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Liberazione anticipata: valutazione condotta successiva

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza che negava la liberazione anticipata basandosi su reati commessi anni dopo il periodo di detenzione in esame. La Corte stabilisce che la valutazione non può essere meccanica ma deve considerare l’intero percorso rieducativo del condannato, includendo anche i lunghi periodi di buona condotta successivi alla ricaduta. Il caso riguardava una richiesta di liberazione anticipata per il periodo 2008-2012, negata a causa di reati del 2015, senza considerare il comportamento positivo tenuto fino al 2023.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione anticipata: la condotta successiva non può essere l’unico metro di giudizio

La concessione della liberazione anticipata rappresenta un pilastro del sistema penitenziario, finalizzato a incentivare la partecipazione del detenuto al percorso rieducativo. Ma come va valutata la condotta di un soggetto che, anni dopo il periodo per cui chiede il beneficio, commette nuovi reati? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce che il giudizio non può essere automatico, ma deve basarsi su una visione d’insieme dell’intero percorso del condannato, anche a fronte di una ricaduta.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguarda un detenuto che aveva richiesto la liberazione anticipata per un periodo di carcerazione cautelare sofferto tra il 2008 e il 2012. L’istanza, presentata originariamente nel 2014, era stata respinta sulla base di deferimenti per reati commessi tra il 2002 e il 2013. A causa di un difetto di notifica, il reclamo contro tale decisione è stato presentato quasi dieci anni dopo.

Il Tribunale di Sorveglianza, nel decidere sul reclamo, ha rigettato nuovamente la richiesta, ma per una ragione diversa: la commissione da parte del ricorrente di circa trenta reati a partire dall’agosto 2015. Tuttavia, il Tribunale non ha considerato che, dopo questa parentesi negativa, il soggetto aveva mantenuto una condotta regolare per un lungo periodo, tanto da essere ammesso a una misura alternativa nel 2023. Il detenuto ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando un’applicazione meccanica e non ponderata della legge, che non teneva conto del suo complessivo percorso di reinserimento.

La Decisione della Corte e le Motivazioni sulla liberazione anticipata

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando con rinvio la decisione del Tribunale di Sorveglianza. Il punto centrale della motivazione risiede nel principio secondo cui la valutazione per la liberazione anticipata deve essere globale e non frammentaria.

I giudici di legittimità hanno ribadito un orientamento consolidato: sebbene la commissione di nuovi reati dopo i semestri in valutazione sia un elemento negativo e un indicatore di mancata adesione al progetto rieducativo, non può essere l’unico fattore decisivo. L’analisi del giudice deve estendersi a tutto il comportamento del condannato, sia prima che dopo il periodo in esame.

Nel caso specifico, la singolarità della vicenda, caratterizzata da un lunghissimo lasso temporale, imponeva una valutazione più approfondita. Il Tribunale avrebbe dovuto confrontarsi con il dato, emerso dagli atti, di un lungo periodo (dal 2016 al 2023) apparentemente esente da rilievi negativi e culminato nella concessione di una misura alternativa. Questo elemento positivo, sintomo di un percorso rieducativo ripreso con successo, era stato completamente ignorato.

La Corte ha quindi affermato che il giudice del rinvio dovrà effettuare una nuova valutazione, adottando una “visione unitaria” del comportamento del ricorrente. Dovrà verificare se la condotta trasgressiva si è effettivamente limitata al 2015 e ponderare adeguatamente il successivo, anomalo e lungo periodo di buona condotta, mettendolo in relazione al periodo di detenzione per cui era stata chiesta la liberazione anticipata.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza un principio fondamentale dell’ordinamento penitenziario: la valutazione del percorso rieducativo deve essere sempre individualizzata e mai standardizzata. Una ricaduta nel reato, per quanto grave, non può cancellare automaticamente un intero percorso, soprattutto se a essa segue un lungo e comprovato periodo di reinserimento sociale. Il giudice di sorveglianza ha il dovere di guardare alla persona e alla sua evoluzione nel tempo, bilanciando gli elementi negativi con quelli positivi. Questa decisione impone ai tribunali di evitare automatismi e di condurre un’analisi complessa e approfondita, che tenga conto di tutte le sfaccettature della storia personale e giudiziaria del condannato, al fine di rendere il giudizio sulla liberazione anticipata un vero strumento di valutazione del percorso di risocializzazione.

Un reato commesso anni dopo il periodo in esame può impedire la concessione della liberazione anticipata?
Sì, può essere un elemento rilevante nella valutazione, ma non può essere l’unica ragione per negare il beneficio. Il giudice deve considerarlo nel contesto dell’intero percorso rieducativo della persona, bilanciandolo con eventuali periodi successivi di buona condotta.

Quale tipo di valutazione deve compiere il Tribunale di Sorveglianza?
La valutazione non deve essere frazionata o meccanica, ma deve adottare una visione unitaria e complessiva del comportamento del condannato. Deve considerare sia gli aspetti negativi, come la ricaduta nel reato, sia quelli positivi, come la partecipazione al trattamento e il mantenimento di una condotta corretta per lunghi periodi.

Perché la Cassazione ha annullato la decisione in questo caso specifico?
La Cassazione ha annullato la decisione perché il Tribunale di Sorveglianza ha basato il suo diniego esclusivamente sui reati commessi nel 2015, senza considerare il successivo e lungo periodo di buona condotta del ricorrente, culminato con l’ammissione a una misura alternativa nel 2023. Questa omissione ha reso la valutazione parziale e incompleta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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