LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Lieve entità: quando la quantità di droga non basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per spaccio di stupefacenti, confermando che la qualificazione del reato come fatto di lieve entità non può basarsi solo sulla quantità della sostanza. La decisione sottolinea la necessità di una valutazione complessiva che includa altri elementi indicativi dell’attività di spaccio, come il possesso di denaro in piccolo taglio, bilancini di precisione e sostanze da taglio, che nel caso di specie erano stati correttamente considerati dai giudici di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spaccio di Lieve Entità: La Quantità da Sola Non Basta

Nel diritto penale in materia di stupefacenti, la distinzione tra lo spaccio ‘comune’ e quello di lieve entità è fondamentale, data la notevole differenza di pena. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: per valutare la gravità del fatto, il giudice non può fermarsi al solo dato quantitativo della droga, ma deve analizzare l’intero contesto. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Condanna per Spaccio e il Ricorso

Il caso nasce dalla condanna di una persona per il reato previsto dall’art. 73, comma 1, del Testo Unico Stupefacenti (d.p.r. 309/1990). Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano confermato la colpevolezza dell’imputata. La difesa, però, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo un unico motivo: la mancata riqualificazione del fatto nell’ipotesi più lieve, quella di lieve entità prevista dal comma 5 dello stesso articolo. Secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero errato nel non concedere questa attenuante.

La Questione Giuridica e l’Importanza della valutazione per la lieve entità

Il cuore della questione giuridica risiede nei criteri che il giudice deve utilizzare per stabilire se un episodio di spaccio possa essere considerato di lieve entità. L’art. 73, comma 5, prevede pene molto più basse per chi commette un fatto di lieve entità, tenendo conto dei mezzi, della modalità, delle circostanze dell’azione, nonché della qualità e quantità delle sostanze.

Il ricorso lamentava che la Corte d’Appello si fosse basata unicamente sul considerevole quantitativo di droga (equivalente a 230 dosi di cocaina) per escludere la fattispecie attenuata, senza una valutazione più ampia.

Le Motivazioni della Cassazione: Un’Analisi Complessiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici supremi hanno chiarito che, in presenza di una ‘doppia conforme’ (cioè due sentenze di merito che giungono alla stessa conclusione), le motivazioni si integrano a vicenda, formando un unico blocco argomentativo.

La Corte ha ricordato il principio, stabilito dalle Sezioni Unite, secondo cui la valutazione della lieve entità deve essere complessiva e deve tenere conto di tutti gli indici sintomatici previsti dalla norma. Se è vero che la Corte d’Appello aveva dato risalto al dato quantitativo, la sentenza di primo grado (le cui motivazioni si fondono con quelle d’appello) aveva considerato anche altri elementi, emersi durante la perquisizione domiciliare, altamente significativi:

* Il rinvenimento di 6.000 euro in banconote di piccolo taglio, tipico provento di un’attività di spaccio continuativa.
* La presenza di bilancini di precisione intrisi della stessa sostanza stupefacente.
* Il ritrovamento di una carta prepagata sulla quale era presente droga.
* La disponibilità di bicarbonato, comunemente usato come sostanza da taglio.

Questi elementi, nel loro insieme, disegnavano un quadro ben diverso da un episodio occasionale, indicando un’attività di spaccio strutturata e non marginale, incompatibile con la nozione di lieve entità.

Le Conclusioni: Criteri Rigorosi per la Lieve Entità

L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato: la concessione dell’ipotesi di lieve entità non è automatica e richiede un’attenta ponderazione di ogni aspetto della condotta. Il solo quantitativo, sebbene importante, non è l’unico metro di giudizio. Elementi come la professionalità, l’organizzazione, il possesso di strumenti per il confezionamento e il taglio, e l’ingente somma di denaro contante sono tutti indicatori che, se presenti, possono legittimamente portare il giudice a escludere la fattispecie più lieve, anche a fronte di una quantità di droga non astronomica. La decisione finale è quindi una condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende, a riprova della manifesta infondatezza del ricorso.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché i giudici di merito avevano correttamente applicato il principio di diritto che impone una valutazione complessiva di tutti gli elementi per escludere la lieve entità, non basandosi solo sulla quantità di droga.

Quali elementi, oltre alla quantità di droga, sono stati decisivi per escludere la lieve entità?
Sono stati decisivi il rinvenimento di 6.000 euro in banconote di piccolo taglio, bilancini di precisione con tracce di stupefacente, una carta Postamat con la stessa sostanza e una confezione di bicarbonato, tutti elementi che indicavano un’attività di spaccio strutturata.

Una grande quantità di sostanza stupefacente è sufficiente da sola a escludere l’ipotesi di lieve entità?
No, secondo la giurisprudenza citata, l’accertamento della lieve entità richiede una valutazione complessiva di tutti gli indici sintomatici. Sebbene il quantitativo sia un elemento molto rilevante, non è l’unico né sempre decisivo se isolatamente considerato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati