato come fatto di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti (D.P.R. 309/1990), l’attenuante avrebbe dovuto essere concessa quasi come conseguenza automatica.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici di legittimità hanno respinto l’automatismo proposto dal ricorrente, confermando la decisione dei giudici di merito. La Corte ha inoltre condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso inammissibile.

Le Motivazioni: la distinzione tra “Lieve Entità Stupefacenti” e l’attenuante del danno

Il cuore della decisione risiede nella chiara distinzione che la Corte opera tra i due istituti giuridici. I giudici hanno spiegato che la qualificazione giuridica di un reato in materia di stupefacenti come fatto di lieve entità stupefacenti è il risultato di una valutazione complessiva che tiene conto dei mezzi, delle modalità, della qualità e quantità delle sostanze. Questa valutazione non si sovrappone, né assorbe, quella necessaria per il riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità.

Il Principio di Diritto Affermato

La Corte, richiamando una precedente pronuncia (Sez. 3, n. 13659 del 16/02/2024), ha ribadito che per concedere l’attenuante ex art. 62, n. 4, c.p., è indispensabile un accertamento specifico su due fronti:

1. L’entità del lucro perseguito o effettivamente conseguito dall’agente.
2. La gravità dell’evento dannoso o pericoloso prodotto dalla condotta criminale.

Entrambi questi elementi devono risultare di “speciale tenuità”. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano insindacabilmente ritenuto che il guadagno per l’imputato non fosse di speciale tenuità, motivando così il diniego dell’attenuante. Allo stesso modo, il diniego delle attenuanti generiche è stato ritenuto congruamente motivato dalla gravità del fatto e dalla personalità negativa dell’imputato, in assenza di elementi favorevoli.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale: non esistono automatismi nel diritto penale. Ogni circostanza, sia essa un’ipotesi autonoma di reato (come il fatto di lieve entità) o un’attenuante, richiede una valutazione autonoma basata su parametri specifici. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la difesa non può limitarsi a invocare la qualificazione del fatto come lieve per ottenere ulteriori benefici, ma deve fornire prove concrete sulla speciale tenuità del lucro e del danno. La decisione sottolinea l’importanza di una motivazione puntuale da parte del giudice di merito, che deve analizzare distintamente ogni aspetto del fatto reato per giungere a una pena giusta ed equa.

La qualificazione di un reato di spaccio come ‘fatto di lieve entità’ comporta automaticamente il riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il riconoscimento del fatto di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990 non comporta automaticamente l’applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità prevista dall’art. 62, n. 4, c.p. I due istituti giuridici richiedono una valutazione autonoma e distinta da parte del giudice.

Quali sono i criteri per riconoscere l’attenuante del danno di speciale tenuità?
Per riconoscere tale attenuante, il giudice deve accertare che risultino di speciale tenuità sia l’entità del lucro che l’agente ha perseguito o conseguito, sia la gravità dell’evento dannoso o pericoloso causato dalla condotta criminale.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Come previsto dall’art. 616 c.p.p., quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione pecuniaria, a meno che non emergano specifiche ragioni di esonero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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