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Lieve entità: quando lo spaccio non è lieve

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di sostanze stupefacenti, che chiedeva la riqualificazione del reato in fatto di lieve entità. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando che la reiterazione delle condotte, la varietà delle droghe trattate, l’ampia clientela e la capacità organizzativa sono elementi che escludono la configurabilità dell’ipotesi attenuata del reato.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Droga e Lieve Entità: La Cassazione Fa Chiarezza

Nel complesso panorama del diritto penale in materia di stupefacenti, la distinzione tra lo spaccio ‘ordinario’ e il fatto di lieve entità rappresenta un punto cruciale, con enormi differenze sul piano sanzionatorio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione, chiarendo quali elementi ostacolano il riconoscimento di questa ipotesi attenuata. L’analisi del caso dimostra come la continuità e l’organizzazione dell’attività di spaccio, anche in assenza di quantitativi ingenti, siano decisive per escludere la lieve entità.

I Fatti del Caso: Più di un Episodio Occasionale

Il caso esaminato trae origine dalla condanna di un soggetto per aver detenuto e ceduto a terzi diverse tipologie di sostanze stupefacenti, tra cui cocaina, hashish e marijuana. L’attività illecita veniva condotta prevalentemente all’interno di una sala giochi, utilizzata come base logistica per preparare e vendere le dosi. La Corte d’Appello, pur escludendo un’aggravante, aveva confermato la responsabilità penale, rideterminando la pena in due anni, undici mesi e dieci giorni di reclusione, oltre a una multa di 13.000,00 euro.

Il Ricorso in Cassazione: La Tesi della Lieve Entità

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, affidandosi a un unico motivo: l’errata applicazione della legge penale per il mancato riconoscimento dell’ipotesi di lieve entità prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero considerato adeguatamente alcuni fattori: le concrete capacità dell’azione, i rapporti limitati con il mercato di riferimento, l’entità della droga movimentata in un certo lasso di tempo e il numero di assuntori riforniti. Si sosteneva, inoltre, che lo spaccio fosse stato occasionale e limitato, a differenza di quello degli altri coimputati.

La Decisione della Corte: Niente Sconto per lo Spaccio Reiterato e la lieve entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici supremi hanno ritenuto che le censure sollevate dal ricorrente non rappresentassero una violazione di legge, ma tentassero di ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte ha condiviso e confermato la valutazione della Corte d’Appello, che aveva correttamente escluso la possibilità di qualificare il fatto come di lieve entità.

Le Motivazioni: Perché lo Spaccio non è di Lieve Entità

La decisione si fonda su una serie di elementi concreti, considerati incompatibili con la nozione di ‘lieve entità’. La Corte ha evidenziato che:

1. Reiterazione e Continuità: L’attività non era episodica. Le condotte di spaccio erano reiterate, numerose e realizzate in un arco temporale ristretto.
2. Varietà delle Sostanze: Il traffico riguardava diverse tipologie di droghe (cocaina, hashish, marijuana), denotando una certa versatilità e capacità di soddisfare diverse richieste del mercato.
3. Clientela Affezionata: L’imputato poteva contare su una clientela varia e fidelizzata, che si recava regolarmente presso la sala giochi per acquistare la sostanza.
4. Capacità Organizzativa: L’attività era ben organizzata. L’imputato disponeva di canali di approvvigionamento stabili e riusciva a far fronte costantemente alle richieste degli acquirenti, operando sia di giorno che di notte.

Questi fattori, nel loro insieme, delineano un quadro di radicamento sul territorio e di professionalità nell’attività illecita che va ben oltre la marginalità richiesta per l’applicazione dell’attenuante della lieve entità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per ottenere il riconoscimento della lieve entità, non è sufficiente che le singole cessioni riguardino quantitativi modesti di droga. È necessario che l’intera condotta del soggetto sia complessivamente marginale. Un’attività di spaccio continuativa, organizzata, rivolta a una clientela stabile e riguardante diverse sostanze, non può essere considerata di lieve entità, poiché esprime una significativa capacità a delinquere e un inserimento non occasionale nel mercato degli stupefacenti. La decisione serve da monito, chiarendo che la valutazione del giudice deve essere globale e non limitata ai singoli episodi.

Perché il reato di spaccio non è stato considerato di lieve entità?
La lieve entità è stata esclusa perché l’attività dell’imputato non era né occasionale né marginale. Al contrario, era caratterizzata da condotte reiterate nel tempo, spaccio di diverse tipologie di droghe, una clientela stabile e un’organizzazione capace di soddisfare le richieste a qualsiasi ora, tutti indici di un’attività strutturata e non di minima offensività.

Quali elementi un giudice considera per escludere la lieve entità?
Un giudice valuta l’insieme delle circostanze del caso. Come emerge dalla sentenza, sono determinanti la ripetizione delle condotte di spaccio, la varietà delle sostanze stupefacenti trattate, l’esistenza di una clientela ampia e consolidata, e la capacità organizzativa del soggetto, come la disponibilità di canali di approvvigionamento costanti.

Una piccola quantità di droga venduta è sufficiente per ottenere il riconoscimento della lieve entità?
No, non è sufficiente. L’ordinanza chiarisce che, sebbene la quantità sia un parametro importante, non è l’unico. Un’attività di spaccio organizzata e continua, anche se composta da singole cessioni di modesta quantità, dimostra una professionalità e un inserimento nel mercato illecito che sono incompatibili con la qualificazione del fatto come di lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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