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Liberazione condizionale: sì anche senza giustizia riparativa

Un detenuto in espiazione di ergastolo per reati gravissimi, tra cui omicidio e associazione mafiosa, si è visto negare la liberazione condizionale dal Tribunale di Sorveglianza, nonostante un percorso detentivo positivo e il decorso di 26 anni di pena. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la valutazione del ‘sicuro ravvedimento’ deve basarsi sull’intero percorso del condannato e non può essere subordinata a un periodo minimo di semilibertà o alla partecipazione a percorsi di giustizia riparativa non previsti come obbligatori dalla legge.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione Condizionale per l’Ergastolano: La Cassazione Annulla il Diniego Basato su una Valutazione Prematura

La concessione della liberazione condizionale a un detenuto che sconta la pena dell’ergastolo rappresenta uno dei momenti più delicati e complessi del diritto dell’esecuzione penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato i principi cardine per la valutazione del requisito del “sicuro ravvedimento”, annullando l’ordinanza di un Tribunale di Sorveglianza che aveva respinto l’istanza di un detenuto ritenendola “prematura”.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo detenuto dal 1998 in espiazione della pena dell’ergastolo, con isolamento diurno, per reati di eccezionale gravità, tra cui due omicidi premeditati e reati di associazione mafiosa ed estorsione. Durante il lungo percorso detentivo, il condannato aveva mostrato significativi progressi. In particolare, aveva superato l’ostatività prevista dall’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario ottenendo il riconoscimento della cosiddetta “collaborazione impossibile”.

Questo status gli aveva permesso di accedere a diversi benefici:
* Permessi premio, fruiti anche nei territori di origine senza mai dare adito a rilievi.
* Ammissione al lavoro all’esterno.
* Concessione della semilibertà da circa due anni prima della richiesta di liberazione condizionale.

Il detenuto aveva inoltre adempiuto alle obbligazioni civili derivanti dal reato, pagando spese processuali e pene pecuniarie, e aveva volontariamente intrapreso un percorso di riparazione simbolica, effettuando versamenti mensili a una ONLUS.

Nonostante le relazioni positive degli operatori penitenziari e l’assenza di elementi che indicassero legami attuali con la criminalità organizzata, il Tribunale di Sorveglianza aveva rigettato la richiesta di liberazione condizionale.

Il Diniego del Tribunale e la richiesta di liberazione condizionale

Il Tribunale di Sorveglianza, pur riconoscendo la sussistenza dei presupposti formali (come il decorso di 26 anni di pena), ha ritenuto prematuro l’accoglimento della richiesta. La motivazione si fondava principalmente su due argomenti:

1. Periodo di osservazione insufficiente: Il beneficio della semilibertà era stato concesso da “soltanto 2 anni”, un periodo giudicato non ancora adeguatamente utile per una piena sperimentazione all’esterno.
2. Riparazione insoddisfacente: Il versamento mensile a una ONLUS (non specificamente dedicata alle vittime di mafia) e l’assenza di un percorso di giustizia riparativa sono stati considerati elementi non sufficienti a soddisfare pienamente il requisito riparatorio/risarcitorio dell’art. 176 c.p.

In sostanza, il Tribunale ha ritenuto che, a fronte della gravità estrema dei reati e della pena massima inflitta, concedere un beneficio così ampio dopo soli 27 anni di reclusione effettiva fosse “prematuro ed affrettato”.

Le Motivazioni della Cassazione: Ravvedimento come Percorso Complessivo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del detenuto, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. La motivazione della Suprema Corte si concentra sulla scorretta valutazione del requisito del “sicuro ravvedimento” da parte del Tribunale.

La nozione di ravvedimento, spiega la Corte, comprende il complesso dei comportamenti tenuti dal soggetto durante l’intera esecuzione della pena. Questi comportamenti devono dimostrare una convinta revisione critica delle scelte criminali passate e permettere un giudizio prognostico serio e affidabile sulla futura condotta del condannato. La valutazione non può essere frammentaria o basata su singoli elementi isolati.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto viziata la decisione del Tribunale per due ragioni principali:

1. Errata svalutazione del percorso: Il Tribunale ha ritenuto prematuro il beneficio senza che vi fosse un’ostatività normativa o una considerazione di fatto negativa. La valutazione deve basarsi su un’analisi complessiva del percorso trattamentale (durato 27 anni), che nel caso di specie era risultato costantemente positivo. L’aver ritenuto “troppo breve” il periodo di semilibertà è un criterio non previsto dalla legge.

2. Introduzione di requisiti non obbligatori: La Corte ha censurato il riferimento alla necessità di intraprendere un percorso di giustizia riparativa come fattore “imprescindibile”. Sebbene utile, tale percorso non è un requisito normativo per la concessione della liberazione condizionale. Averlo considerato tale costituisce un errore di diritto.

Conclusioni

La sentenza riafferma un principio fondamentale: la valutazione per la concessione della liberazione condizionale deve essere rigorosa ma ancorata ai principi di diritto e basata su una visione d’insieme del percorso rieducativo del condannato. Non è possibile negare il beneficio sulla base di considerazioni generiche di “prematurità” o introducendo requisiti (come la giustizia riparativa) che la legge non prevede come obbligatori. Il giudice deve esaminare tutti gli indici sintomatici del ravvedimento – rapporti familiari e sociali, attività lavorativa, comportamento carcerario – senza fermarsi a una visione parziale. La decisione è stata quindi annullata con rinvio al Tribunale di Sorveglianza, che dovrà procedere a un nuovo esame attenendosi ai principi espressi dalla Cassazione.

È obbligatorio intraprendere un percorso di giustizia riparativa per ottenere la liberazione condizionale?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene un percorso di giustizia riparativa sia utile, non è un requisito imprescindibile o normativamente previsto per la concessione del beneficio, e la sua assenza non può essere usata come motivo di diniego.

Può un Tribunale negare la liberazione condizionale perché il periodo trascorso in semilibertà è ritenuto troppo breve?
No, la valutazione non può basarsi su un criterio temporale arbitrario come la durata della semilibertà. Deve invece considerare l’intero e progressivo percorso trattamentale del detenuto, che nel caso specifico durava da 27 anni.

Come viene valutato il ‘sicuro ravvedimento’ di un condannato all’ergastolo?
Il ‘sicuro ravvedimento’ viene valutato attraverso un’analisi complessa e complessiva di tutti i comportamenti tenuti dal soggetto durante l’esecuzione della pena. Si considerano indici come l’ampiezza dell’arco temporale del percorso positivo, i rapporti con familiari e personale giudiziario, lo svolgimento di attività lavorativa e l’assenza di legami con la criminalità organizzata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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