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Liberazione anticipata: la condotta successiva conta?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro il diniego della liberazione anticipata. La Corte ha stabilito che, ai fini della concessione del beneficio, il giudice può valutare negativamente anche la condotta tenuta dal condannato dopo il periodo di riferimento, se questa dimostra una mancata adesione al percorso rieducativo. Numerose denunce e violazioni, anche se successive, sono state ritenute indicative dell’assenza di un reale cambiamento, rendendo irrilevanti alcune assoluzioni parziali.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione Anticipata: La Condotta Futura Può Annullare il Passato?

La concessione della liberazione anticipata rappresenta un incentivo fondamentale nel percorso di rieducazione del condannato. Ma cosa accade se, dopo un periodo di detenzione valutabile positivamente, il soggetto torna a delinquere? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio questo delicato tema, stabilendo che la condotta tenuta dal condannato dopo i semestri in esame può essere legittimamente considerata per negare il beneficio, se indicativa di una mancata adesione al progetto rieducativo.

I Fatti del Caso

Un condannato presentava istanza per ottenere la liberazione anticipata relativa a un periodo di detenzione che andava dal marzo 2013 al settembre 2016. Il Magistrato di sorveglianza accoglieva la richiesta solo per un periodo più recente (2021-2023), respingendola per quello più risalente. Il Tribunale di sorveglianza, in sede di reclamo, confermava questa decisione. La motivazione del rigetto si basava su una serie di comportamenti negativi posti in essere dal soggetto dopo il 2014: un arresto per evasione, decine di segnalazioni per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, oltre a episodi di oltraggio e minaccia a pubblico ufficiale. La difesa del ricorrente sosteneva che il Tribunale avesse violato il principio della valutazione “frazionata” (semestre per semestre) e non avesse dato il giusto peso ad alcune sentenze di assoluzione prodotte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione del Tribunale di sorveglianza. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: la valutazione sulla partecipazione all’opera di rieducazione non può essere frammentata e avulsa dal contesto generale della condotta del condannato. Un comportamento successivo al periodo in esame, se grave e reiterato, può gettare una luce negativa retrospettiva, dimostrando che la partecipazione al percorso rieducativo non è stata genuina e profonda.

Le Motivazioni: la valutazione della liberazione anticipata

Il cuore della motivazione risiede nella finalità stessa della liberazione anticipata. Questo istituto non premia la mera assenza di infrazioni disciplinari, ma la “partecipazione” attiva e consapevole a un percorso di cambiamento. La Corte ha specificato che il giudice di sorveglianza ha il potere e il dovere di condurre una valutazione complessiva della personalità del condannato.

In quest’ottica:
1. Valutazione Globale: Sebbene la valutazione avvenga per semestri, il comportamento tenuto in stato di libertà o in misura alternativa dopo quel periodo è un indicatore cruciale. Atti come l’evasione o la violazione sistematica delle prescrizioni dimostrano che il percorso rieducativo non ha prodotto effetti concreti.
2. Irrilevanza dell’Accertamento Penale Definitivo: Il Tribunale di sorveglianza può valutare fatti che costituiscono mere ipotesi di reato, senza dover attendere l’esito del relativo procedimento penale. Ciò che rileva non è la responsabilità penale in sé, ma la condotta come sintomo della personalità e dell’adesione (o meno) ai valori sociali.
3. Peso delle Assoluzioni: Le sentenze di assoluzione prodotte dalla difesa sono state considerate, ma giudicate non decisive. Il Tribunale ha correttamente evidenziato che queste assoluzioni coprivano solo una minima parte delle trentaquattro violazioni complessivamente contestate. La persistenza di numerose altre condotte negative rendeva evidente la mancanza di un reale ravvedimento.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un orientamento di rigore nella valutazione dei presupposti per la liberazione anticipata. Per i detenuti e i loro difensori, emerge chiaramente che la concessione del beneficio non è un automatismo legato alla sola buona condotta intramuraria. È necessario dimostrare un cambiamento costante e coerente nel tempo, anche e soprattutto quando si riacquista la libertà. Per i giudici di sorveglianza, la pronuncia conferma l’ampia discrezionalità nella valutazione della condotta del condannato, autorizzandoli a considerare un orizzonte temporale esteso per giudicare la sincerità della partecipazione all’opera di rieducazione.

Una condotta negativa successiva al periodo di valutazione può impedire la concessione della liberazione anticipata?
Sì. Secondo la Corte, un comportamento negativo tenuto dopo i semestri in valutazione (ad esempio, in stato di libertà) può estendersi sfavorevolmente anche ai periodi precedenti, poiché può dimostrare che la partecipazione all’opera di rieducazione non era genuina.

È necessario attendere una condanna definitiva prima che un nuovo reato possa essere valutato negativamente dal Tribunale di sorveglianza?
No. Il procedimento di sorveglianza può valutare anche fatti che costituiscono mere ipotesi di reato, senza la necessità di attendere l’esito del procedimento penale, poiché ciò che rileva è la condotta del soggetto ai fini della valutazione del suo percorso rieducativo.

Avere delle sentenze di assoluzione per alcuni dei fatti contestati garantisce l’ottenimento del beneficio?
No, non necessariamente. Nel caso specifico, il Tribunale ha ritenuto che le quattro sentenze di assoluzione non fossero sufficienti a dimostrare un ravvedimento, a fronte di numerose altre denunce e violazioni che testimoniavano una persistente tendenza a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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