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Lieve entità del fatto: nuova attenuante per la rapina

La Corte di Cassazione, in un caso di rapina per un cellulare, annulla con rinvio la sentenza d’appello. La Corte ha chiarito che la nuova attenuante della lieve entità del fatto, introdotta dalla Corte Costituzionale, va valutata distintamente e può concorrere con quella del danno di speciale tenuità, imponendo un nuovo calcolo della pena.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve Entità del Fatto nella Rapina: La Cassazione Apre a una Nuova Valutazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sull’applicazione della nuova attenuante per la lieve entità del fatto nel reato di rapina. Questa pronuncia, originata da un caso di sottrazione violenta di un telefono cellulare di modico valore, stabilisce che la nuova attenuante, introdotta da una decisione della Corte Costituzionale, può coesistere con quella già prevista per il danno patrimoniale di speciale tenuità. Si tratta di una decisione che impone ai giudici una valutazione più completa e sfaccettata della gravità del reato, con importanti riflessi sul calcolo della pena.

I fatti del caso

Il caso giudiziario trae origine da un episodio apparentemente banale: un individuo, dopo aver venduto un telefono cellulare per 30 euro, decideva di riprenderselo. Dopo alcuni giorni, chiedeva minacciosamente alla vittima la restituzione del dispositivo e, infine, glielo sottraeva con la violenza. In primo grado, l’imputato veniva condannato per rapina aggravata, ma i giudici riconoscevano l’attenuante del fatto di speciale tenuità, prevalente sull’aggravante, e, considerata la scelta del rito abbreviato, determinavano una pena di due anni, due mesi e venti giorni di reclusione, oltre a una multa.

La Corte di Appello confermava la condanna, portando la difesa a presentare ricorso in Cassazione.

I motivi del ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha basato il proprio ricorso su diversi motivi, tra cui:

1. Un’errata valutazione delle prove e dell’elemento soggettivo del reato.
2. La mancata riqualificazione del fatto come esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art. 393 c.p.), richiesta con motivi nuovi presentati tardivamente.
3. Una violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo all’applicazione delle attenuanti. In particolare, si lamentava che la Corte d’Appello avesse erroneamente sovrapposto l’attenuante comune del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) con la nuova attenuante della lieve entità del fatto, introdotta dalla sentenza n. 86/2024 della Corte Costituzionale.
4. Un errore nel calcolo della pena a sfavore dell’imputato.

Lieve entità del fatto: La decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto infondati i primi due motivi, dichiarando inammissibile il primo per genericità e il secondo perché i motivi nuovi erano stati presentati fuori termine. Il cuore della decisione, tuttavia, si è concentrato sul terzo motivo, accogliendolo. La Suprema Corte ha stabilito che la Corte d’Appello ha errato nel non distinguere correttamente le due circostanze attenuanti. I giudici di merito le avevano considerate in modo cumulativo e indifferenziato, senza cogliere la possibilità che potessero concorrere.

Di conseguenza, la Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo per quanto riguarda la determinazione della pena, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte di Appello di Palermo per un nuovo giudizio su questo specifico punto. La condanna per il reato di rapina è stata quindi confermata e resa irrevocabile.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La motivazione della Suprema Corte è di grande interesse giuridico. I giudici hanno chiarito che l’attenuante del danno di speciale tenuità, prevista dall’art. 62 n. 4 c.p., ha un perimetro di applicazione ben definito: riguarda esclusivamente l’aspetto patrimoniale del danno causato dal reato. Al contrario, l’attenuante della lieve entità del fatto, di creazione giurisprudenziale costituzionale, richiede una valutazione complessiva e poliforme dell’intera condotta. Questa nuova attenuante impone al giudice di considerare tutti gli elementi del fatto (modalità dell’azione, grado di violenza, contesto, etc.) per stabilire se l’offensività complessiva del reato sia minima.

La Corte ha specificato che le due attenuanti non si escludono a vicenda. Anzi, possono concorrere, poiché valutano aspetti diversi della condotta criminosa. Il riconoscimento dell’una non impedisce l’applicazione dell’altra. La Corte d’Appello, fondendo le due valutazioni in un’unica motivazione, non ha permesso di comprendere se avesse considerato la possibilità di un concorso, violando così i principi affermati dalla giurisprudenza di legittimità.

Conclusioni e implicazioni pratiche

Questa sentenza rappresenta un passo importante per l’adeguamento della sanzione penale alla reale gravità del fatto, specialmente nei casi di rapina con un basso impatto offensivo. Le implicazioni pratiche sono significative:

* Valutazione distinta: I giudici di merito dovranno sempre effettuare una valutazione separata e distinta per l’attenuante del danno patrimoniale e quella della lieve entità del fatto.
* Possibilità di concorso: Viene sancito il principio che le due attenuanti possono essere applicate congiuntamente, portando a una riduzione più significativa della pena.
* Approccio olistico: La sentenza promuove un approccio più completo alla valutazione del reato, che non si limita al solo danno economico ma abbraccia l’intera dinamica della condotta illecita.

In conclusione, la Corte di Cassazione ha fornito uno strumento interpretativo cruciale per garantire che la risposta sanzionatoria sia sempre proporzionata e giusta, anche in reati gravi come la rapina, quando le circostanze concrete mostrano una minima offensività.

Nel reato di rapina, l’attenuante del danno di speciale tenuità può concorrere con quella della lieve entità del fatto?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che le due circostanze attenuanti possono concorrere. La prima valuta il solo danno patrimoniale, mentre la seconda richiede un apprezzamento complessivo e poliforme della tenuità del fatto nella sua interezza, valutando quindi aspetti diversi e non sovrapponibili.

Perché la richiesta di riqualificare il reato in ‘esercizio arbitrario delle proprie ragioni’ è stata respinta?
La richiesta è stata respinta perché era stata formulata attraverso ‘motivi nuovi’ trasmessi alla Corte d’Appello senza rispettare il termine di almeno quindici giorni liberi prima dell’udienza, come previsto dall’art. 585, comma 4, del codice di procedura penale. Di conseguenza, la Corte non aveva l’onere di valutarli.

Qual è stato l’esito finale del ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Appello limitatamente al trattamento sanzionatorio, rinviando il caso a un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo giudizio sul punto. Ha invece dichiarato inammissibile il ricorso nel resto, rendendo irrevocabile l’affermazione di responsabilità dell’imputato per il reato di rapina.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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