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Lieve entità nello spaccio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di cocaina, che chiedeva la riqualificazione del reato nella fattispecie di ‘lieve entità’. La Corte ha ribadito che tale qualifica non può derivare solo dalla quantità di droga, ma richiede una valutazione complessiva di tutti gli elementi, come la durata, la professionalità e la sistematicità dell’attività. Nel caso specifico, l’incessante commercio e l’organizzazione, seppur rudimentale, sono stati considerati ostativi al riconoscimento della lieve entità.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve Entità nello Spaccio: Oltre il Peso della Droga

La qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità rappresenta uno snodo cruciale nel diritto penale degli stupefacenti, capace di modificare radicalmente l’entità della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui criteri da adottare per tale valutazione, sottolineando come non ci si possa fermare a un singolo elemento, ma sia necessaria una visione d’insieme. Il caso analizzato riguarda un soggetto condannato per un’attività di spaccio di cocaina protrattasi per diversi mesi.

I Fatti: Un’Attività di Spaccio Sistematica e Professionale

Il ricorrente era stato condannato in primo e secondo grado per detenzione e cessione di plurime dosi di cocaina, in un arco temporale compreso tra l’estate del 2014 e il gennaio 2015. La Corte d’Appello aveva rideterminato la pena in 7 anni e 2 mesi di reclusione e 31.000 euro di multa.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando la mancata riqualificazione del reato nella fattispecie attenuata del fatto di lieve entità, prevista dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. Secondo la difesa, le condotte contestate avrebbero dovuto essere inquadrate in una cornice di minore gravità.

La Decisione della Corte di Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente escluso la possibilità di applicare l’ipotesi della lieve entità, basando la sua decisione su un’analisi logica e completa di tutti gli elementi emersi durante il processo.

Inoltre, la Corte ha rilevato un ‘difetto di devoluzione’, in quanto il ricorrente aveva introdotto per la prima volta in Cassazione censure relative alla sua identificazione e responsabilità, questioni che non erano state sollevate nell’atto di appello, il quale si concentrava unicamente sulla qualificazione giuridica e sul trattamento sanzionatorio.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nel metodo di valutazione della lieve entità. La Corte ha richiamato i principi stabiliti dalle Sezioni Unite, secondo cui nessun elemento indicato dalla norma può avere, a priori, un significato negativo assoluto e ostativo al riconoscimento di tale fattispecie.

L’Approccio Olistico per la Lieve Entità

La valutazione deve essere complessiva e concreta. Non basta guardare al singolo ‘dato ponderale’ (la quantità di droga), a meno che non sia di per sé talmente ingente da assumere un valore preponderante. Bisogna invece considerare tutti gli indici previsti dalla legge:

* Mezzi, modalità e circostanze dell’azione: come veniva svolta l’attività di spaccio.
* Quantità e qualità delle sostanze: il tipo e il peso dello stupefacente.
* Portata complessiva dell’attività: la circolazione di merce e denaro e i guadagni generati.

La fattispecie di lieve entità è configurabile per il cosiddetto ‘piccolo spaccio’, caratterizzato da una ridotta portata dell’attività e guadagni limitati, con una provvista per la vendita che non superi le ‘decine’ di dosi.

Gli Indici di Gravità nel Caso Concreto

Nel caso esaminato, la Corte d’Appello aveva evidenziato elementi incompatibili con la lieve entità:

1. L’incessante commercio di cocaina: emerso dalle numerose conversazioni intercettate.
2. La lunga durata dell’attività illecita: protrattasi per svariati mesi.
3. La professionalità dimostrata: l’imputato riceveva ordini telefonici dai clienti in modo organizzato.
4. Il possesso di numerose dosi e di denaro contante.

Questi fattori, nel loro insieme, delineavano un’attività organizzata (seppur in modo rudimentale), connotata da gravità e sistematicità, e non un episodio occasionale. La Corte di merito ha quindi svolto una corretta e analitica valutazione di tutti i parametri, escludendo motivatamente l’ipotesi di minima offensività.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale: la qualificazione di un fatto come di lieve entità non è un automatismo legato alla quantità di droga sequestrata, ma il risultato di un giudizio ponderato che tiene conto della reale offensività della condotta criminale. Per la difesa, ciò significa che non è sufficiente contestare un singolo aspetto, ma è necessario confrontarsi con l’intero apparato argomentativo della sentenza impugnata, dimostrando perché, nonostante alcuni indici negativi, il fatto nel suo complesso presenti una gravità contenuta. Per l’accusa, conferma che la prova di una attività strutturata, professionale e continuativa è la via maestra per escludere l’applicazione di una norma che il legislatore ha pensato per fenomeni di criminalità marginale.

Quando un reato di spaccio può essere considerato di ‘lieve entità’?
Un reato di spaccio viene considerato di ‘lieve entità’ non sulla base di un singolo criterio, ma attraverso una valutazione complessiva di tutti gli indici previsti dalla legge: i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, nonché la quantità e la qualità della sostanza. Deve emergere una complessiva minore portata dell’attività e una minima offensività della condotta.

La quantità di droga è l’unico fattore decisivo per escludere la lieve entità?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il dato quantitativo è solo uno degli elementi di valutazione. Assume un valore preponderante e ostativo solo quando è eccezionalmente significativo. In altri casi, deve essere valutato insieme a tutti gli altri fattori, come la sistematicità e la professionalità dell’attività di spaccio, che possono escludere la lieve entità anche in presenza di quantitativi non enormi.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché la Corte di merito aveva fornito una motivazione logica e completa per escludere la lieve entità, basata sull’incessante commercio, la lunga durata dell’attività e la professionalità dimostrata. Il ricorrente, invece, ha formulato censure generiche senza confrontarsi specificamente con l’ampio quadro probatorio che delineava un’attività di spaccio organizzata e non occasionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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