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Liberazione anticipata: cosa accade con due ordini?

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un detenuto a cui era stata concessa la liberazione anticipata per lo stesso periodo da due diversi Magistrati di sorveglianza. Successivamente, uno dei due provvedimenti era stato revocato. Il detenuto ha impugnato la revoca, invocando il principio del ‘ne bis in idem’. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che, in presenza di due decisioni identiche e favorevoli, solo una può essere applicata. Di conseguenza, la revoca del provvedimento ‘doppione’ è legittima e non causa alcun pregiudizio al condannato, che continua a beneficiare dell’altro provvedimento valido.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione Anticipata Duplicata: la Cassazione Fa Chiarezza sul Principio del ‘Favor Rei’

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un’interessante e non comune questione procedurale: cosa succede quando un detenuto ottiene due provvedimenti identici di liberazione anticipata per lo stesso periodo di detenzione? Il caso offre uno spunto per analizzare il bilanciamento tra il principio del ne bis in idem e la necessità di risolvere i conflitti tra decisioni giudiziarie, sempre nel rispetto del trattamento più favorevole per il condannato.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un detenuto che aveva beneficiato della liberazione anticipata per il periodo di detenzione compreso tra il 15 giugno 2010 e il 15 dicembre 2018. Il problema sorge quando si scopre che tale beneficio era stato concesso due volte, per il medesimo periodo, da due diverse autorità giudiziarie:

1. Una prima volta dal Magistrato di sorveglianza di Avellino, con un provvedimento del 21 gennaio 2019.
2. Una seconda volta dal Magistrato di sorveglianza de L’Aquila.

Accortosi della duplicazione, il Magistrato de L’Aquila ha revocato d’ufficio (ex officio) il proprio provvedimento. Il detenuto, ritenendo illegittima tale revoca, ha presentato reclamo al Tribunale di sorveglianza, che lo ha però respinto. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: Liberazione Anticipata e Conflitto di Giudicati

Il ricorrente ha basato la sua difesa sulla violazione del principio generale di consumazione del potere decisorio, strettamente legato al ne bis in idem. In sostanza, una volta che il giudice ha emesso una decisione, non può tornare sui suoi passi e modificarla o revocarla, specialmente se in modo sfavorevole al destinatario. La revoca, secondo la difesa, sarebbe stata un’azione illegittima perché il potere del Magistrato de L’Aquila si era esaurito con la concessione iniziale del beneficio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con la sentenza n. 11557/2024, ha dichiarato il ricorso infondato, fornendo una chiara interpretazione delle norme applicabili.

I giudici hanno innanzitutto confermato che il principio del ne bis in idem e la disciplina sui conflitti tra decisioni giudiziarie (art. 669 c.p.p.) trovano applicazione anche nel procedimento di sorveglianza. Tale disciplina stabilisce che, in caso di contrasto tra più decisioni relative alla stessa persona e allo stesso oggetto, deve sempre prevalere quella più favorevole al condannato (favor rei).

Nel caso specifico, tuttavia, non vi era un conflitto tra una decisione favorevole e una sfavorevole, bensì tra due decisioni identiche ed entrambe favorevoli. Entrambe riconoscevano il diritto alla liberazione anticipata per lo stesso identico arco temporale. La Corte ha osservato che, logicamente, solo una delle due ordinanze poteva essere concretamente applicata.

La revoca del secondo provvedimento, quello emesso dal Magistrato de L’Aquila, non ha quindi causato alcun pregiudizio al ricorrente. Egli, infatti, continuava a beneficiare pienamente della liberazione anticipata grazie al primo provvedimento, emesso dal Magistrato di Avellino, che rimaneva valido ed efficace.

L’eventuale annullamento della revoca, richiesto dal ricorrente, non avrebbe prodotto alcun ulteriore effetto favorevole, poiché il beneficio era già stato acquisito e non poteva essere duplicato. La revoca è stata quindi vista come un atto necessario per eliminare una ridondanza procedurale, senza intaccare i diritti sostanziali del condannato.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che il ricorso doveva essere respinto. La decisione stabilisce un importante principio pratico: di fronte a due provvedimenti giudiziari positivi e identici, il sistema giuridico deve applicarne uno solo. La revoca del provvedimento “doppione” non viola i diritti del condannato né il principio del ne bis in idem, in quanto non produce alcun effetto peggiorativo. L’obiettivo è garantire l’effettività del beneficio, eliminando al contempo le anomalie procedurali. Il ricorrente è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali.

Cosa succede se un detenuto ottiene due provvedimenti di liberazione anticipata per lo stesso periodo?
Secondo la Corte di Cassazione, può essere applicato soltanto uno dei due provvedimenti. Il beneficio viene comunque garantito, ma la duplicazione viene sanata eliminando l’atto superfluo.

La revoca di un provvedimento favorevole è sempre illegittima?
No. In questo caso specifico, la revoca del secondo provvedimento di liberazione anticipata è stata considerata legittima perché mirava a risolvere un conflitto tra decisioni identiche e non causava alcun danno concreto al condannato, che già beneficiava di un altro provvedimento valido per lo stesso periodo.

Il principio del ‘ne bis in idem’ impedisce di correggere un errore come una doppia concessione?
Sebbene il principio sia applicabile, la Corte lo ha bilanciato con la necessità di coerenza del sistema. Poiché annullare la revoca non avrebbe portato alcun vantaggio ulteriore al ricorrente, la Corte ha ritenuto corretto respingere il ricorso, dando prevalenza all’effetto pratico della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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