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Liberazione anticipata: no a scomputo per sospensione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44020/2024, ha stabilito che i benefici futuri derivanti dalla liberazione anticipata non possono essere calcolati in anticipo per ridurre la pena al di sotto della soglia che consente la sospensione dell’ordine di carcerazione. La nuova normativa (art. 656, comma 10-bis c.p.p.) ha una finalità informativa e incentivante per il condannato, ma non introduce un automatismo nella riduzione della pena. La concessione del beneficio resta subordinata a una valutazione successiva del magistrato di sorveglianza sulla partecipazione del detenuto al percorso rieducativo.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione Anticipata: La Cassazione Chiarisce, i Benefici Futuri Non Sospendono la Pena

Una recente e importante sentenza della Corte di Cassazione (n. 44020/2024) ha fatto luce sull’applicazione della nuova normativa in materia di liberazione anticipata, introdotta con il D.L. n. 92/2024. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: i potenziali sconti di pena futuri non possono essere utilizzati per calcolare la pena da espiare ai fini della sospensione dell’ordine di carcerazione. Questa decisione chiarisce la portata della riforma, sottolineandone il carattere incentivante piuttosto che automatico.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un condannato a una pena di quattro anni e sei mesi di reclusione. A seguito della condanna definitiva, il suo difensore ha presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione chiedendo di sospendere l’ordine di carcerazione. La tesi difensiva si basava sulla nuova formulazione dell’art. 656, comma 10-bis, del codice di procedura penale. Secondo il ricorrente, la pena effettiva da scontare doveva essere calcolata sottraendo in anticipo tutti i giorni di liberazione anticipata potenzialmente maturabili nel corso della detenzione. Con tale calcolo, la pena residua sarebbe scesa al di sotto del limite di quattro anni, soglia che, in presenza di altre condizioni, consente la sospensione dell’esecuzione e l’accesso a misure alternative al carcere. Il Tribunale di Reggio Calabria, tuttavia, aveva rigettato l’istanza, portando il caso all’attenzione della Suprema Corte.

La Nuova Normativa sulla Liberazione Anticipata

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione del nuovo comma 10-bis dell’art. 656 c.p.p. Questa norma stabilisce che nell’ordine di esecuzione, il Pubblico Ministero debba indicare la pena da espiare “computando le detrazioni previste dall’articolo 54 della legge 26 luglio 1975, n. 354”, ovvero i giorni di liberazione anticipata. L’ordine deve specificare sia la pena totale sia quella ridotta, avvisando il condannato che tali detrazioni non saranno riconosciute se non parteciperà all’opera di rieducazione.

L’obiettivo del legislatore, come chiarito nei lavori preparatori, è duplice:
1. Certezza: Fornire al condannato una chiara prospettiva sulla durata effettiva della sua detenzione in caso di buona condotta.
2. Incentivo: Stimolare l’adesione al programma rieducativo, mostrando fin da subito il beneficio concreto che ne può derivare.

L’Interpretazione della Cassazione sulla Liberazione Anticipata

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo un’interpretazione rigorosa e coerente con la finalità della norma. I giudici hanno chiarito che l’indicazione della pena ridotta nell’ordine di esecuzione ha una natura puramente prospettica e informativa. Non si tratta di un riconoscimento anticipato e automatico del beneficio.

La liberazione anticipata rimane un beneficio condizionato. La sua effettiva concessione dipende da un provvedimento espresso del magistrato di sorveglianza, che deve verificare, semestre per semestre, la reale partecipazione del detenuto al percorso rieducativo. Pertanto, calcolare in anticipo un beneficio futuro e incerto per determinare la sospensione della pena sarebbe una forzatura normativa. La sospensione dell’ordine di carcerazione, ai sensi dell’art. 656, comma 5, c.p.p., può basarsi solo su dati certi, come la pena inflitta e i periodi di presofferto già scontati e valutati.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un’esegesi sia testuale che teleologica della nuova legge. Testualmente, la norma parla di “computare le detrazioni” in un’ottica di evidenziazione, non di effettiva applicazione immediata. Teleologicamente, lo scopo non è quello di creare un automatismo che riduca le pene “sulla carta” prima ancora che l’esecuzione sia iniziata, ma quello di spingere il condannato a un comportamento virtuoso.

La Corte ha sottolineato che un’interpretazione diversa equivarrebbe a trasformare una prospettazione in un diritto acquisito, snaturando l’istituto della liberazione anticipata, che è e rimane un premio per la meritevolezza della condotta tenuta durante l’esecuzione della pena. Viceversa, il beneficio deve essere guadagnato sul campo, attraverso provvedimenti espressi del magistrato di sorveglianza, che ne valuterà i presupposti.

Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione traccia una linea netta: la riforma sulla liberazione anticipata non ha modificato i criteri per la sospensione dell’ordine di carcerazione. Il calcolo della pena ai fini dell’applicazione di questo istituto deve fondarsi esclusivamente sulla pena residua certa, escludendo i benefici futuri e meramente potenziali. La decisione riafferma il principio secondo cui i meccanismi premiali del sistema penitenziario sono legati alla valutazione concreta della condotta del detenuto e non a presunzioni o automatismi. L’indicazione della pena ridotta nell’ordine di carcerazione serve a motivare il condannato, non a garantirgli un accesso anticipato a misure alternative alla detenzione.

La nuova legge sulla liberazione anticipata permette di sospendere l’ordine di carcerazione se la pena, al netto dei benefici futuri, è inferiore a 4 anni?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che i benefici potenziali futuri non possono essere scomputati in via anticipata per rientrare nei limiti di pena che consentono la sospensione dell’ordine di esecuzione. Il calcolo si basa solo sulla pena certa da espiare.

A cosa serve, quindi, indicare la pena ridotta nell’ordine di esecuzione?
Serve a informare il condannato della concreta possibilità di ridurre la propria pena e a incentivarlo a partecipare attivamente al percorso di rieducazione. Ha una funzione di prospettazione e motivazione, non di riconoscimento automatico del beneficio.

Chi decide sulla concessione effettiva della liberazione anticipata?
La decisione spetta esclusivamente al magistrato di sorveglianza competente. Questi, al termine di ogni semestre di pena scontata, valuta la condotta del detenuto e la sua partecipazione all’opera di rieducazione e, solo in caso di esito positivo, concede con un provvedimento espresso la riduzione di pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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