Liberazione Condizionale e Risarcimento del Danno: La Cassazione Fa Chiarezza
La liberazione condizionale rappresenta un istituto fondamentale nel nostro ordinamento penitenziario, un ponte tra la detenzione e il pieno reinserimento sociale. Tuttavia, i requisiti per accedervi possono generare complesse questioni interpretative. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento sul rapporto tra la concessione di questo beneficio e l’obbligo di risarcire il danno derivante dal reato, sottolineando la centralità del ravvedimento del condannato.
I Fatti del Caso: Una Richiesta Respinta
Il caso trae origine dalla decisione di un Tribunale di Sorveglianza, che aveva respinto l’istanza di un detenuto volta a ottenere la liberazione condizionale. La motivazione del rigetto era fondata esclusivamente su un singolo aspetto: il condannato non aveva provveduto al risarcimento del danno causato dal reato. Il Tribunale, senza ulteriori approfondimenti, aveva dedotto da questa omissione la mancanza dei presupposti per la concessione del beneficio.
Contro questa ordinanza, il detenuto ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una valutazione incompleta e una violazione dei principi che regolano la materia.
La Decisione della Corte di Cassazione: Annullamento con Rinvio
La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando il caso al Tribunale di Sorveglianza per un nuovo esame. La decisione della Cassazione si basa su un principio giuridico consolidato ma fondamentale: il mancato adempimento delle obbligazioni civili (risarcimento del danno e pagamento delle spese) non è, di per sé, un ostacolo insormontabile alla concessione della liberazione condizionale.
Le Motivazioni della Sentenza sulla Liberazione Condizionale
La Corte ha articolato il proprio ragionamento su alcuni pilastri fondamentali del diritto penitenziario.
Il Principio del “Sicuro Ravvedimento”
Il fulcro della valutazione per la liberazione condizionale è il “sicuro ravvedimento” del condannato. Questo concetto non si esaurisce nel comportamento tenuto in carcere, ma implica una revisione critica del proprio passato e l’adesione a un nuovo modello di vita. Il risarcimento del danno è certamente un indice importante di questo percorso interiore, ma non è l’unico né è un requisito autonomo. È, piuttosto, una delle manifestazioni del ravvedimento.
L’Onere della Prova e il Ruolo Attivo del Giudice
La Cassazione ha ribadito un principio cruciale: non si può far derivare automaticamente dal mancato pagamento una decisione di rigetto. Soprattutto, non si può addossare al solo condannato l’onere di provare la propria impossibilità economica. Il provvedimento impugnato, infatti, si limitava a constatare che “il condannato nulla ha riferito” sulla questione, contravvenendo a un orientamento giurisprudenziale consolidato.
Il rigetto della domanda, infatti, non può basarsi sul mancato assolvimento di un onere probatorio da parte del condannato. È il giudice che deve farsi parte attiva nella ricerca della verità.
Il Dovere di Indagine “Ex Officio”
Il punto centrale della sentenza è il dovere del Tribunale di Sorveglianza di accertare “ex officio” (cioè di propria iniziativa) l’eventuale impossibilità del condannato di adempiere alle obbligazioni civili. Il giudice non può assumere una posizione passiva, ma deve acquisire tutte le informazioni necessarie (patrimoniali, familiari, lavorative) per comprendere se il mancato risarcimento sia frutto di una precisa volontà di non adempiere o di una concreta e insuperabile difficoltà economica. Solo nel primo caso il mancato pagamento può essere interpretato come un segnale negativo ai fini della valutazione del ravvedimento.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa pronuncia rafforza la funzione rieducativa della pena e il ruolo centrale del giudice di sorveglianza. La decisione implica che i tribunali non possono adottare scorciatoie motivazionali, basando un rigetto su un singolo elemento formale come il mancato pagamento. Essi sono chiamati a una valutazione complessiva e approfondita della personalità del condannato e del suo percorso di recupero. Per i detenuti, ciò significa che la loro condizione di indigenza non può diventare un ostacolo automatico al reinserimento sociale, garantendo che la valutazione per la liberazione condizionale rimanga ancorata al suo presupposto essenziale: il sicuro ravvedimento.
È possibile negare la liberazione condizionale solo perché il condannato non ha risarcito il danno?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il rigetto della domanda di liberazione condizionale non può essere motivato unicamente dal mancato risarcimento del danno, in quanto questo non è un requisito autonomo ma un elemento da valutare nel più ampio contesto del sicuro ravvedimento del condannato.
Chi ha l’onere di provare l’impossibilità di pagare il risarcimento del danno?
L’onere non ricade esclusivamente sul condannato. La Corte ha stabilito che il Tribunale di Sorveglianza ha il dovere di accertare ‘ex officio’, cioè di propria iniziativa, l’effettiva impossibilità economica del condannato di adempiere alle obbligazioni civili derivanti dal reato.
Qual è il requisito principale per ottenere la liberazione condizionale?
Il requisito fondamentale e imprescindibile è il ‘sicuro ravvedimento’ del condannato. Tutti gli altri elementi, incluso l’adempimento delle obbligazioni civili, sono indicatori che contribuiscono a valutare la sussistenza di tale ravvedimento, ma non lo sostituiscono.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 29524 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 1 Num. 29524 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 15/05/2025
PRIMA SEZIONE PENALE
NOME COGNOME
Sent. n. sez. 1719/2025
CC – 15/05/2025
R.G.N. 10898/2025
– Relatore –
ha pronunciato la seguente
sul ricorso proposto da
avverso l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Lecce del 25.2.2025
udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME;
Con ordinanza resa in data 25.2.2025, il Tribunale di Lecce ha provveduto su un’istanza di liberazione condizionale, presentata nell’interesse di NOME COGNOME
A tal riguardo, deve premettersi che il requisito del risarcimento del danno (patrimoniale e non) nonchØ del pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere non ha una autonoma rilevanza rispetto al requisito del sicuro ravvedimento del condannato.
¨ in questo contesto di riferimento che va apprezzata la motivazione dell’ordinanza impugnata, la quale, come innanzi evidenziato, si sofferma sul solo requisito del risarcimento del danno, facendo derivare dal fatto che il condannato non vi abbia provveduto la decisione di rigetto della domanda di liberazione condizionale.
Sotto questo aspetto, il provvedimento non contiene alcun approfondimento e aggiunge solo ‘che, sul punto, il condannato nulla ha riferito’, così però contravvenendo al principio secondo cui il rigetto della domanda di ammissione alla liberazione condizionale non può essere motivato dal mancato assolvimento, da parte del condannato, dell’onere probatorio in ordine all’impossibilità di adempiere le obbligazioni civili nascenti dal reato, che va accertata “ex officio” (Sez. 1, n. 25155 del 31/5/2011, COGNOME, Rv. 250572 – 01).
Alla luce di quanto fin qui osservato, dunque, l’ordinanza impugnata deve essere annullata, con rinvio al Tribunale di Sorveglianza di Lecce per un nuovo esame alla luce dei principi sopra menzionati.
Così Ł deciso, 15/05/2025
Il Presidente NOME COGNOME