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Liberazione anticipata: no se hai il cellulare in cella

La Corte di Cassazione ha confermato il diniego della liberazione anticipata a un detenuto sorpreso in possesso di un telefono cellulare in carcere. La sentenza sottolinea che tale grave infrazione, costituendo reato, dimostra una mancanza di adesione al percorso rieducativo e può giustificare una valutazione negativa non solo per il semestre in cui è avvenuta, ma anche per quelli successivi, precludendo l’accesso al beneficio.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione Anticipata Negata: Il Prezzo di un Cellulare in Cella

La liberazione anticipata è uno strumento fondamentale nel percorso di reinserimento sociale del condannato, ma la sua concessione è subordinata a una rigorosa valutazione della condotta. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 20717/2024) ribadisce un principio cruciale: la commissione di un reato durante la detenzione, come il possesso di un telefono cellulare, è una grave infrazione che può annullare i progressi fatti e precludere il beneficio, anche per i periodi successivi all’infrazione stessa.

I Fatti del Caso

Un detenuto aveva presentato istanza per ottenere la liberazione anticipata per due semestri consecutivi. La richiesta era stata respinta sia dal Magistrato di Sorveglianza sia, in sede di reclamo, dal Tribunale di Sorveglianza. La ragione del diniego era chiara: durante il primo semestre di osservazione, il detenuto era stato trovato in possesso di un telefono cellulare, condotta che costituisce il reato previsto dall’art. 391-ter del codice penale.
Il ricorrente si era difeso sostenendo che l’episodio fosse isolato e non dovesse inficiare la valutazione del semestre successivo, durante il quale aveva mantenuto una condotta leale e partecipativa.

La Decisione della Cassazione sulla Liberazione Anticipata

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno confermato la decisione del Tribunale di Sorveglianza, stabilendo che la gravità della condotta tenuta dal detenuto giustificava ampiamente il rigetto dell’istanza. La Corte ha chiarito che la valutazione per la concessione della liberazione anticipata non può essere frammentata in modo rigido, ignorando comportamenti gravi che minano alla base la credibilità del percorso rieducativo.

Le Motivazioni della Sentenza

La sentenza si basa su alcuni pilastri fondamentali del diritto penitenziario. Innanzitutto, per ottenere il beneficio non è sufficiente una condotta passiva e disciplinata, ma è richiesta una partecipazione attiva e una cooperazione volontaria al trattamento rieducativo. Il fine ultimo è un reale cambiamento e un efficace reinserimento nella società.

La commissione di un reato in carcere, in particolare il possesso di un cellulare, è sintomo di un’evidente insofferenza alle regole e di una mancanza di responsabilità. Tale comportamento non è un semplice difetto di partecipazione, ma la negazione del requisito base della regolarità della condotta.

I giudici hanno evidenziato che una trasgressione di tale gravità, che manifesta l’assenza di effetti positivi del percorso di rieducazione, può legittimamente riflettersi negativamente non solo sul semestre in cui è avvenuta, ma anche sui semestri successivi. Il Tribunale, quindi, ha correttamente operato una valutazione globale del comportamento, ritenendo che l’uso di telefoni per comunicare con l’esterno costituisse una palese violazione del patto trattamentale e giustificasse il diniego del beneficio per l’intero periodo richiesto.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza un principio cardine: la liberazione anticipata è una ricompensa per un impegno concreto e costante nel percorso di riabilitazione. Un singolo atto grave, specialmente se costituisce reato, può essere interpretato come un segnale inequivocabile che il detenuto non ha ancora interiorizzato i valori di legalità e responsabilità necessari per beneficiare di una riduzione della pena. Questa sentenza serve da monito: la strada verso il reinserimento sociale non ammette scorciatoie e richiede un’adesione totale e sincera alle regole del trattamento penitenziario.

Possedere un cellulare in carcere può impedire la concessione della liberazione anticipata?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, tale condotta costituisce un reato grave che dimostra un’assenza di adesione al percorso rieducativo, requisito fondamentale per ottenere il beneficio.

Una sola infrazione commessa in un semestre può influenzare la valutazione dei semestri successivi?
Sì. La sentenza chiarisce che una trasgressione di particolare gravità può riflettersi negativamente anche sul giudizio relativo ai semestri successivi, poiché dimostra che l’opera di rieducazione non ha prodotto effetti positivi sul detenuto.

Per ottenere la liberazione anticipata è sufficiente non ricevere sanzioni disciplinari?
No. La legge richiede una partecipazione attiva e una volontaria cooperazione al trattamento rieducativo. Una condotta meramente passiva o la commissione di reati all’interno dell’istituto penitenziario sono ostative alla concessione del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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