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Liberazione anticipata: la valutazione per semestri

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un detenuto a cui era stata negata la liberazione anticipata. La Corte ha stabilito che la valutazione della partecipazione all’opera rieducativa deve avvenire per singoli semestri e basarsi su elementi concreti. Ha annullato il diniego per i primi due semestri, ritenendolo fondato su una mera presunzione legata alla gravità del reato. Ha invece confermato il rigetto per i semestri successivi, a causa di una grave infrazione del detenuto (possesso di un cellulare), considerata prova di mancata adesione al percorso rieducativo.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione anticipata: la valutazione deve basarsi su fatti, non su presunzioni

La liberazione anticipata è uno strumento fondamentale nel percorso di rieducazione del condannato, ma la sua concessione non è automatica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la valutazione della condotta del detenuto deve essere rigorosa, frazionata per ogni singolo semestre, e fondata su elementi concreti, non su mere supposizioni. Analizziamo questo importante caso.

I Fatti del Caso

Un detenuto, condannato a diciassette anni per omicidio volontario commesso nel 2011, si vedeva rigettare la richiesta di liberazione anticipata per i semestri compresi tra maggio 2019 e novembre 2021. Il Tribunale di Sorveglianza aveva motivato il diniego per i primi due semestri (maggio 2019 – maggio 2020) sulla base di una presunzione: data la gravità del reato, era improbabile che il detenuto avesse aderito sin da subito al percorso rieducativo. Per il periodo successivo, invece, il rigetto era fondato su un fatto concreto e grave: il possesso e l’utilizzo di un telefono cellulare per oltre un anno all’interno del carcere.

Il detenuto ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo l’illogicità della motivazione del Tribunale, specialmente per il primo periodo, e sottolineando come, per i semestri successivi a quelli contestati, gli fosse stata invece concessa la liberazione anticipata grazie all’impegno nello studio e nel lavoro.

La Decisione della Corte di Cassazione: una valutazione su due binari

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, operando una netta distinzione tra i periodi in esame e fornendo chiarimenti essenziali sui criteri di valutazione per la liberazione anticipata.

Il Diniego per i Primi Semestri: una motivazione illogica

La Cassazione ha censurato duramente la decisione del Tribunale di Sorveglianza relativa ai primi due semestri. I giudici hanno definito il ragionamento del Tribunale una ‘mera illazione’, ovvero una supposizione non supportata da alcuna prova concreta. Negare il beneficio basandosi unicamente sulla gravità del reato commesso ben sette anni prima dell’inizio della detenzione è stato ritenuto manifestamente illogico.

La Corte ha sottolineato che non si può presumere a priori che un detenuto sia refrattario alla risocializzazione solo perché ha commesso un crimine grave. La valutazione deve, al contrario, basarsi sull’analisi puntuale della sua condotta durante il semestre in questione. Per questo motivo, la Corte ha annullato l’ordinanza per questa parte, rinviando il caso al Tribunale di Sorveglianza per un nuovo esame che sia ‘emendato dal vizio riscontrato’.

La Conferma del Diniego per il Periodo Successivo: la gravità dell’infrazione

Di tutt’altro avviso è stata la Corte riguardo ai semestri successivi (maggio 2020 – novembre 2021). In questo caso, il diniego del beneficio è stato confermato. La motivazione risiede nel comportamento del detenuto, che per oltre un anno ha posseduto e utilizzato un telefono cellulare in carcere.

Questo comportamento non è una semplice infrazione disciplinare, ma una condotta grave, penalmente rilevante (art. 391-ter c.p.), che dimostra in modo inequivocabile la ‘mancata adesione ad un progetto di socializzazione consapevole’. Secondo la Corte, un’azione del genere è incompatibile con la prova di partecipazione all’opera di rieducazione, requisito indispensabile per ottenere la liberazione anticipata.

Le Motivazioni

La sentenza si fonda sul principio cardine dell’articolo 54 dell’Ordinamento Penitenziario, che subordina la concessione del beneficio alla prova di una condotta regolare e di una partecipazione effettiva al percorso rieducativo. La giurisprudenza costante, richiamata dalla Corte, afferma che la valutazione deve essere ‘frazionata’, analizzando cioè ogni singolo semestre. Sebbene comportamenti gravi possano avere un’eco sui periodi precedenti, non possono sostituire un’analisi fattuale della condotta tenuta in quel specifico arco temporale. La decisione del Tribunale di Sorveglianza di negare il beneficio per i primi semestri basandosi su una presunzione è stata considerata un vizio logico insanabile. Al contrario, per il periodo successivo, la prova concreta dell’illecito (l’uso del cellulare) ha fornito una base fattuale solida e legittima per il rigetto della domanda.

Le Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione è di grande importanza pratica. Ribadisce che la concessione della liberazione anticipata non può essere negata sulla base di pregiudizi o supposizioni legate alla storia criminale del detenuto. Ogni semestre rappresenta un capitolo a sé, che deve essere valutato sulla base di elementi oggettivi e documentabili di partecipazione al trattamento. Al contempo, la sentenza conferma che gravi violazioni delle regole carcerarie, come l’uso di dispositivi non consentiti, costituiscono una prova diretta e inconfutabile della mancata adesione al percorso rieducativo, giustificando pienamente il diniego del beneficio per i periodi in cui tali violazioni si sono verificate.

È possibile negare la liberazione anticipata solo sulla base della gravità di un reato commesso molti anni prima?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non si può presumere la mancata partecipazione all’opera rieducativa solo per la gravità del reato, specialmente se questo è stato commesso molto tempo prima dell’inizio della detenzione. La valutazione deve basarsi su fatti concreti relativi alla condotta del detenuto nel semestre in esame.

Una grave infrazione disciplinare può influenzare la valutazione dei semestri precedenti?
La valutazione deve essere ‘frazionata’, cioè per singoli semestri. Un comportamento grave, come l’uso di un cellulare, pur essendo sintomatico, non può giustificare automaticamente il diniego per semestri precedenti, per i quali va condotta un’analisi specifica basata su elementi fattuali concreti di quel periodo.

L’uso di un telefono cellulare in carcere impedisce sempre la concessione della liberazione anticipata?
Sì, per i semestri in cui è avvenuto l’illecito. La sentenza conferma che il possesso e l’utilizzo prolungato di un cellulare in carcere è una condotta trasgressiva grave, che dimostra una chiara mancata adesione al progetto di rieducazione e giustifica pienamente il rigetto della richiesta per il periodo interessato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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