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Liberazione anticipata: evasione nega il beneficio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un detenuto, confermando che la liberazione anticipata può essere negata per il semestre in cui è avvenuta un’evasione. La Corte ha ritenuto che tale condotta dimostri una non adesione al percorso rieducativo. Inoltre, ha stabilito che il Tribunale di Sorveglianza non può decidere su un periodo non valutato in primo grado, ma deve rimettere gli atti al giudice competente per non ledere i diritti della difesa.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione Anticipata: Quando l’Evasione Annulla la Buona Condotta

La liberazione anticipata rappresenta uno strumento fondamentale nel percorso di reinserimento sociale del condannato, premiando la partecipazione attiva all’opera di rieducazione. Tuttavia, cosa accade se durante un semestre di detenzione il soggetto commette un reato grave come l’evasione? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 9270/2024) offre chiarimenti cruciali, stabilendo che un singolo atto illecito può compromettere l’intera valutazione positiva di un semestre, anche se per il resto del periodo la condotta è stata impeccabile.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un detenuto che aveva richiesto il beneficio della liberazione anticipata per quattro semestri consecutivi di detenzione. Il Magistrato di Sorveglianza aveva accolto la domanda solo per l’ultimo semestre, rigettandola per i primi tre. Il detenuto ha proposto reclamo al Tribunale di Sorveglianza, il quale ha ricalcolato i periodi detentivi effettivi a causa di un’evasione dagli arresti domiciliari seguita da un arresto all’estero e successiva consegna.

Il Tribunale ha quindi confermato il diniego per il primo semestre (maggio-novembre 2020), proprio a causa della condotta illecita di evasione. Ha invece confermato l’accoglimento per il secondo periodo (novembre 2021-maggio 2022) e, per il terzo periodo (maggio-novembre 2022), mai valutato dal primo giudice, ha deciso di rimettere gli atti al Magistrato di Sorveglianza per una decisione di primo grado.

Insoddisfatto, il detenuto ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che l’evasione fosse un episodio isolato e che il Tribunale avrebbe dovuto decidere direttamente sul terzo periodo, estendendo la valutazione positiva già data.

La Decisione della Corte e la liberazione anticipata

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato sotto ogni profilo. I giudici supremi hanno confermato la correttezza delle decisioni del Tribunale di Sorveglianza, basando la loro pronuncia su due principi cardine del diritto penitenziario e processuale.

In primo luogo, hanno ribadito che la commissione di un reato durante il periodo di detenzione, in particolare l’evasione, è un elemento che inficia radicalmente la valutazione sulla partecipazione all’opera di rieducazione. In secondo luogo, hanno sottolineato l’importanza di rispettare i gradi di giudizio, impedendo al giudice del reclamo di sostituirsi a quello di primo grado quando una decisione su un punto specifico sia del tutto mancante.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state chiare e lineari. Per quanto riguarda il diniego del beneficio legato all’evasione, i giudici hanno affermato che la commissione di un reato durante l’esecuzione della pena è “chiaramente indicativa della adesione solo apparente all’opera di rieducazione”. Questo significa che non è sufficiente rispettare formalmente le prescrizioni per la maggior parte del tempo; un atto così grave dimostra una mancanza di reale adesione ai valori del percorso trattamentale e giustifica pienamente il diniego della liberazione anticipata per l’intero semestre.

Sul piano processuale, la Corte ha spiegato perché la decisione di rimettere gli atti al Magistrato di Sorveglianza per la valutazione del terzo semestre fosse corretta. Poiché il giudice di primo grado non si era mai pronunciato su quel periodo, una decisione diretta da parte del Tribunale avrebbe costituito una violazione dei diritti difensivi. L’imputato si sarebbe visto privato della possibilità di un doppio grado di giudizio (primo grado e appello), poiché non avrebbe potuto impugnare una decisione presa per la prima volta in sede di reclamo. La Corte ha quindi agito per tutelare il principio del contraddittorio e il diritto a un giusto processo.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale: la concessione della liberazione anticipata non è un automatismo, ma il risultato di una valutazione complessiva sulla condotta del detenuto. Un singolo episodio di grave violazione, come l’evasione, può annullare mesi di comportamento altrimenti corretto, poiché svela una mancata interiorizzazione del percorso rieducativo. Inoltre, la pronuncia ribadisce un importante paletto procedurale a garanzia della difesa: il giudice d’appello non può sostituirsi al primo giudice su questioni non ancora decise, assicurando così che ogni valutazione passi attraverso tutti i gradi di giudizio previsti dalla legge.

Un singolo episodio di evasione può far perdere il diritto alla liberazione anticipata per l’intero semestre?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la commissione del reato di evasione è un’indicazione chiara di un’adesione solo apparente al percorso rieducativo e può inficiare la valutazione dell’intero semestre, giustificando il diniego del beneficio.

Se il giudice di primo grado non valuta un periodo di detenzione, il Tribunale in sede di reclamo può decidere direttamente?
No. La Corte ha stabilito che se manca una decisione di primo grado su un determinato periodo, il Tribunale di Sorveglianza deve rimettere gli atti al primo giudice. Decidere direttamente comporterebbe un pregiudizio ai diritti difensivi, eliminando un grado di giudizio.

Come viene valutata la partecipazione all’opera di rieducazione ai fini della liberazione anticipata?
La valutazione si basa su una partecipazione effettiva e costante al percorso rieducativo. Secondo la sentenza, una condotta illecita grave come l’evasione dimostra una mancanza di tale partecipazione, rendendo irrilevante la corretta osservanza delle prescrizioni nel resto del semestre.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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