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Liberazione anticipata: la valutazione della condotta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro il diniego della liberazione anticipata. La decisione si fonda sulla valutazione negativa della condotta del ricorrente, desunta da reati commessi subito dopo il semestre di riferimento, considerati prova del fallimento del percorso rieducativo.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione anticipata: la valutazione della condotta alla luce dei comportamenti successivi

L’istituto della liberazione anticipata rappresenta un pilastro del sistema penitenziario italiano, incentivando la partecipazione del detenuto al percorso rieducativo. Tuttavia, la sua concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i criteri di valutazione della condotta, sottolineando come anche comportamenti successivi al semestre in esame possano avere un peso determinante.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un detenuto contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza, che gli aveva negato il beneficio della liberazione anticipata. Il diniego non si basava su infrazioni commesse durante il semestre di detenzione oggetto di valutazione, bensì su numerosi reati che il soggetto aveva commesso in un periodo immediatamente successivo. Il ricorrente contestava tale approccio, sostenendo che la valutazione dovesse essere strettamente circoscritta al periodo di riferimento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la legittimità della decisione del Tribunale di Sorveglianza. Gli Ermellini hanno ribadito che, sebbene la valutazione per la liberazione anticipata debba essere effettuata per singoli semestri, ciò non esclude la possibilità di considerare elementi esterni, purché sintomatici della mancata adesione al progetto rieducativo.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato il proprio ragionamento richiamando consolidati principi giurisprudenziali in materia.

I Criteri per la Liberazione Anticipata

L’articolo 54 dell’Ordinamento Penitenziario subordina la concessione del beneficio alla prova che il detenuto abbia tenuto una condotta regolare e abbia partecipato all’opera di rieducazione. La giurisprudenza ha chiarito che il focus non è tanto sui risultati già conseguiti, quanto sulla “disponibilità mostrata” dal condannato a impegnarsi nel percorso trattamentale. Questa partecipazione non deve essere meramente formale, ma sostanziale, desumibile da comportamenti concreti che dimostrino un allontanamento dalle logiche criminali pregresse.

L’Importanza della Valutazione Sulla Liberazione Anticipata

La Corte ha specificato che la valutazione, pur essendo frazionata per semestre, non può ignorare comportamenti particolarmente gravi che, sebbene avvenuti in un altro periodo, “vengano negativamente a riverberarsi” sulla valutazione complessiva. Questo principio vale soprattutto quando i fatti negativi sono sintomatici di una totale assenza di cambiamento interiore.

La Rilevanza dei Comportamenti Successivi

Nel caso specifico, la commissione di numerosi reati subito dopo il semestre di osservazione è stata considerata dalla Corte come un “contegno espressivo, con ogni evidenza, del radicale fallimento dell’azione rieducativa”. Tale condotta successiva, secondo i giudici, non è un fatto isolato, ma la prova inconfutabile che la partecipazione del detenuto al trattamento durante il semestre era solo apparente e non frutto di una reale revisione critica del proprio passato criminale. Pertanto, il Tribunale di Sorveglianza ha correttamente utilizzato tale elemento per negare il beneficio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio: la valutazione per la liberazione anticipata non avviene in un vuoto temporale. Sebbene l’analisi si concentri su un determinato semestre, il giudice può e deve considerare fatti gravi, anche se successivi, qualora questi illuminino la vera natura della condotta del detenuto e dimostrino il fallimento del percorso rieducativo. La partecipazione all’opera di rieducazione deve essere sincera e profonda, non una mera formalità per ottenere sconti di pena.

Per ottenere la liberazione anticipata è sufficiente una condotta formalmente corretta in carcere?
No, non è sufficiente. La partecipazione all’opera di rieducazione non deve avere connotazioni meramente formali, ma deve essere desumibile da comportamenti obiettivi che rivelino una reale volontà di abbandonare le logiche devianti e adottare nuovi modelli di vita.

La valutazione per la liberazione anticipata avviene in modo completamente isolato per ogni semestre?
No. Sebbene la valutazione sia frazionata per ogni semestre, comportamenti gravi e sintomatici della mancata partecipazione all’opera rieducativa, avvenuti in un certo semestre, possono negativamente influenzare la valutazione di altri semestri, specialmente quelli antecedenti.

Un reato commesso dopo il periodo di valutazione può impedire la concessione della liberazione anticipata per quel semestre?
Sì. Secondo la Corte, la commissione di reati in un’epoca immediatamente successiva al periodo interessato dall’istanza può essere considerata come prova evidente del “radicale fallimento dell’azione rieducativa” e quindi giustificare il diniego del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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