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Liberazione anticipata: calcolo virtuale non vale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il calcolo ‘virtuale’ della liberazione anticipata per rientrare nei limiti di pena previsti per le misure alternative. La Corte ha stabilito che tale beneficio non può essere computato preventivamente, poiché dipende dalla futura partecipazione del detenuto al percorso rieducativo. La nuova norma che impone di indicare la pena residua al netto del beneficio potenziale nell’ordine di esecuzione non altera questo principio.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione Anticipata: la Cassazione nega il calcolo preventivo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande interesse pratico nell’esecuzione della pena: la possibilità di calcolare in anticipo il beneficio della liberazione anticipata per accedere a misure alternative alla detenzione. La Corte ha fornito una risposta netta, chiarendo che non è possibile effettuare un calcolo ‘virtuale’ di un beneficio futuro e incerto per determinare l’ammissibilità a un altro beneficio presente.

I Fatti del Caso

Un condannato si era rivolto alla Corte d’appello, in qualità di giudice dell’esecuzione, chiedendo di ricalcolare la pena da scontare. La sua tesi era che, sottraendo in via preventiva i giorni di liberazione anticipata che avrebbe potuto maturare in futuro, la pena residua sarebbe scesa al di sotto della soglia limite prevista dalla legge per la sospensione dell’ordine di esecuzione e l’accesso a misure alternative. La Corte d’appello aveva dichiarato l’istanza inammissibile. Contro questa decisione, il condannato ha proposto ricorso per cassazione, basandosi su una recente modifica legislativa.

La Decisione della Corte di Cassazione sul calcolo della liberazione anticipata

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno smontato la tesi del ricorrente attraverso due argomentazioni principali, una di carattere procedurale e una di carattere sostanziale, che chiarisce la portata della nuova normativa.

Le Motivazioni

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 656, comma 10-bis, del codice di procedura penale. La Corte ha spiegato che, sebbene questa nuova norma imponga di indicare nell’ordine di esecuzione la pena residua ‘virtuale’ (cioè al netto della potenziale liberazione anticipata), ciò non significa che tale detrazione possa essere usata per il computo della soglia di pena che consente l’accesso a misure alternative.

I giudici hanno ribadito un principio consolidato: la liberazione anticipata non è un diritto automatico, ma un beneficio concesso dalla magistratura di sorveglianza solo dopo aver verificato l’effettiva e meritevole partecipazione del condannato al percorso di rieducazione. È un beneficio che si ‘guadagna’ durante l’espiazione della pena, non un credito pre-calcolabile.

Pertanto, non esiste alcun automatismo tra la doverosa indicazione della pena ‘virtuale’ nell’ordine di carcerazione e l’effettivo computo di tale sconto ai fini di altri benefici. La pena da considerare per l’accesso a misure alternative rimane quella effettiva, senza tenere conto di detrazioni future e meramente eventuali. La Corte ha anche sottolineato che la nuova legge, invocata dal ricorrente, non era applicabile al caso specifico in virtù del principio tempus regit actum, essendo entrata in vigore dopo la decisione impugnata.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio in materia di esecuzione penale. La liberazione anticipata resta un incentivo legato al comportamento del detenuto e non può essere trasformata in uno strumento per abbassare ‘virtualmente’ la pena ed eludere i limiti fissati dal legislatore per la concessione di altri benefici. La decisione assicura che l’accesso a misure alternative continui a basarsi su un dato certo – la pena residua effettiva – e non su una proiezione futura e ipotetica, preservando la coerenza del sistema sanzionatorio.

È possibile calcolare in anticipo la liberazione anticipata per accedere a misure alternative?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la pena da considerare per l’accesso a benefici come la sospensione dell’ordine di esecuzione è quella da espiare effettivamente, senza poter detrarre in via preventiva e ‘virtuale’ la liberazione anticipata che si potrebbe maturare in futuro.

Qual è la funzione dell’indicazione della pena residua ‘virtuale’ nell’ordine di esecuzione, secondo l’art. 656, comma 10-bis c.p.p.?
Secondo la Corte, si tratta di una doverosa indicazione informativa inserita nell’ordine di esecuzione dopo la novella legislativa, ma non crea un automatismo né modifica i criteri per il calcolo della soglia di pena che consente l’accesso ad altri benefici. Il suo scopo è fornire un quadro potenziale dell’esecuzione della pena.

Perché la liberazione anticipata non può essere computata preventivamente?
Perché non è un beneficio automatico, ma è subordinato alla valutazione della magistratura di sorveglianza sulla base della partecipazione effettiva del condannato all’opera di rieducazione durante l’espiazione della pena. È un beneficio che va meritato e non può essere dato per scontato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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