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Lieve entità: quando non si applica l’attenuante

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità. La Corte ha stabilito che, anche in assenza di analisi tossicologiche precise, il possesso di un quantitativo non irrisorio di droga (oltre 12 grammi di cocaina) e di strumenti per lo spaccio esclude l’applicabilità dell’attenuante del lucro di speciale tenuità.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve Entità e Attenuante del Lucro Tenuo: La Cassazione Chiarisce

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 35371/2025, torna a delineare i confini applicativi dell’attenuante del lucro di speciale tenuità nel contesto dello spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare per la fattispecie di lieve entità. La decisione sottolinea come la valutazione del giudice non debba limitarsi alla sola analisi chimica della sostanza, ma debba estendersi a un esame complessivo della condotta dell’imputato.

I Fatti del Caso e il Ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un soggetto condannato in appello per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, qualificato come fatto di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. L’imputato ha presentato ricorso per cassazione lamentando un vizio di motivazione. In particolare, contestava il mancato riconoscimento dell’attenuante comune prevista dall’art. 62 n. 4 del codice penale, relativa al conseguimento di un lucro di speciale tenuità.

Il ricorrente basava la sua difesa su un punto specifico: l’assenza di analisi tossicologiche sulla sostanza sequestrata (oltre 12 grammi di cocaina). A suo dire, senza una perizia che stabilisse il numero esatto di dosi ricavabili, non era possibile affermare con certezza la non tenuità del potenziale guadagno.

La questione della compatibilità tra lieve entità e attenuante del lucro

La vicenda processuale era già complessa, essendo giunta in Cassazione a seguito di un precedente rinvio. Il riesame era stato necessario alla luce di una pronuncia delle Sezioni Unite che aveva affermato la generale compatibilità tra l’attenuante del lucro di speciale tenuità e la fattispecie autonoma dello spaccio di lieve entità. Tuttavia, compatibilità non significa applicazione automatica. La Corte era quindi chiamata a verificare se, nel caso concreto, i giudici di merito avessero correttamente escluso tale attenuante.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, respingendo le argomentazioni della difesa. Secondo gli Ermellini, per applicare l’attenuante del lucro di speciale tenuità in materia di stupefacenti non è sufficiente che il fatto sia qualificato come di lieve entità. È necessario, invece, che l’intera condotta del reo denoti una finalità di lucro puramente marginale e che ogni singolo episodio di cessione comporti un danno o un pericolo di minima offensività.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il ragionamento della Corte d’Appello fosse logico e coerente. I giudici di merito avevano correttamente valorizzato diversi elementi:

1. Il Quantitativo: Anche in assenza di analisi specifiche, un quantitativo di oltre 12 grammi di cocaina è stato giudicato di per sé non “irrisorio” e quindi capace di generare un profitto non trascurabile.
2. L’Insidiosità della Condotta: La Corte ha considerato il comportamento complessivo dell’imputato, che non appariva come un’attività occasionale o marginale. Il possesso di due bilancini di precisione e la disponibilità di somme di denaro non esigue sono stati interpretati come chiari indici di una dedizione allo smercio dello stupefacente sul mercato.

In sostanza, la Corte ha ribadito che la valutazione sulla tenuità del lucro deve basarsi su un giudizio globale che tenga conto di tutti gli indicatori disponibili, non solo del dato ponderale o del numero di dosi ricavabili.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: la qualificazione di un fatto come di lieve entità non comporta automaticamente il riconoscimento dell’attenuante del lucro di speciale tenuità. Il giudice deve compiere una valutazione più ampia, analizzando la professionalità della condotta, gli strumenti utilizzati e il contesto generale in cui si inserisce l’attività di spaccio. La decisione finale di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, rafforza questo approccio rigoroso, volto a distinguere le attività di spaccio realmente marginali da quelle che, pur rientrando nella fascia della lieve entità, rivelano una maggiore pericolosità sociale e una finalità di lucro non trascurabile.

È possibile ottenere l’attenuante del lucro di speciale tenuità per lo spaccio di lieve entità?
Sì, in linea di principio è possibile, come stabilito da precedenti sentenze delle Sezioni Unite. Tuttavia, non è un’applicazione automatica. La Corte deve valutare se la condotta complessiva dell’imputato denoti una finalità di lucro marginale e un evento dannoso o pericoloso di minima entità.

L’assenza di un’analisi tossicologica sulla droga impedisce al giudice di valutare la gravità del fatto?
No. Secondo la Corte, anche senza un’analisi che determini il numero esatto di dosi, il giudice può ritenere che un quantitativo di per sé non irrisorio (nel caso di specie, oltre 12 grammi di cocaina) sia sufficiente a escludere la speciale tenuità del lucro.

Quali elementi, oltre alla quantità di droga, considera la Corte per escludere l’attenuante del lucro di speciale tenuità?
La Corte considera l’insidiosità della condotta nel suo complesso. Nel caso esaminato, sono stati determinanti il possesso di due bilancini di precisione e la disponibilità di somme di denaro non esigue, elementi che indicavano un’attività di spaccio strutturata e non meramente occasionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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