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Lieve entità del fatto: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per detenzione di stupefacenti. L’imputato chiedeva il riconoscimento della lieve entità del fatto, ma la Corte ha stabilito che la presenza di più tipi di droghe, strumenti per il confezionamento, una cospicua somma di denaro e un’organizzazione con vedette sono elementi incompatibili con tale ipotesi, confermando la valutazione di gravità della condotta.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve Entità del Fatto: Quando l’Organizzazione Esclude l’Attenuante

La recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri per l’applicazione della lieve entità del fatto nei reati di droga. Questa attenuante, prevista dall’articolo 73, comma 5, del D.P.R. 390/1990, è spesso al centro di complesse valutazioni giudiziarie. Il caso in esame dimostra come la presenza di un’organizzazione strutturata e di altri indici di gravità possa precluderne il riconoscimento, anche a fronte di singole quantità non eccezionali.

I Fatti del Caso: Detenzione Organizzata di Stupefacenti

Il caso nasce dal ricorso di un individuo condannato dalla Corte d’Appello di Palermo alla pena di 6 anni di reclusione e 20.000 euro di multa. L’accusa era di detenzione a fini di spaccio di diverse tipologie di sostanze stupefacenti, tra cui hashish, marijuana e cocaina. La particolarità della vicenda non risiedeva solo nella varietà delle droghe, ma anche nelle modalità di custodia: le sostanze erano detenute all’interno di un magazzino sorvegliato da vedette, suggerendo un livello di organizzazione non trascurabile.

I Motivi del Ricorso e la Tesi Difensiva

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Mancato riconoscimento della lieve entità del fatto: La difesa sosteneva che la condotta dovesse rientrare nell’ipotesi di reato meno grave, data la quantità di stupefacente.
2. Diniego delle attenuanti generiche: Si lamentava una carenza di motivazione riguardo alla mancata concessione delle attenuanti comuni.
3. Errata valutazione della recidiva: Si contestava il giudizio sulla pericolosità sociale derivante dai precedenti penali.

La Valutazione della Cassazione sulla Lieve Entità del Fatto

Il cuore della decisione della Cassazione ruota attorno al primo motivo. La Corte ha dichiarato il motivo inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno sottolineato che la valutazione sulla lieve entità del fatto non può basarsi esclusivamente sul dato ponderale (la quantità), ma deve essere il risultato di un’analisi complessiva che tenga conto di tutti gli indici previsti dalla norma: mezzi, modalità e circostanze dell’azione.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente valorizzato elementi che, nel loro insieme, delineavano un quadro di significativa gravità:
* La varietà delle sostanze: La detenzione di tre diversi tipi di droga indica una capacità di soddisfare un’ampia platea di consumatori e, quindi, un’attività di spaccio strutturata.
* L’organizzazione logistica: La scelta di un magazzino sorvegliato da vedette denota una premeditazione e un’organizzazione volte a eludere i controlli, incompatibili con un’attività occasionale o minore.
* La strumentazione: Il rinvenimento di materiale per il confezionamento delle dosi è un chiaro indice della finalità di spaccio.
* La disponibilità di denaro: Una cospicua somma di denaro contante di provenienza non giustificata è stata considerata un ulteriore elemento a sfavore.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, nel dichiarare l’inammissibilità del ricorso, ha ribadito principi giurisprudenziali consolidati. Citando le Sezioni Unite (sentenze Murolo e Rico), ha ricordato che per configurare la lieve entità è necessaria una ‘minima offensività penale della condotta’. Se anche uno solo degli indicatori previsti dalla legge risulta ‘negativamente assorbente’, ovvero di per sé indicativo di una certa gravità, ogni altra considerazione perde di rilevanza. La valutazione deve essere globale e non parcellizzata.

Anche gli altri due motivi di ricorso sono stati respinti. Riguardo al diniego delle attenuanti generiche e al riconoscimento della recidiva, la Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero fornito una motivazione congrua, basata sui numerosi precedenti penali dell’imputato. Tali precedenti dimostravano una ‘perdurante inclinazione a delinquere’ e un’indifferenza verso la legge, rendendo la condotta attuale non una ‘occasionale ricaduta’, ma un’espressione di maggiore pericolosità sociale.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento rigoroso: l’attenuante della lieve entità non è un beneficio automatico legato solo alla quantità di droga, ma una valutazione complessa della condotta criminale nella sua interezza. La presenza di un’organizzazione, la diversificazione dell’offerta di stupefacenti e la disponibilità di mezzi e denaro sono fattori decisivi che possono escludere l’applicazione della norma di favore. La decisione finale è stata quindi la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Quando si può applicare l’ipotesi di ‘lieve entità del fatto’ nello spaccio di droga?
Si applica solo in casi di minima offensività penale, valutando complessivamente la quantità e qualità della droga, i mezzi utilizzati, le modalità e le circostanze dell’azione. Se anche uno solo di questi elementi indica una gravità non trascurabile, l’ipotesi viene esclusa.

La presenza di più tipi di droga impedisce il riconoscimento della lieve entità del fatto?
Sì, secondo questa ordinanza, la detenzione di diverse tipologie di stupefacenti (nella fattispecie, hashish, marijuana e cocaina) è un indice significativo di gravità che, insieme ad altri elementi, contribuisce a escludere l’ipotesi del fatto di lieve entità perché suggerisce un’attività di spaccio ben strutturata.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati sono stati ritenuti manifestamente infondati e una semplice riproposizione di censure già correttamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello con una motivazione logica, coerente e basata sui dati di fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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