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Lieve entità del fatto: no se la droga è tanta

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La Corte ha negato la configurabilità della lieve entità del fatto a causa dell’ingente quantitativo di droga sequestrata, considerato un elemento ostativo assorbente. Ha inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche per l’assenza di elementi positivi a favore dell’imputato, condannandolo al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lieve entità del fatto: la quantità di droga può essere decisiva

L’applicazione della norma sulla lieve entità del fatto nei reati di droga è spesso oggetto di dibattito nelle aule di giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 8192/2024) torna sul tema, chiarendo come un quantitativo ingente di stupefacenti possa da solo escludere questo beneficio. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Processo

Un individuo veniva condannato dalla Corte d’Appello di Messina per detenzione di sostanze stupefacenti. L’imputato decideva di presentare ricorso in Cassazione, affidandosi a due motivi principali. In primo luogo, lamentava la mancata applicazione della circostanza attenuante speciale della lieve entità del fatto, prevista dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli stupefacenti. In secondo luogo, contestava il diniego delle attenuanti generiche, ritenendo la motivazione della corte territoriale insufficiente.

L’analisi della Cassazione sulla lieve entità del fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il primo motivo di ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato che, per contestare la decisione di merito, non basta una generica doglianza, ma è necessaria una critica puntuale delle argomentazioni della sentenza impugnata.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente applicato il principio, consolidato dalle Sezioni Unite, secondo cui la valutazione sulla lieve entità del fatto deve essere complessiva e basata su tutti gli indici previsti dalla legge (mezzi, modalità, circostanze dell’azione, qualità e quantità delle sostanze). Tuttavia, i giudici di merito avevano individuato un elemento di carattere ‘assorbente’ che da solo era sufficiente a escludere la minore gravità: l’elevato quantitativo di droga sequestrata. Si trattava di oltre un chilogrammo di marijuana (pari a 3.114 dosi medie) e quasi due etti di hashish (pari a 2.127 dosi medie). Secondo la Cassazione, questa valutazione non è manifestamente illogica e, pertanto, non può essere sindacata in sede di legittimità.

La questione delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo, relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha ricordato che la concessione di tali attenuanti non è un diritto automatico che scaturisce dalla semplice assenza di elementi negativi sulla personalità dell’imputato. Al contrario, è necessario che emergano elementi di segno positivo, che nel caso di specie non erano stati nemmeno evidenziati dalla difesa.

La Corte d’Appello, escludendo la presenza di elementi positivamente valutabili, ha fatto corretta applicazione di questo principio. Di conseguenza, il diniego delle attenuanti è stato considerato legittimo e adeguatamente motivato.

Le motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri argomentativi distinti. Per quanto riguarda la lieve entità del fatto, la motivazione risiede nella constatazione che la valutazione del giudice di merito è stata logica e coerente con la giurisprudenza delle Sezioni Unite. L’ingente quantitativo di sostanza stupefacente è stato ritenuto un ‘elemento ostativo’ così rilevante da assorbire ogni altra considerazione, rendendo superflua un’analisi dettagliata degli altri parametri. Per quanto concerne le attenuanti generiche, la motivazione si basa sul principio consolidato per cui la loro concessione non è un obbligo per il giudice in assenza di precedenti penali, ma richiede la prova di circostanze positive che giustifichino una riduzione della pena, prova che in questo caso mancava.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso. In primo luogo, ribadisce che, sebbene la valutazione sulla lieve entità del fatto debba essere globale, il dato quantitativo della droga può assumere un’importanza tale da precludere, da solo, il riconoscimento del beneficio. In secondo luogo, chiarisce che le attenuanti generiche non sono un automatismo, ma devono essere meritate attraverso la dimostrazione di elementi positivi concreti. La conseguenza processuale è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, a causa dell’assenza di colpa nella proposizione di un ricorso privo di fondamento.

Quando un reato di droga può essere considerato di ‘lieve entità del fatto’?
La ‘lieve entità del fatto’ viene riconosciuta attraverso una valutazione complessiva di tutti gli indici sintomatici previsti dalla legge, come le modalità dell’azione, la qualità e la quantità delle sostanze. Sebbene la valutazione sia globale, alcuni elementi possono essere considerati decisivi.

Un grande quantitativo di droga è sufficiente a escludere la ‘lieve entità del fatto’?
Sì. Secondo la Corte, un quantitativo elevato di stupefacente può essere considerato un ‘elemento ostativo di carattere assorbente’ che, da solo, giustifica l’esclusione del beneficio della ‘lieve entità del fatto’, anche senza un’analisi approfondita degli altri parametri.

Le attenuanti generiche vengono concesse se l’imputato non ha precedenti penali?
No, non automaticamente. La Corte ha chiarito che la concessione delle attenuanti generiche non è un diritto conseguente alla semplice assenza di elementi negativi (come la fedina penale pulita), ma richiede la presenza di elementi di segno positivo che connotino favorevolmente la personalità del soggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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