Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 26963 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 1 Num. 26963 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: FILOCAMO COGNOME
Data Udienza: 16/04/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato il 11/01/1970
avverso l’ordinanza del 09/01/2025 del GIP TRIBUNALE di TRIESTE
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
lette le conclusioni del PG, in persona di NOME COGNOME che ha chiesto una dichiarazione d’inammissibilità del ricorso;
RITENUTO IN FATTO
Il Tribunale di Trieste, quale giudice dell’esecuzione, rigettava la richiesta, presen nell’interesse di COGNOME, di applicazione della liberazione anticipata in relazione alla sostitutiva del lavoro di pubblica utilità per la ritenuta inapplicabilità dell’art. 54 legg 1975, n. 354 (ord. pen.), che si riferisce ai condannati a pena detentiva e che è previsto – in eccezionale – esplicitamente solo per l’art. 47, comma dodicesimo-bis, ord. pen. il quale prevede la possibilità del riconoscimento della liberazione anticipata all’affidato in prova al servizio che abbia dato prova in tale periodo di un suo concreto recupero sociale.
Diversamente, motiva il Tribunale, tale valutazione non è possibile per la pena sostituti del lavoro di pubblica utilità laddove la differente conseguenza tra lo svolgerlo o meno impl solo la revoca della pena sostitutiva al condannato e, da ultimo, conclude il Tribunale liberazione anticipata rientra tra le attribuzioni della magistratura di sorveglianza, in co con la competenza in materia delle due pene sostitutive a lui devolute (detenzione domiciliare semilibertà sostitutiva).
Avverso tale provvedimento ricorre, con rituale ministero difensivo, COGNOME affidandosi ad un unico motivo.
Con tale motivo, il ricorrente denuncia una violazione di legge in relazione agli artt legge 24 novembre 1981, n. 689, 47, comma dodicesimo-bis, e 54 ord. pen., poiché la prima norma citata prevede l’applicazione alle pene sostitutive delle norme dell’ordinament penitenziario, in quanto compatibili, tra le quali l’art. 47, comma dodicesimo-bis, ord. pe quale prevede la possibilità del riconoscimento della liberazione anticipata all’affidato in pro servizio sociale che abbia dato prova in tale periodo di un suo concreto recupero sociale, stant peraltro, la similitudine tra le limitazioni e le prescrizioni previste per il lavoro di pubb sostitutivo e l’affidamento in prova al servizio sociale.
Il Procuratore generale presso questa Corte, con la sua requisitoria scritta, ha chies una dichiarazione d’inammissibilità del ricorso.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso è fondato, quindi, meritevole di accoglimento.
La questione posta con il ricorso è stata oggetto di una recente pronuncia di questa Sezione della Corte (Sez. 1, n. 10302 del 10/01/2025, Rv. 287687) la quale, condivisa dal Collegio, deve essere qui ribadita.
L’art. 20-bis cod. pen. – introdotto dal d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, attuativo dei prin enunciati con l’art. 1, comma 17, legge 27 settembre 2021 n. 134, legge delega della cd. “Riforma Cartabia” – segna il formale ingresso nel codice penale della categoria delle “pen
detentive brevi”; l’art. 71 del medesimo d.lgs. 150 del 2022 ha poi introdotto una rifo organica della legge 24 novembre 1981, n. 689, ridisegnando anche il quadro generale delle c.d. sanzioni sostitutive di pene detentive brevi. L’ampliamento dei limiti di applicabilità all detentive fino a quattro anni di reclusione, unitamente alla ridefinizione della tipologia di sa (detenzione domiciliare e semilibertà, mutuate dal novero delle misure alternative al detenzione, lavoro di pubblica utilità, introdotti in via generalizzata per tutte le tipologie e pene pecuniarie) mira ad incentivare la scelta di riti alternativi, e, in particol patteggiamento, con applicazione delle pene sostitutive già in sede di cognizione, a fin deflazione processuale e penitenziaria. L’art. 57, comma 1, della legge n. 689 del 1981, come novellato, prevede espressamente che «per ogni effetto giuridico, la semilibertà sostitutiva, detenzione domiciliare sostitutiva e il lavoro di pubblica utilità sostitutivo si consideran pena detentiva della specie corrispondente a quella della pena sostituita ed un giorno di pen detentiva equivale ad un giorno di semilibertà sostitutiva, di detenzione domiciliare sostitut di lavoro di pubblica utilità sostitutivo»; conformemente a quanto già avveniva nel sistema previgente (che equiparava, per ogni effetto giuridico, la semidetenzione e la libertà control alle corrispondenti pene detentive), con il comma 2 del medesimo art. 57 il legislatore ha invec inteso differenziare la pena pecuniaria, prevedendo che essa «si considera sempre come tale, anche se sostitutiva della pena detentiva».
