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Lieve entità: quando è esclusa per droga?

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, confermando che l’ingente quantitativo di stupefacente (3.600 dosi) e il materiale per il confezionamento escludono la destinazione a uso personale e l’ipotesi di lieve entità. La Corte ha ritenuto logica e congrua la motivazione dei giudici di merito, che avevano valutato tutti gli elementi fattuali del caso.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve Entità e Traffico di Droga: Quando la Quantità Conta

Nel contesto dei reati legati agli stupefacenti, la distinzione tra spaccio e detenzione di lieve entità è cruciale, poiché determina un trattamento sanzionatorio notevolmente diverso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con chiarezza i criteri per escludere questa ipotesi meno grave, sottolineando come la valutazione non possa prescindere da un’analisi complessiva degli elementi fattuali. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. La condanna si basava sul ritrovamento, durante una perquisizione domiciliare, di un ingente quantitativo di droga, insieme a materiale per il confezionamento in singole dosi (bilancino e cellophane). Inoltre, le forze dell’ordine avevano osservato movimenti sospetti da parte dell’imputato, che lo avevano visto uscire dalla propria abitazione con un carico ritenuto incompatibile con il cosiddetto ‘piccolo spaccio’. Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso

La difesa dell’imputato si fondava su tre motivi principali:
1. Mancanza di prova sulla destinazione a terzi: si contestava che non vi fosse prova certa che la sostanza fosse destinata alla vendita e non all’uso personale.
2. Errata qualificazione giuridica: si lamentava il mancato riconoscimento dell’ipotesi di lieve entità prevista dal comma 5 dell’art. 73 del d.P.R. 309/90.
3. Errata applicazione della pena: si censurava la conferma della recidiva e il trattamento sanzionatorio applicato, ritenuto eccessivo.

La Valutazione della Corte e l’esclusione della lieve entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che i motivi proposti non fossero altro che la riproposizione di censure già esaminate e correttamente respinte dai giudici di merito. La Suprema Corte ha confermato la logicità e la coerenza delle motivazioni delle sentenze precedenti, le quali avevano escluso in modo convincente sia l’uso personale sia l’ipotesi di lieve entità.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella valutazione complessiva degli indizi. I giudici hanno sottolineato che, per escludere la configurabilità dell’ipotesi di lieve entità, è necessario considerare tutti gli elementi del caso: i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione. Nel caso specifico, i fattori determinanti sono stati:
* L’ingente quantitativo: la sostanza sequestrata era sufficiente a confezionare 3.600 dosi medie singole. Un numero così elevato è stato considerato incompatibile con un’attività di spaccio marginale.
* La destinazione al mercato: la presenza di strumenti come bilancino e cellophane, unita alla grande quantità di droga, dimostrava in modo inequivocabile l’intenzione di frazionare la sostanza per immetterla sul mercato.
* Le modalità dell’azione: le osservazioni dei militari, che avevano visto l’imputato con un carico anomalo, hanno ulteriormente rafforzato il quadro accusatorio, escludendo la fattispecie del ‘piccolo spaccio’.
La Corte ha quindi concluso che la motivazione dei giudici di merito era sufficiente, logica e basata su un corretto uso dei principi giurisprudenziali. Anche la censura relativa alla pena e alla recidiva è stata respinta, in quanto sorretta da una motivazione adeguata.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: la qualificazione di un fatto come reato di lieve entità non è automatica, ma deriva da una valutazione globale che tiene conto di indici oggettivi e soggettivi. L’ingente quantitativo di stupefacente, sebbene non sia l’unico elemento, assume un peso preponderante quando, unito ad altri fattori come la disponibilità di materiale per il confezionamento, delinea un quadro di attività di spaccio strutturata e non occasionale. La decisione serve da monito sul fatto che i ricorsi in Cassazione non possono limitarsi a una generica contestazione, ma devono individuare vizi logici o giuridici specifici nella sentenza impugnata.

Quando la detenzione di droga non può essere considerata di lieve entità?
Secondo la Corte, l’ipotesi di lieve entità è esclusa quando l’analisi complessiva degli elementi fattuali, come l’ingente quantitativo di sostanza (nel caso specifico, 3.600 dosi), la presenza di materiale per il confezionamento e le modalità dell’azione, indicano una destinazione al mercato incompatibile con un’attività di spaccio marginale.

Quali elementi sono stati decisivi per escludere l’uso esclusivamente personale dello stupefacente?
Gli elementi decisivi sono stati la grande quantità di droga rinvenuta, la presenza di strumenti per il frazionamento in dosi (bilancino e cellophane) e i movimenti sospetti dell’imputato osservati dalle forze dell’ordine, che nel loro insieme hanno dimostrato una chiara finalità di spaccio.

Perché il ricorso presentato alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché riproponeva le stesse argomentazioni già adeguatamente esaminate e respinte dai giudici dei precedenti gradi di giudizio, senza sollevare una critica specifica e puntuale contro le motivazioni della sentenza impugnata, limitandosi a una generica contestazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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