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Lieve entità: non implica la non punibilità del reato

Un soggetto condannato per porto di oggetti atti a offendere con l’attenuante della lieve entità, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che il fatto dovesse essere considerato non punibile per particolare tenuità. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo la netta distinzione tra i due istituti: la lieve entità attenua la pena ma non esclude la rilevanza penale del fatto, a differenza della causa di non punibilità, che si applica solo in casi di offensività minima.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve Entità del Fatto: Quando un Reato Meno Grave Resta Comunque Punibile?

La distinzione tra un fatto di lieve entità e uno non punibile per la sua ‘particolare tenuità’ è una questione cruciale nel diritto penale, spesso fonte di dibattito nelle aule di giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante occasione per ribadire i confini tra questi due concetti, apparentemente simili ma con conseguenze giuridiche radicalmente diverse. Il caso analizzato riguarda una condanna per porto di oggetti atti a offendere, dove la difesa ha tentato di equiparare la concessione di un’attenuante alla totale esclusione della punibilità. Vediamo come la Suprema Corte ha risolto la questione.

Il Fatto: la Condanna in Primo Grado

Il Tribunale di Catanzaro aveva condannato un individuo alla pena di 700 euro di ammenda per il reato previsto dall’art. 4 della legge n. 110 del 1975, ovvero il porto ingiustificato di oggetti atti a offendere. Nel determinare la pena, il giudice di primo grado aveva riconosciuto la sussistenza della circostanza attenuante speciale della lieve entità del fatto, prevista dal comma 3 della stessa norma.

Nonostante questo riconoscimento, la difesa dell’imputato ha deciso di impugnare la sentenza, presentando un ricorso in Cassazione basato su quattro distinti motivi.

I Motivi del Ricorso: una Strategia a 360 Gradi

La difesa ha articolato il ricorso cercando di smontare la condanna sotto diversi profili:

1. Vizio di motivazione: Si contestava la sussistenza dell’elemento psicologico del reato, ritenendo che il Tribunale l’avesse data per scontata.
2. Violazione dell’art. 131-bis c.p.: Questo era il punto centrale. Secondo il ricorrente, se il fatto era stato giudicato di lieve entità, avrebbe dovuto essere considerato anche non punibile per ‘particolare tenuità’, con conseguente proscioglimento.
3. Mancata concessione di altri benefici: Si lamentava il diniego delle attenuanti generiche e della sospensione condizionale della pena, nonostante la riconosciuta tenuità del fatto e i precedenti penali risalenti nel tempo.
4. Prescrizione del reato: Infine, si eccepiva l’intervenuta prescrizione del reato al momento della sentenza.

La Chiave di Volta: la Lieve Entità non è Particolare Tenuità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, rigettando tutte le doglianze. La parte più significativa della decisione riguarda la netta distinzione tra l’attenuante della lieve entità e la causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che i due istituti operano su piani diversi e non sono sovrapponibili. La causa di non punibilità dell’art. 131-bis c.p. si colloca in un’area molto ristretta, compresa tra la totale inoffensività di una condotta (che non costituisce reato) e un fatto che, pur attenuato, mantiene una sua rilevanza penale. La lieve entità, invece, pur riconoscendo una minore gravità del fatto, non ne annulla l’offensività. Semplicemente, ne tiene conto per ridurre la pena. Di conseguenza, è logicamente possibile che un fatto sia qualificato di lieve entità (meritando una pena più bassa) ma non abbastanza tenue da essere considerato penalmente irrilevante e quindi non punibile.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Corte ha osservato che:

* La valutazione sull’elemento psicologico era stata adeguatamente motivata dal Tribunale sulla base di elementi concreti (mancata giustificazione immediata, inverosimiglianza della spiegazione successiva).
* Il diniego delle attenuanti generiche e della sospensione condizionale della pena non è in contraddizione con il riconoscimento della lieve entità. Le prime si basano sulla personalità complessiva del reo, mentre la seconda richiede una prognosi favorevole sulla sua futura condotta, elementi distinti dalla gravità oggettiva del singolo fatto.
* L’eccezione di prescrizione era infondata, poiché basata su un’errata indicazione della data di commissione del reato, mai contestata nel giudizio di merito.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: un’attenuante non cancella il reato, ma ne mitiga solo la sanzione. La non punibilità per particolare tenuità del fatto è un istituto eccezionale, riservato a condotte che si collocano al gradino più basso della scala di gravità penale. La decisione della Cassazione serve da monito: confondere la lieve entità con la non punibilità è un errore giuridico che non trova accoglimento, poiché si tratta di concetti distinti con finalità e presupposti applicativi differenti. Il legislatore ha previsto due strumenti diversi, e la giurisprudenza ne conferma la non fungibilità.

Il riconoscimento della lieve entità di un reato comporta automaticamente la sua non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che si tratta di due concetti non sovrapponibili. La lieve entità è una circostanza attenuante che riduce la pena ma non elimina la rilevanza penale del fatto, mentre la particolare tenuità del fatto è una causa di non punibilità che si applica solo ai fatti di minima offensività.

È possibile negare le attenuanti generiche anche quando è stata concessa l’attenuante speciale della lieve entità del fatto?
Sì. La Corte ha affermato che non vi è contraddizione, poiché l’attenuante speciale della lieve entità si basa su elementi oggettivi del reato (es. qualità e quantità delle armi), mentre le attenuanti generiche sono affidate al potere discrezionale del giudice per adeguare la pena alla personalità del reo e all’entità concreta del fatto.

La concessione dell’attenuante per lieve entità del fatto obbliga il giudice a concedere la sospensione condizionale della pena?
No. Non sussiste alcuna incompatibilità tra la concessione dell’attenuante e il diniego della sospensione condizionale. La sospensione della pena dipende da una prognosi favorevole sulla futura condotta dell’imputato, che può essere esclusa sulla base dei suoi precedenti penali, indipendentemente dalla minore gravità del singolo reato commesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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