Il novellato art. 76 legge n. 689 del 1981 prevede poi che alle pene sostitutive «previste dal presente capo» si applicano, in quanto compatibili, gli articoli 47, comma 12-bis, 51-bis, quater e 53-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354″.
Rileva ai nostri fini l’espresso richiamo operato dal citato art. 76 all’art. 47, comm bis, ord. pen., secondo il quale «all’affidato in prova al servizio sociale che abbia dato prova nel periodo di affidamento di un suo concreto recupero essere concessa la detrazione di pena di cui all’art. 54».
E proprio sull’inciso «in quanto compatibili», contenuto nel citato art. 76, si annida la quaestio iuris, potenzialmente foriera di diverse opzioni ermeneutiche, essendo compito dell’interprete valutare se sussistano ragioni testuali o sistematiche tali da far ritenere sembra suggerire il pubblico ministero ricorrente, che sussista un’incompatibilità strutturale l’istituto della liberazione anticipata e la pena sostitutiva dei lavori di pubblica utilità.
3. Alla stregua dell’art. 54 ord. pen., recentemente novellato dal d.l. 4 luglio 2024, del 2024, convertito in legge 8 agosto 2024 n. 112, la liberazione anticipata consiste in beneficio penitenziario di carattere premiale, che può essere riconosciuto in favore condannato a pena detentiva, che abbia dato prova della positiva partecipazione al percorso di rieducazione. Esso comporta la detrazione di quarantacinque giorni per ogni singolo semestre di pena scontata. Testualmente, la nuova formulazione prescrive che: «1. Al condannato a pena detentiva che ha dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione è concessa, quale riconoscimento di tale partecipazione, e ai fini del suo più efficace reinserimento nella soc una detrazione di quarantacinque giorni per ogni singolo semestre di pena scontata. A tal fine
valutato anche il periodo trascorso in stato di custodia cautelare o di detenzione domiciliare» La disposizione è stata a lungo interpretata nel senso (cfr., per tutte, Sez. U, n. 15 del 18/06/1 Argenti, Rv. 187707 e la contestuale Sez. U, n. 16 del 18/06/1991, COGNOME, Rv. 187708) che la misura premiale della liberazione anticipata presupponeva, come condizione necessaria per la sua applicabilità, che fosse in corso uno status detentionis in espiazione di pena, senza il quale non sarebbero state possibili l’osservazione della personalità, un programma di trattamento, la partecipazione al programma, né il perseguimento dell’obiettivo di reinserimento nella società si riteneva, in definitiva, che l’eventuale cessazione dell’esecuzione penale o la condizion libertà del condannato, già inserito nel contesto sociale, impedissero di realizzare la fin premiale. Tale restrittiva interpretazione, nel tempo, ha subìto un’evoluzione che ha consenti di ampliare la portata applicativa dell’istituto.
Si è in particolare affermato che «è ammissibile la richiesta di liberazione anticipata avanzata da soggetto che si trovi in stato di libertà quando tale stato sia conseguito all’avvenuta integrale espiazione della pena ma all’intervento di un provvedimento d sospensione dell’esecuzione, succeduto ad un periodo di detenzione con riguardo al quale si possa valutare l’eventuale partecipazione del condannato all’opera di rieducazione» (Sez. 1, n. 1490 del 01/03/2000, Rv. 215936; ed ancora che «in tema di liberazione anticipata, per l’accoglibilità dell’istanza non è necessario che l’esecuzione della pena detentiva sia in co posto che in tutti i casi in cui il condannato è soggetto a forme alternative di esecuzione ritenersi soddisfatta la condizione della pendenza del rapporto esecutivo contenuta nell’art. della legge 26 luglio 1975, n. 354 (Fattispecie in cui l’istanza è stata presentata da condann che dopo un periodo di custodia cautelare doveva espiare un periodo residuo di reclusione sotto forma di affidamento al servizio sociale)» (Sez. 1, n. 30302 del 06/07/2001, Rv. 219554).
Siffatta soluzione ermeneutica ha poi trovato positivo riconoscimento normativo con l’introduzione, nel testo dell’art. 47 ord. pen., del comma 12-bis ad opera della legge 19 dicembre 2002, n. 277, art. 3, che ha esplicitamente previsto la concessione della detrazione di pena cui all’art. 54 all’affidato in prova al servizio sociale che abbia dato prova nel relativo pe un «concreto recupero sociale».
Questa Corte di legittimità ha quindi ulteriormente esteso l’applicabilità dell’is ammettendo la liberazione anticipata anche con riferimento a periodi trascorsi in liberazio condizionale (Sez. 1, n. 42468 del 21/10/2009, Rv. 245547; Sez. 1, n. 29843 del 23/06/2009, Rv. 244315; Sez. 1, n. 24925 del 27/05/2009, Rv. 243818; Sez. 1, n. 17343 del 07/04/2009, Rv. 243368; Sez. 1, n. 3852 del 25/11/2008, Rv. 241889), sul presupposto della “irrazionalità di un sistema che consenta la liberazione anticipata all’affidato in prova e non al li condizionale ravveduto, sul quale gravano prescrizioni ancor più restrittive, segnatamente sottoposizione a libertà vigilata, non prevista in caso di affidamento.
Tale approdo ermeneutico ha tratto argomenti dalla natura e dalla funzione della liberazione condizionale che, nell’interpretazione offerta dalla giurisprudenza costituzion seppur prevista dall’art. 176 cod. pen. tra le cause di sospensione dell’esecuzione c determinano l’estinzione della pena, con la regolamentazione introdotta dalla legge d
ordinamento penitenziario, è divenuta una modalità di esecuzione della pena stessa, diversa e di minore afflittività rispetto alla restrizione carceraria e collocata nella fase conclu trattamento rieducativo, ma sempre orientata a conseguire il recupero sociale del condannato (Corte cost., sentenza n. 204 del 1974; n. 282 del 1989).
In particolare, si è evidenziato che la liberazione condizionale è caratterizzata: d sostituzione in costanza di rapporto esecutivo della permanenza del sottoposto in ambito carcerario con la libertà vigilata di cui all’art. 230, primo comma, n. 2, cod. pen., la parimenti incide con effetti limitativi sulla libertà personale, imponendo l’osservanza di speci prescrizioni; dalla finalizzazione alla rieducazione del reo, cui deve sempre tendere la pe secondo il principio generale di cui all’art. 27 Cost., comma terzo, e dalla subordinazione dimostrazione del sicuro ravvedimento del condannato, tale che, se conseguito, rende inutile la protrazione dell’esecuzione (Cost. cost., sentenza 204 del 1974; Sez. 1 n. 42468 del 21/10/2009, Rv. 245547).
Sulla base di tali principi si è quindi affermato che «la liberazione anticipata può essere concessa ai condannati alla pena dell’ergastolo con riferimento ai periodi trascorsi in liberazi condizionale con sottoposizione alla libertà vigilata, al fine di conseguire, ai sensi dell’ cod. pen., l’anticipazione della cessazione della misura di sicurezza e dell’estinzione della pe (Sez. 1, n. 13934 del 29/11/2016, dep. 2017, Rv. 269940).
L’evoluzione normativa e sistematica consente quindi di affermare che la natura detentiva della misura in espiazione non è più un discrimine per la concessione del benefici, dal momento che, per poter beneficiare della libertà anticipata, non è richiesto che la detenzione sia in comporti la carcerazione all’interno di istituto penitenziario, essendo piuttosto preteso il man esaurimento del rapporto di esecuzione penale in corso, sulla cui protrazione temporale l’istitu vada ad incidere in senso favorevole al condannato, anticipandone la cessazione.
4. In tale quadro, deve inserirsi la valutazione demandata, volta a stabilire se sussist motivi di incompatibilità logica e sistematica che impediscano l’applicabilità dell’art. 47, c 12-bis, ord. pen. – e quindi dell’art. 54 ord. pen. – alla pena sostitutiva dei lavori di p utilità.
Ebbene, alla luce dell’evoluzione giurisprudenziale e normativa di cui si è detto, de innanzitutto osservarsi come la natura non detentiva della pena in esecuzione non costituisca più elemento dirimente.
Peraltro, deve osservarsi come il lavoro di pubblica utilità sostitutiva sia imperniat attività lavorative – prestazione di non meno di sei ore e non più di quindici ore settima aumentabili su richiesta del condannato – che hanno una spiccata attitudine rieducativa risocializzante (art. 56-bis, commi 1 e 2, legge n. 689 del 1981); comporta delle prescrizioni, comuni anche alla semilibertà ed alla detenzione domiciliare (art. 56-ter, legge n. 689 del 1981), ed ha finalità di reinserimento sociale, dal momento che l’UEPE deve riferire al giudice non so sull’effettivo svolgimento del lavoro da parte del condannato, ma anche «sulla condotta e sul percorso di reinserimento sociale» (art. 63, comma 3, legge n. 689 del 1981).
Appare allora utile richiamare la relazione illustrativa, allegata al d.lgs. 150 del laddove (pag. 195) afferma che
«anche il LPU sostitutivo, come la semilibertà sostitutiva e la detenzione domiciliare sostitutiva, è concepito come pena-programma. Rispetto a quelle due
diverse pene sostitutive presenta un minor grado di incidenza sulle libertà del condannato essendo del tutto privo di una componente detentiva. In tale prospettiva, il ruolo de/lavoro
pubblica utilità, nel sistema delle nuove pene sostitutive, è comparabile a quello ricope dell’affidamento in prova al servizio sociale tra le misure alternative alla detenzione, in rap
alla semilibertà e alla detenzione domiciliare».
Se quindi, come visto, la natura non detentiva della pena in oggetto, ribadita nella cit relazione, non appare elemento dirimente, merita invece di essere richiamato il parallelism
testuale effettuato in relazione ai seppur diversi istituti della pena sostitutiva dei lavori di utilità, da un lato, e della misura alternativa alla detenzione dell’affidamento in prova, dal
Parallelismo che, a fronte di indici normativi (artt. 57, comma 1, e 76 della legge n. 689
1981; artt. 47, comma
12-bis e 54 ord. pen.) che depongono per l’applicabilità della liberazione
anticipata ai condannati alla pena sostitutiva dei lavori di pubblica utilità, conforta enucleare alcun indice di incompatibilità sistematica tra i citati istituti, atteso tra l’altro
correttamente affermato dal G.E. in seno all’impugnata ordinanza, l’applicazione dell’istitut parola ai lavori di pubblica utilità sostitutivi è conforme alla ratio cui si ispira l’intera disciplina delle pene sostitutive, ossia la più ampia e possibile equiparazione tra condannati in espiazio di pena sostitutive e condannati in espiazione di pena detentiva attraverso misure alternati alla detenzione.
Deve conclusivamente ribadirsi, come detto in premessa, il principio che l’istituto de liberazione anticipata di cui all’art. 54 ord. pen., in forza del combinato disposto di cui a 57 e 76 legge n. 689 del 1981, 47, comma 12-bis, e 54 ord. pen., è applicabile alla pena sostitutiva dei lavori di pubblica utilità.
Il ricorso, per tali ragioni, deve essere accolto con il conseguente annullamento sen rinvio dell’ordinanza impugnata con trasmissione degli atti al Magistrato di sorveglianza di Tri per il proseguo.
P.Q.M.
Annulla senza rinvio l’ordinanza impugnata e dispone trasmettersi gli atti al Magistrato sorveglianza di Trieste.
Così deciso il 16/4/2025