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Liberazione anticipata: no se partecipi a rivolte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto a cui era stata negata la liberazione anticipata. La decisione si fonda sulla sua partecipazione a una rivolta in carcere, considerata prova di mancata adesione al percorso rieducativo. La Corte ha sottolineato che la valutazione disciplinare è autonoma da quella penale, per cui l’assenza di una condanna per la rivolta non è sufficiente per ottenere il beneficio, essendo cruciale la dimostrazione di un cambiamento concreto.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione Anticipata: la Partecipazione a Rivolte in Carcere ne Preclude la Concessione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3287/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di esecuzione della pena: la liberazione anticipata non è un automatismo, ma un beneficio concesso solo a chi dimostra una concreta e sincera adesione al percorso rieducativo. La partecipazione a gravi disordini, come una rivolta in carcere, costituisce un elemento ostativo, anche in assenza di una conseguente condanna penale.

I Fatti del Caso: La Rivolta in Carcere e il Diniego del Beneficio

Il caso esaminato riguarda il ricorso di un detenuto contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza, che gli aveva negato la concessione della liberazione anticipata. Il diniego era motivato dalla partecipazione del soggetto a gravi disordini avvenuti all’interno di un istituto penitenziario nel marzo 2020, in concomitanza con lo scoppio dell’emergenza Covid-19. Per tale comportamento, il detenuto aveva subito una sanzione disciplinare.

Il ricorrente, nel suo appello alla Corte di Cassazione, sosteneva che l’episodio, pur avendo rilevanza disciplinare, non aveva portato a conseguenze penali a suo carico. A suo avviso, l’esito delle indagini penali avrebbe dovuto superare e smentire le conclusioni raggiunte in sede amministrativa, rendendo illegittimo il diniego del beneficio.

La Decisione della Corte: Autonomia tra Procedimento Penale e Disciplinare

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici hanno chiarito un punto cruciale: la valutazione ai fini della concessione della liberazione anticipata e l’accertamento di un reato in sede penale sono due percorsi autonomi e distinti.

Il fatto che il procedimento penale relativo alla rivolta non abbia portato a una condanna non cancella la materialità dei comportamenti tenuti dal detenuto. La partecipazione attiva a proteste violente, che integrano un vero e proprio tentativo di rivolta, è di per sé un comportamento sintomatico di una mancata adesione al percorso rieducativo, che è il presupposto indispensabile per ottenere lo sconto di pena.

Le Motivazioni: La Partecipazione alla Rieducazione è Sostanziale, non Formale

La Corte ha ribadito che, ai sensi dell’art. 54 della legge sull’ordinamento penitenziario, la liberazione anticipata è subordinata alla prova che il detenuto abbia tenuto una condotta regolare e, soprattutto, che abbia partecipato all’opera di rieducazione. Questa partecipazione non deve essere meramente formale, ma deve tradursi in un impegno concreto e desumibile da comportamenti oggettivi.

L’adesione al processo di reintegrazione sociale deve manifestarsi attraverso una “tensione finalistica verso nuovi modelli di vita”, contraddistinti dall’abbandono delle logiche devianti pregresse. La partecipazione a una rivolta carceraria, un atto di grave insubordinazione e violenza, è esattamente l’opposto di tale adesione. Dimostra, al contrario, una persistenza in schemi comportamentali incompatibili con il percorso trattamentale offerto.

I giudici hanno specificato che, sebbene la valutazione vada fatta per ogni singolo semestre, comportamenti particolarmente gravi possono avere un impatto negativo anche sulla valutazione di periodi precedenti o successivi, poiché rivelano un’assenza di quel cambiamento interiore che la legge richiede.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato: per ottenere i benefici penitenziari, non basta astenersi dal commettere reati o mantenere una condotta formalmente corretta. È necessario dimostrare un cambiamento profondo e una sincera volontà di reinserirsi nella società. La partecipazione a disordini interni al carcere è un segnale inequivocabile che questo cambiamento non è ancora avvenuto. La decisione del Tribunale di Sorveglianza, basata sulla gravità del comportamento e sulla sua palese contraddizione con le finalità rieducative della pena, è stata quindi ritenuta congruamente motivata e immune da vizi logici, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La partecipazione a una rivolta in carcere impedisce di ottenere la liberazione anticipata?
Sì, perché tale comportamento è considerato una prova della mancata adesione al percorso di rieducazione, che è un requisito fondamentale per la concessione del beneficio. Dimostra una persistenza in logiche devianti incompatibili con il trattamento.

Se per un fatto non si subisce una condanna penale, questo può comunque essere usato per negare la liberazione anticipata?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la valutazione disciplinare ai fini dei benefici penitenziari è autonoma rispetto all’accertamento penale. L’assenza di una condanna non cancella la gravità del comportamento e il suo significato negativo rispetto al percorso rieducativo del detenuto.

Cosa si intende per “partecipazione all’opera di rieducazione”?
Non si tratta di una condotta meramente formale, ma di un’adesione sostanziale al processo di reintegrazione sociale. Deve essere desumibile da comportamenti concreti che dimostrino un impegno a trarre profitto dalle opportunità offerte dal trattamento, a mantenere rapporti costruttivi e ad abbandonare i modelli di vita devianti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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