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Lieve entità rapina: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini del riconoscimento dell’attenuante della lieve entità rapina, non è sufficiente il solo danno patrimoniale esiguo. Con la sentenza n. 10038/2025, i giudici hanno rigettato il ricorso di un condannato per una rapina in un supermercato. Sebbene il valore della merce sottratta fosse minimo, l’uso di un’arma, anche se per poco tempo, è stato ritenuto un elemento di gravità tale da escludere la lieve entità complessiva del fatto. La Corte ha chiarito che l’attenuante del danno lieve (art. 62 n. 4 c.p.) e quella della lieve entità introdotta dalla Corte Costituzionale sono compatibili, ma la loro applicazione richiede una valutazione globale di tutti gli aspetti della condotta, senza automatismi.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve Entità Rapina: Non Basta il Danno Minimo se si Usa un’Arma

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10038 del 2025, torna a fare luce su un tema di grande attualità: la configurabilità della lieve entità rapina. A seguito di un’importante pronuncia della Corte Costituzionale (n. 86/2024), che ha introdotto una specifica circostanza attenuante per i fatti di rapina di minore gravità, ci si è chiesti quali siano i criteri concreti per la sua applicazione. La Cassazione chiarisce che il solo danno patrimoniale esiguo non è sufficiente, specialmente quando nella dinamica del reato entra in gioco l’uso di un’arma.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato in via definitiva per una rapina commessa in un supermercato. L’imputato aveva sottratto merce di valore irrisorio (tra i 10 e i 15 euro) e, una volta scoperto dal personale, per assicurarsi la fuga aveva estratto un coltello pieghevole, minacciando i dipendenti. Inizialmente, i giudici di merito gli avevano concesso l’attenuante comune del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), considerata prevalente sull’aggravante dell’uso dell’arma.

Successivamente, forte della nuova sentenza della Corte Costituzionale, il condannato si è rivolto al giudice dell’esecuzione chiedendo un’ulteriore riduzione della pena per la lieve entità rapina. L’istanza, tuttavia, è stata respinta, portando la questione fino in Cassazione.

La Questione Giuridica

Il nodo centrale del ricorso era stabilire se il riconoscimento dell’attenuante per il danno patrimoniale minimo comportasse, quasi automaticamente, anche l’applicazione della nuova e più specifica attenuante per la lieve entità rapina. Il ricorrente sosteneva che le due circostanze fossero compatibili e che, avendo già i giudici accertato il danno esiguo, si dovesse procedere a un ulteriore sconto di pena. La Cassazione, pur confermando la compatibilità tra le due attenuanti, ha seguito un ragionamento più complesso, respingendo il ricorso.

Le Motivazioni della Cassazione: Compatibilità non significa Automatismo

La Suprema Corte ha fornito un’interpretazione fondamentale per i futuri casi di lieve entità rapina. I giudici hanno affermato i seguenti principi:

1. Compatibilità tra attenuanti: L’attenuante comune del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) e la nuova attenuante speciale per la rapina di lieve entità sono tra loro compatibili. La prima si concentra esclusivamente sull’aspetto patrimoniale del reato, mentre la seconda richiede una valutazione complessiva dell’intera condotta.
2. Valutazione Globale del Fatto: Per concedere l’attenuante della lieve entità, il giudice non può limitarsi a considerare un singolo elemento, come il valore della refurtiva. È necessaria una valutazione olistica che tenga conto di tutti gli indici sintomatici della gravità del reato: la natura, la specie, i mezzi, le modalità dell’azione, e la particolare tenuità non solo del danno ma anche del pericolo creato.
3. Divieto di ‘Bis in Idem’ Favorevole: Il giudice non può valorizzare due volte lo stesso elemento a favore del reo. Se il danno esiguo è già stato considerato per concedere l’attenuante dell’art. 62 n. 4 c.p., per ottenere anche l’attenuante della lieve entità devono sussistere ulteriori profili di meritevolezza che non siano già stati apprezzati.

Nel caso specifico, il giudice dell’esecuzione ha correttamente operato questa valutazione complessiva. Ha riconosciuto che, sebbene il danno patrimoniale fosse minimo, la condotta era stata caratterizzata da un elemento di particolare gravità: l’uso di un’arma. La minaccia con un coltello, anche se per un tempo limitato e senza conseguenze fisiche, rappresenta una manifestazione di violenza che impedisce di qualificare l’intero episodio come di ‘lieve entità’. La risposta sanzionatoria già applicata, che bilanciava il danno lieve con l’uso dell’arma, è stata ritenuta congrua e non meritevole di ulteriore ridimensionamento.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza sulla Lieve Entità Rapina

La sentenza n. 10038/2025 della Cassazione consolida un importante principio: l’applicazione dell’attenuante per la lieve entità rapina non è un automatismo derivante dal basso valore del bottino. Ogni caso richiede un’analisi approfondita di tutte le circostanze concrete. La presenza di violenza alla persona, e in particolare l’uso di armi, costituisce un ostacolo significativo al riconoscimento della minore gravità del fatto, anche a fronte di un pregiudizio economico irrisorio. Questa decisione serve da guida per i giudici, che sono chiamati a bilanciare con attenzione tutti gli elementi del reato per garantire una pena proporzionata all’effettiva offensività della condotta.

La nuova attenuante della lieve entità per la rapina è compatibile con quella del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.)?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che le due circostanze attenuanti sono compatibili e possono coesistere, in quanto si basano su presupposti diversi: la prima su una valutazione complessiva del fatto, la seconda sul solo aspetto patrimoniale.

Se una rapina ha causato un danno economico minimo, si ha automaticamente diritto alla riduzione di pena per ‘lieve entità’?
No, non è un automatismo. Il giudice deve compiere una valutazione globale dell’intera condotta. Fattori di particolare gravità, come l’uso di un’arma, possono impedire che il reato nel suo complesso venga considerato di lieve entità, anche se il valore dei beni sottratti è molto basso.

Può il giudice dell’esecuzione applicare la nuova attenuante della lieve entità a una sentenza già passata in giudicato?
Sì, il condannato può chiedere al giudice dell’esecuzione di applicare la nuova circostanza attenuante, introdotta da una sentenza della Corte Costituzionale, a una condanna già definitiva, a condizione che il rapporto giuridico non sia ‘esaurito’ (ad esempio, la pena non sia stata ancora interamente scontata).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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