LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Lieve entità fatto: la purezza della droga è decisiva

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7640/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La richiesta di qualificare il reato come ‘lieve entità del fatto’ è stata respinta, poiché l’elevata purezza della cocaina (105 grammi con purezza dell’85,18%), da cui si potevano ricavare oltre 560 dosi, è un elemento decisivo che esclude la minore gravità della condotta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve entità del fatto: non solo la quantità, ma la purezza della droga determina la gravità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati legati agli stupefacenti: per valutare la lieve entità del fatto, non basta considerare il peso lordo della sostanza, ma è decisivo il suo grado di purezza e il numero di dosi ricavabili. Questa decisione offre un importante chiarimento sui criteri che i giudici devono seguire per distinguere tra spaccio di lieve entità e quello ordinario.

Il Caso in Analisi: Quantità e Purezza della Sostanza Stupefacente

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un soggetto condannato in Corte d’Appello per il reato previsto dall’art. 73, comma 1, del d.P.R. 309/1990. L’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione, chiedendo che la sua condotta venisse ricondotta all’ipotesi di minore gravità descritta dal comma 5 dello stesso articolo, ovvero la cosiddetta lieve entità del fatto.

L’elemento centrale della difesa si basava sulla richiesta di una diversa qualificazione giuridica. Tuttavia, i giudici di merito avevano già respinto questa tesi, evidenziando dati oggettivi incontrovertibili: l’imputato era stato trovato in possesso di circa 105 grammi di cocaina. L’aspetto più rilevante, però, non era solo il peso, ma l’elevatissimo grado di purezza della sostanza, pari all’85,18%. Tale purezza avrebbe permesso di ricavare ben 562 dosi medie singole, un numero tutt’altro che trascurabile.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concetto di lieve entità del fatto

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto che i motivi presentati dall’imputato fossero generici e si limitassero a riproporre questioni di fatto già ampiamente e correttamente valutate nei precedenti gradi di giudizio, senza sollevare specifiche critiche giuridiche alla sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha sottolineato come la sentenza d’appello avesse spiegato in modo puntuale e logico le ragioni per cui andava esclusa la lieve entità del fatto. La motivazione si fondava su due pilastri:
1. Il dato quantitativo: Un peso di 105 grammi di cocaina è di per sé significativo.
2. Il dato qualitativo: L’elevato grado di purezza è un indicatore cruciale della pericolosità della condotta e della capacità della sostanza di diffondersi sul mercato, generando un numero elevato di dosi.

Secondo la Cassazione, la combinazione di questi elementi, e in particolare il potenziale di ricavare oltre 560 dosi, impedisce di considerare il fatto come ‘lieve’. Il ricorso è stato quindi giudicato come una mera doglianza di fatto, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

Le Conclusioni: Criteri per la Valutazione della ‘Lieve Entità’

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato della giurisprudenza. La valutazione della lieve entità del fatto non è un mero calcolo matematico basato sul peso della sostanza sequestrata. È un giudizio complesso che deve tenere conto di tutti gli indici rilevanti, tra cui la qualità della droga, il suo grado di purezza e, di conseguenza, il numero di dosi effettivamente realizzabili. Un’alta purezza moltiplica la pericolosità della condotta, anche a fronte di un peso non eccezionale, e rappresenta un elemento decisivo per escludere l’applicazione della più favorevole fattispecie di cui al comma 5 dell’art. 73.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le censure sollevate erano prive di specificità e si limitavano a contestare la valutazione dei fatti già correttamente operata dal giudice di merito, senza presentare critiche giuridiche pertinenti alla sentenza impugnata.

Quali elementi sono stati decisivi per escludere la lieve entità del fatto?
Gli elementi decisivi sono stati l’ingente quantità di cocaina (circa 105 grammi) e, soprattutto, il suo elevato grado di purezza (85,18%), che avrebbe consentito di ricavare almeno 562 dosi medie singole.

Cosa comporta per il ricorrente la dichiarazione di inammissibilità?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati