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Lesioni stradali aggravate: quando non serve la querela

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di lesioni stradali aggravate, chiarendo un punto fondamentale sulla procedibilità. Un automobilista, condannato per aver investito due ciclisti guidando a 100 km/h in una zona con limite di 40 km/h, aveva impugnato la sentenza sostenendo la necessità della querela della persona offesa. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la guida a una velocità superiore di oltre 50 km/h rispetto al limite integra di per sé la fattispecie aggravata del reato. Tale aggravante rende il reato di lesioni stradali procedibile d’ufficio, rendendo quindi irrilevante l’assenza di querela.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lesioni Stradali Aggravate: L’Eccesso di Velocità Rende Irrilevante la Querela

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande attualità nel diritto penale della circolazione stradale: la procedibilità del reato di lesioni stradali aggravate. Con la Riforma Cartabia, molte ipotesi di reato sono diventate procedibili solo a querela della persona offesa. Tuttavia, la Suprema Corte ha ribadito che, in presenza di specifiche circostanze aggravanti, come un notevole eccesso di velocità, l’azione penale deve procedere d’ufficio, indipendentemente dalla volontà della vittima. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Incidente per Eccesso di Velocità

I fatti risalgono al maggio 2017, quando un automobilista, alla guida della sua vettura, perdeva il controllo del mezzo in curva a causa dell’elevata velocità. La perizia accertava che il veicolo viaggiava a circa 100 km/h in un tratto di strada dove il limite massimo consentito era di 40 km/h. A seguito della perdita di controllo, l’auto invadeva la corsia opposta e investiva due ciclisti. Uno dei due riportava lesioni giudicate gravi, mentre l’altro subiva lesioni di lieve entità.

Il Percorso Giudiziario e la Tesi della Difesa

In primo grado, il conducente veniva condannato per il reato di lesioni stradali gravi (art. 590-bis c.p.) ai danni del primo ciclista e per lesioni colpose semplici (art. 590 c.p.) verso il secondo.

La Corte d’Appello, in parziale riforma della prima sentenza, dichiarava il non doversi procedere per le lesioni lievi a causa della mancanza di querela, in applicazione delle nuove norme introdotte dalla Riforma Cartabia. Tuttavia, confermava la condanna per le lesioni gravi, rideterminando la pena.

L’imputato ricorreva in Cassazione sostenendo un’argomentazione precisa: anche per le lesioni gravi sarebbe stata necessaria la querela. Secondo la difesa, i giudici di merito avevano di fatto applicato una pena riconducibile all’ipotesi base del reato (art. 590-bis, comma 1) e non a quella aggravata (comma 5), che è l’unica a rimanere procedibile d’ufficio.

L’Analisi delle Lesioni Stradali Aggravate secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato. Il fulcro della decisione si basa sulla corretta qualificazione giuridica del fatto. La Corte ha chiarito che la condotta dell’imputato integrava palesemente la fattispecie delle lesioni stradali aggravate.

L’articolo 590-bis, al comma 5, n. 1) del codice penale, prevede infatti un’aggravante specifica quando le lesioni sono causate da chi guida a una velocità pari o superiore al doppio di quella consentita e comunque non inferiore a 70 km/h in un centro urbano, o di almeno 50 km/h su strade extraurbane. Nel caso di specie, guidare a 100 km/h dove il limite era 40 km/h rientra pienamente in questa previsione.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha fondato il proprio rigetto su due pilastri logico-giuridici.

Il primo riguarda la natura del reato. La circostanza dell’eccesso di velocità, chiaramente emersa sia dall’imputazione che dall’istruttoria, qualifica automaticamente il reato come aggravato. Di conseguenza, il reato è procedibile d’ufficio. La questione della querela, pertanto, diventa del tutto irrilevante ai fini della prosecuzione dell’azione penale per le lesioni gravi.

Il secondo pilastro è di natura processuale. La Corte ha sottolineato come l’imputato non avesse alcun interesse a lamentarsi del fatto che i giudici di merito avessero applicato una pena base inferiore al minimo edittale previsto per l’ipotesi aggravata. Lamentarsi di aver ricevuto una sanzione più mite del previsto è una doglianza priva di interesse giuridicamente tutelabile.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la pericolosità della condotta di guida è l’elemento chiave per determinare la gravità del reato di lesioni stradali e, di conseguenza, la sua procedibilità. Quando un conducente viola in modo così palese le norme del Codice della Strada, ponendo a grave rischio l’incolumità altrui, l’interesse dello Stato alla repressione del reato prevale sulla volontà della singola persona offesa. La decisione serve da monito, sottolineando che la responsabilità al volante non ammette leggerezze e che le conseguenze di una guida spericolata sono perseguite con rigore, a prescindere dalla presentazione di una querela.

Quando il reato di lesioni stradali è procedibile d’ufficio?
Secondo la sentenza, il reato di lesioni stradali è procedibile d’ufficio quando sussistono le circostanze aggravanti previste dalla legge, come nel caso di guida a una velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto al limite massimo consentito su strade extraurbane.

La mancanza di querela della vittima impedisce sempre il processo per lesioni stradali gravi?
No. Se il fatto integra una delle ipotesi di lesioni stradali aggravate, come l’eccesso di velocità descritto nel caso, il procedimento penale viene avviato e prosegue d’ufficio, anche in assenza di una querela da parte della persona offesa.

Un imputato può contestare in Cassazione di aver ricevuto una pena inferiore al minimo previsto dalla legge per il reato contestato?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’imputato è privo di interesse a lamentarsi di aver ricevuto una sanzione più bassa del minimo edittale previsto, in quanto si tratta di una condizione a lui più favorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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