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Liberazione anticipata: un grave errore la nega

La Corte di Cassazione ha confermato il diniego della liberazione anticipata a un detenuto che, pur in detenzione domiciliare, si era reso responsabile di evasione manomettendo il braccialetto elettronico. Secondo la Corte, una condotta così grave dimostra la mancata partecipazione al percorso rieducativo e giustifica il rigetto del beneficio per l’intero periodo di valutazione, non solo per il semestre in cui è avvenuto il fatto.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione Anticipata: Quando un Solo Errore Può Costare Caro

La liberazione anticipata rappresenta un istituto fondamentale nel sistema penitenziario italiano, concepito come incentivo alla partecipazione del detenuto al percorso di rieducazione. Tuttavia, la sua concessione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva della condotta. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come un unico, grave episodio negativo possa compromettere il beneficio per l’intero periodo di valutazione, anche per i semestri precedenti all’infrazione.

Il Contesto del Caso: Evasione e Diniego del Beneficio

Il caso esaminato riguarda un detenuto in regime di detenzione domiciliare con braccialetto elettronico. Durante il periodo di osservazione valido per la richiesta di liberazione anticipata (dal marzo 2021 al settembre 2022), il soggetto si è reso protagonista di un episodio di evasione, manomettendo il dispositivo di controllo elettronico.

Il Tribunale di Sorveglianza di Torino, in prima istanza, aveva respinto la sua richiesta di liberazione anticipata. Il detenuto ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la valutazione negativa dovesse limitarsi al solo semestre in cui era avvenuta l’evasione. La sua difesa si basava anche sulla motivazione del gesto: l’uomo si sarebbe allontanato per costituirsi presso un carcere di sua scelta a seguito dell’emissione di un nuovo ordine di detenzione.

La Valutazione della Condotta ai Fini della Liberazione Anticipata

Il fulcro della questione legale è come debba essere valutata la condotta del detenuto. Generalmente, l’analisi viene effettuata semestre per semestre. Tuttavia, la giurisprudenza consolidata, richiamata dalla stessa Corte, ammette un’eccezione. Quando il condannato pone in essere un comportamento di particolare gravità, questo può avere un effetto ‘retroattivo’ sulla valutazione, estendendosi anche ai semestri contigui.

Un atto grave, infatti, viene interpretato come un sintomo della mancata, piena e incondizionata partecipazione all’opera di rieducazione, che è il presupposto fondamentale per la concessione del beneficio. In sostanza, un singolo passo falso può rivelare che l’adesione al percorso rieducativo non è stata genuina per tutto il periodo in esame.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione del Tribunale di Sorveglianza. Le motivazioni si basano su due pilastri fondamentali.

Un Comportamento Grave Incompatibile con la Rieducazione

In primo luogo, i giudici hanno sottolineato che l’evasione, aggravata dalla manomissione del braccialetto elettronico, è una condotta di indiscutibile gravità. Tale atto non può essere isolato, ma deve essere interpretato come un indicatore che inficia la valutazione dell’intero percorso detentivo oggetto della richiesta. La Corte ha ribadito il principio secondo cui la valutazione negativa può estendersi ai semestri contigui, rendendo l’intero periodo non meritevole del beneficio della liberazione anticipata.

L’Irrilevanza della Motivazione dell’Evasione

In secondo luogo, la Corte ha considerato irrilevante e ingiustificabile la motivazione addotta dal ricorrente per la sua evasione. La pretesa di scegliere autonomamente in quale istituto penitenziario costituirsi è stata ritenuta incompatibile con lo stato di detenzione e con il percorso rieducativo. Anziché dimostrare un ravvedimento, tale comportamento manifesta una persistente insofferenza alle regole dell’ordinamento, confermando la correttezza del giudizio negativo sulla sua partecipazione al trattamento.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale: la liberazione anticipata non è un diritto automatico legato al mero trascorrere del tempo, ma una ricompensa per una condotta costantemente orientata al rispetto delle regole e alla partecipazione al percorso rieducativo. Un singolo atto di grave insubordinazione, come l’evasione, è sufficiente a dimostrare l’assenza di tale presupposto, con conseguenze che possono annullare i progressi registrati in periodi precedenti. La decisione serve da monito, evidenziando che la coerenza e la costanza nel comportamento sono essenziali per accedere ai benefici penitenziari.

Un singolo episodio negativo può causare il diniego della liberazione anticipata per l’intero periodo di osservazione?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che un comportamento particolarmente grave, come l’evasione, è sufficiente a dimostrare che il condannato non ha partecipato pienamente al percorso rieducativo, giustificando il diniego del beneficio per l’intero periodo in valutazione e non solo per il semestre in cui si è verificato l’illecito.

L’evasione dalla detenzione domiciliare è considerata un comportamento grave ai fini della concessione del beneficio?
Assolutamente sì. L’ordinanza qualifica l’evasione, attuata manomettendo il braccialetto elettronico, come una condotta grave che esplica i suoi effetti negativi sull’intero periodo di osservazione, rendendola incompatibile con la concessione della liberazione anticipata.

Le motivazioni del condannato per l’evasione (in questo caso, presentarsi in un altro carcere) possono giustificare l’atto?
No, la Corte ha ritenuto il motivo dell’evasione (presentarsi in un carcere di propria scelta a seguito di un altro ordine di detenzione) ingiustificabile e incompatibile con l’opera di rieducazione, confermando che tale motivazione non attenua la gravità della condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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