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Lieve entità: quando è esclusa dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con ordinanza 23281/2025, dichiara inammissibile un ricorso, confermando la decisione di non applicare l’attenuante della lieve entità. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice deve considerare tutti gli aspetti del reato, inclusi il valore del bene e l’intensità della violenza, che in questo caso sono stati ritenuti ostativi al riconoscimento del beneficio.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve entità: quando il valore del bene e la violenza la escludono

L’applicazione della circostanza attenuante della lieve entità rappresenta un tema cruciale nel diritto penale, poiché consente una mitigazione della pena in base alla minore gravità del fatto commesso. Tuttavia, la sua concessione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva del giudice. Con la recente ordinanza n. 23281/2025, la Corte di Cassazione ha ribadito importanti principi, chiarendo come elementi quali il valore del bene e l’intensità della violenza possano giustificare l’esclusione di tale beneficio, anche alla luce di recenti interventi della Corte Costituzionale.

Il Caso in Esame

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Venezia. Il ricorrente contestava la mancata applicazione della diminuente della lieve entità, sostenendo che la decisione dei giudici di merito fosse in contrasto con i principi stabiliti dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 86 del 2024. Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente ponderato tutti gli elementi per valutare la minore offensività del fatto.

La Decisione della Cassazione e l’interpretazione della lieve entità

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici supremi hanno chiarito che, sebbene la pronuncia della Corte Costituzionale abbia delineato i criteri per il riconoscimento dell’attenuante, la valutazione finale spetta sempre al giudice di merito, il quale deve basarsi su argomentazioni logiche e congrue.

Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato che il giudice d’appello aveva correttamente escluso la lieve entità motivando la sua decisione in modo adeguato e non illogico. Questa decisione si fondava su due elementi chiave: il valore del bene oggetto del reato e l’intensità della violenza esercitata durante l’azione criminosa.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione si concentrano sul corretto esercizio del potere discrezionale del giudice di merito. La Corte ha ribadito che, ai fini del riconoscimento della lieve entità, è necessario considerare «la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell’azione, ovvero per la particolare tenuità del danno o del pericolo».

I giudici di legittimità hanno evidenziato che la Corte d’Appello aveva compiuto proprio questa valutazione complessiva. La decisione impugnata aveva infatti ritenuto che l’entità del danno (legato al valore del bene) e la modalità dell’azione (caratterizzata da una specifica intensità di violenza) fossero elementi sufficienti a negare la minore gravità del fatto. La Cassazione, quindi, non ha ravvisato alcuna violazione di legge, ma ha confermato la validità del ragionamento seguito nel giudizio di secondo grado, ritenendolo immune da vizi logici.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: il riconoscimento dell’attenuante della lieve entità non può basarsi su un singolo aspetto del reato, ma richiede un’analisi olistica. La decisione della Corte Costituzionale ha rafforzato questo principio, ma non ha introdotto automatismi. Valore del bene e violenza impiegata rimangono fattori determinanti che, se di una certa consistenza, possono legittimamente portare il giudice a escludere il beneficio, anche a fronte di altri elementi potenzialmente favorevoli all’imputato. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando può essere esclusa la circostanza attenuante della lieve entità?
Può essere esclusa quando il giudice, valutando complessivamente l’azione criminosa, ritiene che elementi come il valore del bene e l’intensità della violenza esercitata siano tali da superare la soglia della minore gravità, come stabilito in questo caso dalla Corte di Cassazione.

Una recente sentenza della Corte Costituzionale ha reso automatica l’applicazione della lieve entità?
No. La sentenza della Corte Costituzionale (n. 86/2024) ha ribadito i criteri che il giudice deve considerare (natura, specie, mezzi, modalità dell’azione, tenuità del danno o del pericolo), ma non ha reso automatica l’applicazione dell’attenuante. La valutazione discrezionale e motivata del giudice rimane centrale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta che la Corte non esamina il merito della questione. Il provvedimento impugnato diventa definitivo e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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