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Lieve entità spaccio: la decisione della Cassazione

La Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, confermando una condanna per detenzione di cocaina. La Corte ha stabilito che la fattispecie di lieve entità spaccio non era applicabile a causa della notevole quantità di droga (79 grammi, 240 dosi), del suo confezionamento in dosi pronte per la vendita e di altre circostanze indizianti. La decisione ribadisce che anche un solo indicatore negativo significativo è sufficiente per escludere l’ipotesi del reato minore.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve Entità Spaccio: La Cassazione e i Criteri per Escluderla

Quando un reato legato agli stupefacenti può essere considerato di ‘lieve entità’? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a fare chiarezza sui parametri da considerare, confermando un orientamento rigoroso. L’analisi del caso offre spunti fondamentali per comprendere perché la qualificazione di lieve entità spaccio non è una scorciatoia automatica, ma il risultato di una valutazione complessiva che tiene conto di quantità, modalità e circostanze. Questa pronuncia sottolinea come anche un solo elemento negativo possa essere decisivo per escludere l’applicazione della norma più favorevole.

I Fatti del Caso in Esame

Il caso origina da una condanna emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello nei confronti di un individuo per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’imputato era stato trovato in possesso di uno zaino contenente due buste, al cui interno vi erano complessivamente 69 involucri di cocaina, per un peso lordo totale di 79 grammi. La sostanza era già suddivisa in dosi, pronte per la cessione a terzi. Oltre alla droga, era stata rinvenuta anche una somma di denaro di cui l’imputato non aveva saputo giustificare la provenienza. Per questi fatti, era stato condannato alla pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione e 18.000 euro di multa.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

L’imputato, non rassegnandosi alla condanna, ha presentato ricorso per Cassazione, affidandosi a due motivi principali.

La Richiesta di Riconoscimento del Fatto di Lieve Entità

Il ricorrente lamentava la violazione dell’articolo 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990, sostenendo che la sua condotta dovesse essere inquadrata nella fattispecie di lieve entità spaccio. A suo dire, i giudici di merito non avrebbero valutato correttamente gli elementi a sua disposizione per concedere questa attenuante.

Violazione di Altre Norme e Vizio di Motivazione

In secondo luogo, il ricorso contestava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e dell’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), oltre a un generale vizio di motivazione della sentenza d’appello.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Lieve Entità Spaccio

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le doglianze una mera riproposizione di censure già esaminate e motivatamente respinte dalla Corte territoriale. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia.

La Corte ha evidenziato come la decisione dei giudici di merito fosse corretta e ben motivata. La sussistenza della fattispecie di lieve entità spaccio è stata esclusa sulla base di una valutazione complessiva e logica di diversi indici:
1. Il dato quantitativo: 79 grammi lordi di cocaina, da cui era possibile ricavare ben 240 dosi singole, sono stati considerati un quantitativo tutt’altro che trascurabile.
2. Il dato qualitativo: La sostanza in questione era cocaina, una ‘droga pesante’.
3. Le modalità della detenzione: Lo stupefacente era già suddiviso in dosi singole, a loro volta ripartite in due buste diverse. Questa modalità è stata interpretata come un chiaro segno di un’attività organizzata e non occasionale, incompatibile con la lieve entità.
4. Le circostanze del fatto: L’osservazione di uno scambio sospetto con un automobilista e il rinvenimento di denaro non giustificato sono stati ulteriori elementi che hanno rafforzato la tesi accusatoria.

La Cassazione ha ricordato il principio stabilito dalle Sezioni Unite (sent. n. 35737/2010), secondo cui la fattispecie di lieve entità è configurabile solo in ipotesi di minima offensività penale. Ove anche uno solo degli indici previsti dalla legge (quantità, qualità, mezzi, modalità, circostanze) risulti ‘negativamente assorbente’, ovvero particolarmente grave, ogni altra considerazione perde di rilevanza e l’ipotesi attenuata deve essere esclusa.

Le Conclusioni: Quando un Fatto di Spaccio Non è di Lieve Entità?

La decisione in commento conferma che per ottenere il riconoscimento della lieve entità spaccio, non basta appellarsi a un singolo elemento potenzialmente favorevole. I giudici sono tenuti a compiere una valutazione globale della condotta. In questo quadro, elementi come un quantitativo significativo di sostanza, e soprattutto una sua preparazione e suddivisione che denotano una certa ‘professionalità’ criminale, sono fattori che quasi certamente precludono l’accesso al trattamento sanzionatorio più mite. Il ricorso in Cassazione, inoltre, non può limitarsi a ripetere le argomentazioni già respinte, ma deve individuare specifici vizi logici o giuridici nella sentenza impugnata, pena la sua inammissibilità.

Quando un reato di spaccio può essere considerato di ‘lieve entità’?
Un reato di spaccio può essere considerato di ‘lieve entità’ solo in ipotesi di minima offensività penale della condotta. La valutazione si basa su un esame complessivo di tutti i parametri indicati dalla legge, quali la qualità e la quantità della sostanza, i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione.

La quantità della droga è l’unico elemento determinante per escludere la lieve entità?
No. Secondo la Suprema Corte, anche un solo indicatore negativo può essere sufficiente a escludere la lieve entità. Ad esempio, anche a fronte di un quantitativo non elevato, le modalità di detenzione (come la suddivisione in numerose dosi) o altre circostanze del fatto possono dimostrare un’offensività tale da rendere inapplicabile la norma più favorevole.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni principali. In primo luogo, perché si è risolto in una ‘pedissequa reiterazione’, ovvero una semplice ripetizione di motivi già presentati e respinti in appello, senza una critica specifica alla sentenza impugnata. In secondo luogo, perché i motivi erano manifestamente infondati, dato che gli elementi concreti del caso (quantità, confezionamento della droga e altre circostanze) escludevano chiaramente la possibilità di qualificare il fatto come di lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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