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Liberazione anticipata: no se la condotta è negativa

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35926/2025, ha rigettato il ricorso di un detenuto a cui era stata negata la liberazione anticipata. La Corte ha stabilito che le violazioni commesse durante l’affidamento in prova, che hanno portato alla revoca della misura, dimostrano una mancata partecipazione all’opera di rieducazione. Questo giustifica il diniego del beneficio, anche se la revoca non ha avuto effetto retroattivo e la pena fino a un certo punto è stata considerata espiata.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione Anticipata: La Condotta Negativa Annulla il Beneficio

La liberazione anticipata rappresenta un istituto fondamentale nel percorso di rieducazione del condannato, ma la sua concessione non è automatica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: le trasgressioni durante una misura alternativa, come l’affidamento in prova, possono precludere il beneficio, anche se la revoca della misura non è retroattiva. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne le implicazioni.

I Fatti del Caso

Un detenuto si è visto negare dal Tribunale di Sorveglianza la liberazione anticipata per due specifici semestri. Il primo semestre era stato interamente trascorso in affidamento in prova ai servizi sociali, misura che è stata successivamente revocata. Il secondo semestre in questione era stato espiato in parte in affidamento e in parte in carcere, a seguito della revoca.

Il Tribunale aveva concesso il beneficio solo per un semestre successivo, ritenendo che per i periodi precedenti la condotta del soggetto non fosse meritevole. In particolare, il diniego si fondava su una serie di comportamenti trasgressivi: ammonimenti, mancato rispetto degli appuntamenti con l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (UEPE), mancato avvio dell’attività di volontariato prescritta e atteggiamenti scorretti, condotte che avevano infine determinato la revoca dell’affidamento in prova.

Il Ricorso in Cassazione

Il ricorrente ha impugnato l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza, lamentando una motivazione contraddittoria e illogica. Secondo la difesa, il Tribunale avrebbe errato su due fronti:

1. Per il primo semestre: Pur avendo la revoca dell’affidamento avuto effetto solo dal momento della sua pronuncia (ex nunc), e quindi riconoscendo come espiata la pena fino a una certa data, il Tribunale aveva negato il beneficio. Ciò appariva contraddittorio, poiché il riconoscimento della pena espiata sembrava implicare un giudizio positivo sulla condotta.
2. Per il quarto semestre: Il ricorrente sosteneva di aver tenuto una condotta ineccepibile durante questo periodo e che le violazioni precedenti, avvenute in un altro semestre, non avrebbero dovuto influire sulla valutazione.

In sostanza, la difesa riteneva che la valutazione per la liberazione anticipata dovesse essere strettamente ancorata al semestre di riferimento, senza considerare condotte passate, e che la valutazione positiva ai fini dell’espiazione della pena dovesse automaticamente tradursi in una valutazione positiva per il beneficio.

Le Motivazioni della Cassazione sul diniego della liberazione anticipata

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo chiarimenti importanti sulla distinzione tra i diversi piani di valutazione. I giudici hanno sottolineato che il criterio per la concessione della liberazione anticipata, ai sensi dell’art. 54 dell’Ordinamento Penitenziario, è la prova di partecipazione all’opera di rieducazione.

La Corte ha spiegato che la revoca dell’affidamento in prova, sebbene con efficacia non retroattiva, si fonda su violazioni gravi che sono, di per sé, la prova tangibile della mancata adesione al percorso rieducativo. Le trasgressioni commesse (mancato rispetto delle prescrizioni, atteggiamenti scorretti) sono state considerate significative della mancanza di partecipazione richiesta dalla legge per ottenere la riduzione di pena.

Di conseguenza, il fatto che la pena sia stata dichiarata espiata fino a una certa data non crea alcun automatismo. La valutazione per la liberazione anticipata è autonoma e più stringente: non basta non commettere reati, ma è necessaria una partecipazione attiva e costruttiva al trattamento. Le continue inadempienze, protrattesi fino al momento della revoca, hanno correttamente fondato la decisione del Tribunale di negare il beneficio per i semestri in cui tali condotte si sono verificate, in quanto sintomatiche di un fallimento del percorso rieducativo in quel lasso di tempo.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: la valutazione per la concessione della liberazione anticipata è indipendente da altre valutazioni, come quella sulla revoca delle misure alternative. Anche se la revoca dell’affidamento in prova non ha effetto retroattivo, le condotte negative che l’hanno causata costituiscono una prova diretta della mancata partecipazione del condannato all’opera di rieducazione. Pertanto, è legittimo negare la riduzione di pena per i semestri caratterizzati da tali comportamenti, poiché viene a mancare il presupposto essenziale richiesto dalla legge per la concessione del beneficio.

La revoca non retroattiva dell’affidamento in prova impedisce di ottenere la liberazione anticipata per il periodo trascorso in misura alternativa?
Sì, può impedirlo. La Corte ha chiarito che le violazioni che hanno causato la revoca, anche se questa non è retroattiva, dimostrano la mancata partecipazione del condannato all’opera di rieducazione, che è il requisito fondamentale per ottenere il beneficio.

Qual è il criterio principale per concedere la liberazione anticipata?
Il criterio principale, secondo l’art. 54 dell’Ordinamento Penitenziario, è la prova che il condannato abbia partecipato attivamente e proficuamente all’opera di rieducazione. Non è sufficiente la mera astensione da comportamenti illeciti.

Le violazioni commesse in un semestre possono influenzare la valutazione di un semestre successivo?
La sentenza chiarisce che le violazioni sono rilevanti per il semestre in cui sono state commesse. Nel caso specifico, le inadempienze sono state considerate continue fino al momento della revoca della misura, influenzando quindi la valutazione di tutti i periodi coinvolti fino a quella data.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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