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Liberazione condizionale: obblighi civili e onere prova

La Corte di Cassazione ha annullato un decreto che dichiarava inammissibile una richiesta di liberazione condizionale per mancato adempimento delle obbligazioni civili. La Corte ha stabilito un principio cruciale: non spetta al condannato provare la propria impossibilità economica, ma è il Tribunale di Sorveglianza che deve accertarla d’ufficio (ex officio). La decisione iniziale, presa senza un’udienza, è stata quindi ritenuta nulla per violazione del contraddittorio.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione condizionale: l’obbligo civile non blocca la richiesta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47688 del 2024, ha chiarito un punto fondamentale in materia di liberazione condizionale: l’onere di verificare l’impossibilità per il condannato di adempiere alle obbligazioni civili derivanti dal reato spetta al giudice e non può essere addossato al richiedente. Questa decisione ribalta un provvedimento che aveva negato il beneficio basandosi su un presupposto errato, riaffermando il principio del contraddittorio e della valutazione d’ufficio.

Il caso: istanza di liberazione condizionale respinta

Un condannato presentava istanza al Tribunale di Sorveglianza per ottenere la liberazione condizionale. Il Presidente del Tribunale, tuttavia, dichiarava l’istanza inammissibile con un decreto emesso de plano, ovvero senza indire un’udienza. La motivazione era netta: il condannato non aveva adempiuto alle obbligazioni civili (come il risarcimento del danno) né aveva fornito prova della sua impossibilità a farlo, come richiesto dall’articolo 176 del Codice Penale.

Il ricorso in Cassazione e i presupposti della liberazione condizionale

Il difensore del condannato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione. Nel ricorso si evidenziava che l’istanza originale non solo deduceva espressamente l’impossibilità di adempiere per via delle precarie condizioni economiche, ma allegava anche un precedente provvedimento del Magistrato di Sorveglianza che aveva concesso al condannato la remissione del debito proprio per tali ragioni. Secondo la difesa, il Tribunale avrebbe dovuto valutare questi elementi nel merito, invece di rigettare l’istanza con una motivazione sbrigativa e senza un’udienza.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno innanzitutto ricordato che un decreto di inammissibilità de plano può essere emesso solo quando la richiesta manca palesemente dei requisiti di legge e ciò non richiede accertamenti complessi o valutazioni discrezionali. Nel caso di specie, invece, il condannato aveva sollevato una questione specifica – la sua impossibilità economica – che necessitava di una verifica cognitiva da parte del giudice.

Il punto centrale della sentenza risiede nell’interpretazione dell’onere probatorio. Contrariamente a quanto sostenuto dal Tribunale di Sorveglianza, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’accertamento dell’impossibilità di adempiere alle obbligazioni civili deve essere svolto ex officio (d’ufficio) dal giudice. Non è il condannato a dover provare la sua indigenza, ma è il tribunale a dover indagare, di propria iniziativa, se sussistono le condizioni per esigere tale adempimento.

Le conclusioni: annullamento per violazione del contraddittorio

Poiché il Tribunale ha deciso senza attivare i necessari accertamenti e senza garantire il contraddittorio tra le parti, il suo provvedimento è stato dichiarato affetto da nullità assoluta. La Cassazione ha quindi annullato il decreto e rinviato gli atti al Tribunale di Sorveglianza di Torino per un nuovo giudizio, che dovrà svolgersi nel rispetto delle regole procedurali, garantendo un’udienza e una valutazione approfondita della situazione economica del richiedente.

Per ottenere la liberazione condizionale, è il condannato a dover provare l’impossibilità di risarcire il danno?
No, la sentenza chiarisce che l’accertamento dell’impossibilità di adempiere alle obbligazioni civili nascenti dal reato deve essere svolto ex officio dal giudice; non è un onere probatorio a carico del condannato.

Un giudice può dichiarare inammissibile un’istanza di liberazione condizionale senza un’udienza (de plano)?
Può farlo solo se l’istanza manca palesemente dei requisiti di legge e tale mancanza non richiede valutazioni discrezionali o accertamenti complessi. Nel caso specifico, dove era stata allegata l’impossibilità di adempiere, la decisione de plano è stata ritenuta illegittima.

Cosa succede se un provvedimento viene emesso senza il necessario contraddittorio tra le parti?
Il provvedimento è affetto da nullità assoluta ai sensi dell’art. 179 del codice di procedura penale e deve essere annullato con rinvio per un nuovo giudizio che rispetti il diritto delle parti di essere ascoltate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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