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Lieve entità: esclude la particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16461/2025, ha stabilito un principio fondamentale: se un reato è qualificato di lieve entità, non può contemporaneamente essere considerato non punibile per particolare tenuità del fatto. La Corte ha rigettato il ricorso di un imputato, chiarendo che le due figure giuridiche sono ontologicamente incompatibili. La qualifica di lieve entità implica che il fatto merita una sanzione penale, seppur attenuata, escludendo a priori la possibilità che lo stesso fatto sia di offensività talmente minima da non meritare alcuna sanzione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve Entità: La Cassazione Nega la Non Punibilità per Particolare Tenuità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale nel diritto penale, stabilendo una netta linea di demarcazione tra la qualifica di lieve entità di un reato e la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La pronuncia chiarisce che le due valutazioni sono incompatibili, poiché un fatto ritenuto lieve merita comunque una sanzione, a differenza di un fatto particolarmente tenue che non ne merita alcuna. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

Il Caso in Esame: Porto d’Armi e Doppia Valutazione di Gravità

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo condannato per porto abusivo di un oggetto atto ad offendere. Il giudice di merito aveva qualificato il reato come di lieve entità, ai sensi della legge sulle armi (L. 110/75), applicando quindi una pena attenuata. L’imputato, tuttavia, ha proposto ricorso in Cassazione sostenendo che, proprio in virtù della ridotta gravità, il fatto dovesse essere considerato non punibile per “particolare tenuità” secondo l’art. 131 bis del codice penale.

La difesa mirava a ottenere una completa assoluzione, argomentando che una condotta lieve potesse rientrare nella soglia della minima offensività richiesta per l’esclusione della punibilità.

La Valutazione della Lieve Entità

La Corte ribadisce il suo consolidato orientamento in materia di reati concernenti le armi. Per configurare il caso di lieve entità, il giudice non deve limitarsi a considerare le dimensioni dell’oggetto (ad esempio, un piccolo coltello), ma deve effettuare una valutazione globale e complessa che includa:

* Tutte le modalità del fatto: il contesto, il luogo, l’ora e le circostanze specifiche del porto.
* La personalità del reo: eventuali precedenti, il comportamento tenuto, e altri elementi soggettivi.
* L’esiguità del danno o del pericolo: la concreta potenzialità offensiva della condotta.

Questa valutazione, basata sui criteri dell’art. 133 del codice penale, mira a definire se il fatto, pur costituendo reato, presenti un grado di gravità inferiore rispetto all’ipotesi base.

L’Incompatibilità tra Lieve Entità e Particolare Tenuità del Fatto

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra le due figure giuridiche. La Cassazione le definisce come “graduazioni di gravità differenti” e ontologicamente inconciliabili.

* La lieve entità è una circostanza attenuante che riduce la pena, ma non elimina la rilevanza penale del fatto. Il legislatore riconosce che la condotta è illecita e merita una sanzione, seppur mite.
* La particolare tenuità del fatto è una causa di non punibilità che esclude la sanzione penale. Si applica quando l’offesa al bene giuridico è talmente minima da rendere la pena sproporzionata e non necessaria.

La Corte afferma che esiste un “corto circuito logico” nel pensare che una condotta, già valutata come meritevole di una sanzione penale (sebbene attenuata), possa al contempo essere considerata di un’offensività così minima da non meritare alcuna sanzione.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della sentenza si fonda su un’argomentazione logica inattaccabile. La valutazione che porta a qualificare un fatto come di lieve entità reca implicitamente in sé l’esclusione della particolare tenuità. Se il giudice ha ritenuto il fatto “non lieve” al punto da non poter essere archiviato per tenuità, non può poi contraddirsi. Come sottolinea la Corte, “ciò che è lieve non può essere anche particolarmente tenue”.

Il riconoscimento della lieve entità presuppone una valutazione di colpevolezza e una decisione di applicare una pena. Al contrario, il riconoscimento della particolare tenuità del fatto porta a una declaratoria di esclusione della punibilità. Si tratta di due esiti processuali diametralmente opposti e fondati su presupposti diversi. Il primo attenua la risposta sanzionatoria, il secondo la elimina del tutto. Pertanto, la scelta di qualificare il fatto come lieve preclude logicamente la possibilità di considerarlo, allo stesso tempo, particolarmente tenue.

Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione rafforza un principio di coerenza e logica giuridica. Viene stabilito che il riconoscimento della circostanza attenuante della lieve entità in un reato, come il porto abusivo d’arma, impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione implica che, una volta che un fatto è stato giudicato meritevole di una sanzione penale, anche se minima, non può più essere considerato penalmente irrilevante. Questa pronuncia offre un criterio chiaro ai giudici di merito, evitando contraddizioni valutative e garantendo una maggiore certezza del diritto nell’applicazione di istituti volti a graduare la risposta sanzionatoria in base alla concreta gravità del reato.

Qual è la differenza fondamentale tra ‘lieve entità’ e ‘particolare tenuità del fatto’?
La ‘lieve entità’ è una circostanza attenuante che riduce la sanzione penale ma non la elimina, riconoscendo che il fatto, seppur meno grave, è comunque un reato. La ‘particolare tenuità del fatto’ è una causa di non punibilità che esclude completamente la sanzione, poiché l’offesa è considerata minima.

Se un reato è qualificato di ‘lieve entità’, può essere anche considerato non punibile per ‘particolare tenuità’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, le due qualifiche sono incompatibili. La valutazione di un fatto come di ‘lieve entità’ implica che esso merita una sanzione penale, escludendo logicamente la possibilità che lo stesso fatto sia di offensività talmente minima da non meritare alcuna pena.

Quali elementi considera il giudice per qualificare un reato come di ‘lieve entità’?
Il giudice deve compiere una valutazione globale che non si limiti alle sole dimensioni dell’oggetto (es. un’arma), ma consideri anche tutte le modalità della condotta, il contesto, l’esiguità del danno o del pericolo e la personalità dell’imputato, sulla base dei criteri indicati dall’art. 133 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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