LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Liberazione anticipata: no al calcolo preventivo

La Corte di Cassazione ha stabilito che i benefici della liberazione anticipata, pur indicati nel nuovo ordine di esecuzione, non possono essere scomputati preventivamente dalla pena per rientrare nei limiti di ammissibilità delle misure alternative, come l’affidamento in prova. La concessione del beneficio rimane subordinata alla partecipazione effettiva al percorso rieducativo e alla valutazione del magistrato di sorveglianza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione anticipata: la Cassazione nega il calcolo anticipato per le misure alternative

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande attualità nel diritto penitenziario: il calcolo della pena residua ai fini dell’accesso alle misure alternative alla detenzione, alla luce della nuova disciplina sulla liberazione anticipata. La Corte ha chiarito che i potenziali sconti di pena futuri non possono essere detratti in via preventiva per rientrare nei limiti di legge previsti per benefici come l’affidamento in prova.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un condannato avverso l’ordinanza del Tribunale militare di sorveglianza, che aveva respinto la sua istanza di affidamento in prova al servizio sociale. Il diniego era motivato dal fatto che la pena residua da espiare superava il limite di quattro anni, soglia massima stabilita dalla legge per la concessione di tale misura.

Il ricorrente, attraverso il suo difensore, sosteneva una diversa interpretazione della normativa, in particolare delle nuove disposizioni introdotte dal D.L. n. 92/2024 (convertito in Legge n. 112/2024). Secondo la tesi difensiva, la pena da considerare dovrebbe essere calcolata al netto di tutte le detrazioni per la liberazione anticipata potenzialmente maturabili nel corso della futura esecuzione della pena. Applicando questo calcolo, la pena residua sarebbe scesa al di sotto della soglia dei quattro anni, rendendo ammissibile la richiesta di affidamento in prova.

La Riforma e l’interpretazione della liberazione anticipata

La recente riforma ha introdotto il comma 10-bis all’art. 656 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che nell’ordine di esecuzione della pena devono essere indicate le detrazioni previste dall’articolo 54 dell’Ordinamento Penitenziario (appunto, la liberazione anticipata), specificando sia la pena totale che quella ridotta. L’ordine deve anche avvisare il condannato che tali detrazioni non saranno riconosciute se non parteciperà attivamente all’opera di rieducazione.

Lo scopo del legislatore, come chiarito nei lavori preparatori, è quello di dare maggiore certezza al condannato sulla durata effettiva della pena in caso di buona condotta e di incentivare l’adesione ai programmi rieducativi. Tuttavia, la norma non ha introdotto un automatismo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, fornendo una lettura chiara e rigorosa della nuova normativa. I giudici hanno sottolineato che l’indicazione delle potenziali detrazioni nell’ordine di esecuzione ha una funzione meramente informativa e incentivante. Non trasforma un beneficio futuro e incerto, subordinato a una valutazione discrezionale del magistrato di sorveglianza sulla base della condotta del detenuto, in un diritto acquisito e calcolabile fin dall’inizio.

La Corte ha ribadito che la liberazione anticipata è e rimane un beneficio premiale, la cui effettiva concessione dipende dalla “prova di partecipazione all’opera di rieducazione”. Di conseguenza, non è possibile scomputare in via anticipata e ipotetica periodi di detrazione non ancora maturati e, soprattutto, non ancora vagliati dall’autorità giudiziaria competente.

Per determinare la pena residua ai fini dell’ammissibilità alle misure alternative, si deve fare riferimento alla pena inflitta, al netto del solo presofferto già scontato. Il calcolo non può includere le future e potenziali riduzioni di pena. Diversamente, si creerebbe un meccanismo automatico che snaturerebbe la finalità premiale dell’istituto.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: la pena da considerare per l’accesso ai benefici penitenziari è quella certa e attuale. La riforma sulla liberazione anticipata mira a trasparenza e incentivazione, ma non a una riduzione preventiva e automatica della pena. La partecipazione al percorso rieducativo resta il presupposto indispensabile per ottenere lo sconto di pena, che potrà essere concesso solo a seguito di una valutazione positiva da parte della magistratura di sorveglianza. La decisione, pertanto, conferma che il calcolo per l’ammissione alle misure alternative deve basarsi sulla pena effettiva da espiare, senza poter contare su sconti futuri e solo potenziali.

È possibile calcolare in anticipo la liberazione anticipata per accedere a misure come l’affidamento in prova?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la pena da considerare per l’ammissibilità a misure alternative è quella residua effettiva, senza poter detrarre in via preventiva i benefici futuri e potenziali della liberazione anticipata, poiché questi non sono automatici ma dipendono dalla condotta del detenuto.

Qual è lo scopo della nuova norma che indica le detrazioni nell’ordine di esecuzione?
La nuova disposizione ha una finalità informativa e di incentivo. Serve a dare maggiore certezza al condannato sulla durata della pena in caso di buona condotta e a spingerlo a partecipare attivamente al programma rieducativo, ma non rende la riduzione di pena un diritto automatico.

La concessione della liberazione anticipata è un diritto automatico del condannato?
No, non è un diritto automatico. La sua concessione rimane subordinata a una valutazione positiva da parte del magistrato di sorveglianza, che deve verificare l’effettiva partecipazione del condannato all’opera di rieducazione. L’esito di questa valutazione non è scontato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati