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Liberazione anticipata: no se la condotta è irregolare

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro il diniego della liberazione anticipata. La decisione si fonda sul principio che la condotta del detenuto va valutata nel suo complesso. Anche un semestre senza infrazioni disciplinari perde di valore se episodi successivi dimostrano la mancanza di una reale partecipazione al percorso rieducativo, indicando una generale e reiterata irregolarità del comportamento.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione anticipata: la condotta irregolare annulla i periodi positivi

La liberazione anticipata è uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento penitenziario, pensato per incentivare la partecipazione del detenuto al percorso di rieducazione. Tuttavia, la sua concessione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva del comportamento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come anche un solo semestre senza infrazioni non sia sufficiente se la condotta generale del detenuto rimane irregolare.

I Fatti del Caso

Un detenuto si vedeva respingere l’istanza di liberazione anticipata dal Magistrato di Sorveglianza. La decisione veniva confermata anche in sede di reclamo dal Tribunale di Sorveglianza. Il motivo del diniego risiedeva nelle infrazioni disciplinari commesse dal condannato, considerate indicative di una mancata adesione al percorso rieducativo.

Contro questa decisione, il difensore del detenuto proponeva ricorso per Cassazione, lamentando due aspetti principali:
1. Un’eccessiva importanza data alle infrazioni disciplinari.
2. La mancata valorizzazione di un semestre durante il quale non erano state registrate violazioni, sostenendo che le infrazioni successive non potessero retroattivamente inficiare il periodo positivo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto che il ricorso non sollevasse questioni di legittimità, ma mirasse a ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti, già esaminati dal Tribunale di Sorveglianza.

Le motivazioni della decisione e la valutazione della liberazione anticipata

La Cassazione ha basato la sua decisione su principi consolidati. In primo luogo, ha ribadito che il ricorso non può limitarsi a riproporre le stesse doglianze del reclamo, ma deve confrontarsi specificamente con le motivazioni della decisione impugnata.

Il punto centrale, tuttavia, riguarda la valutazione del percorso rieducativo. La Corte ha spiegato che, secondo la sua costante giurisprudenza, una trasgressione comportamentale può avere effetti negativi non solo sui semestri futuri, ma anche su quelli passati. Un’infrazione, infatti, può essere l’indice che la partecipazione del detenuto all’opera di rieducazione non è mai stata genuina e profonda, anche nei periodi apparentemente ‘puliti’.

Nel caso specifico, il Tribunale di Sorveglianza aveva correttamente evidenziato che l’intero periodo di detenzione era stato ‘costellato da una condotta reiterata irregolare’. Questa valutazione complessiva è stata ritenuta logica e sufficiente a dimostrare l’assenza di un serio processo di risocializzazione e di un reale abbandono delle logiche devianti. Di conseguenza, negare la liberazione anticipata è stata una corretta applicazione dei principi di legge.

Le conclusioni: cosa insegna questa ordinanza?

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni. La prima è di carattere processuale: il ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge) e non può essere utilizzato per chiedere ai giudici di rivalutare i fatti.

La seconda, e più sostanziale, riguarda i criteri per la concessione della liberazione anticipata. Questo beneficio non si ottiene semplicemente collezionando semestri senza note disciplinari. È necessaria una valutazione globale e coerente del percorso del detenuto. Una condotta complessivamente irregolare e altalenante è sintomo di una mancata adesione al progetto rieducativo e, pertanto, osta alla concessione del beneficio, dimostrando che il fine della pena non è stato ancora raggiunto.

Una trasgressione disciplinare può annullare un precedente semestre senza infrazioni ai fini della liberazione anticipata?
Sì. La Corte di Cassazione afferma che una trasgressione può ripercuotersi sui semestri antecedenti, in quanto può essere considerata un indice dell’assenza di effetti positivi e di una mancata reale partecipazione all’opera di rieducazione anche nel periodo precedente.

Perché il ricorso del detenuto è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare errori di diritto nella decisione del Tribunale, si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte e a sollecitare una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Qual è il criterio principale per valutare la concessione della liberazione anticipata?
Il criterio principale è la valutazione complessiva della partecipazione del condannato all’opera di rieducazione. Non si valutano i singoli semestri in modo isolato, ma si considera l’intera condotta per verificare se vi sia un serio e costante processo di risocializzazione e un abbandono delle logiche devianti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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