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Liberazione anticipata speciale: No ai reati ostativi

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto che chiedeva la liberazione anticipata speciale. Il beneficio è stato negato in quanto il richiedente sconta una pena per reati ostativi, categoria esclusa da questa misura. La Corte ha stabilito che l’esclusione è legittima e non viola il principio di irretroattività, poiché la norma che introduce la liberazione anticipata speciale è un provvedimento eccezionale che può legittimamente definire i propri limiti di applicazione in base alla pericolosità dei reati.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione Anticipata Speciale e Reati Ostativi: La Cassazione Conferma l’Esclusione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13519 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale dell’esecuzione penale: l’applicabilità della liberazione anticipata speciale ai detenuti condannati per reati ostativi. La decisione chiarisce che tale beneficio, introdotto come misura eccezionale, non spetta a chi sconta pene per i crimini più gravi, anche se commessi prima dell’entrata in vigore della norma. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Sconto di Pena Negata

Un detenuto, in espiazione di una pena all’ergastolo per reati molto gravi (tra cui vari omicidi) commessi tra il 1980 e il 1989, aveva presentato istanza per ottenere la cosiddetta liberazione anticipata speciale. Si tratta di uno sconto di pena maggiorato, pari a 75 giorni per ogni semestre di detenzione, applicabile al periodo compreso tra il 2010 e il 2015. Questa misura fu introdotta dal D.L. n. 146/2013 per far fronte all’emergenza del sovraffollamento carcerario.

Sia il Magistrato di Sorveglianza che il Tribunale di Sorveglianza avevano respinto la richiesta, ritenendola inammissibile. Il motivo? I reati per cui il detenuto era stato condannato rientravano nella categoria dei “reati ostativi” previsti dall’art. 4-bis dell’Ordinamento Penitenziario, categoria espressamente esclusa dal beneficio dalla legge di conversione del decreto.

La Questione Giuridica: Irretroattività e la liberazione anticipata speciale

Il difensore del detenuto ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su un unico, fondamentale principio: l’irretroattività della legge penale. La tesi difensiva sosteneva che l’esclusione dal beneficio, introdotta nel 2013-2014, non potesse essere applicata a reati commessi decenni prima. Applicare questa restrizione, secondo il ricorrente, equivarrebbe a imporre un trattamento deteriore retroattivo, in contrasto con i principi stabiliti anche dalla Corte Costituzionale.

In sostanza, la domanda posta alla Corte era: è legittimo negare un beneficio introdotto oggi a causa di reati commessi ieri, quando quel beneficio (e la relativa esclusione) non esistevano?

Le Motivazioni della Cassazione: Perché l’Esclusione è Legittima

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, fornendo una spiegazione chiara e lineare. I giudici hanno sottolineato la natura eccezionale e temporanea della liberazione anticipata speciale. Non si tratta di una modifica ordinaria del sistema sanzionatorio, ma di una misura straordinaria emanata per un obiettivo specifico: ridurre il sovraffollamento carcerario in un determinato arco temporale.

Proprio perché eccezionale, il legislatore ha piena facoltà di delimitarne l’ambito di applicazione. La scelta di escludere i detenuti condannati per reati ostativi è stata considerata una decisione logica e legittima, volta a bilanciare l’esigenza deflattiva con quella di tutela della collettività. Questi detenuti sono, infatti, considerati dal legislatore come portatori di una maggiore pericolosità sociale.

Il richiamo al principio di irretroattività è stato ritenuto del tutto infondato. La Corte ha spiegato che tale principio si applica a norme che introducono un trattamento peggiorativo rispetto a quello esistente al momento del reato. In questo caso, però, la situazione è diversa: la norma non peggiora un trattamento preesistente, ma introduce un beneficio ex novo e, contestualmente, ne stabilisce i confini. La non applicazione del beneficio ai condannati per reati ostativi non dipende da normative successive (come il D.L. 306/1992), ma dalla volontà stessa del legislatore che ha creato la misura nel 2013.

Le Conclusioni: Implicazioni della Sentenza

La sentenza ribadisce un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: le misure eccezionali e premiali possono essere legittimamente sottoposte a limitazioni basate sulla tipologia di reato. La Corte conferma che la discrezionalità del legislatore nel bilanciare diversi interessi costituzionali (la finalità rieducativa della pena e la sicurezza pubblica) è ampia, specialmente quando si tratta di benefici non strutturali ma temporanei. Per i detenuti condannati per reati ostativi, questa pronuncia rappresenta un’ulteriore conferma che l’accesso a determinate misure premiali, anche se introdotte per finalità generali, rimane precluso dalla specifica disciplina prevista per i crimini di maggiore allarme sociale.

Un detenuto condannato per reati ostativi può beneficiare della liberazione anticipata speciale introdotta dal D.L. 146/2013?
No. La legge di conversione del decreto esclude espressamente e legittimamente dal beneficio i soggetti condannati per uno dei reati previsti dall’art. 4-bis dell’Ordinamento Penitenziario, anche se collaborano con la giustizia.

L’esclusione dal beneficio viola il principio di irretroattività della legge penale se i reati sono stati commessi prima dell’introduzione della norma?
No. Secondo la Cassazione, il principio non è pertinente. La norma non applica retroattivamente un trattamento peggiorativo, ma introduce un beneficio nuovo e ne definisce contestualmente i limiti. Il beneficio e la sua limitazione nascono insieme.

La scelta di escludere i condannati per reati ostativi dalla liberazione anticipata speciale è costituzionalmente legittima?
Sì. La giurisprudenza ha già ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale, affermando che il legislatore può introdurre un regime speciale e limitare un beneficio penitenziario in base alla maggiore pericolosità sociale associata a determinati reati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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