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Lesioni personali: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per lesioni personali, confermando la condanna di un imputato. La decisione ribadisce principi fondamentali: l’attendibilità della persona offesa può essere sufficiente per la condanna e i motivi di ricorso generici o volti a una nuova valutazione dei fatti non sono ammessi in sede di legittimità.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lesioni personali: la Cassazione conferma la condanna e dichiara il ricorso inammissibile

Con l’ordinanza n. 2426 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di lesioni personali gravi, dichiarando inammissibile il ricorso dell’imputato e confermando la sua responsabilità. Questa decisione è di particolare interesse perché ribadisce alcuni principi cardine del processo penale, tra cui il valore probatorio delle dichiarazioni della persona offesa e i limiti del sindacato di legittimità.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di lesioni personali gravi emessa in primo grado e confermata dalla Corte d’Appello di Milano. L’imputato, ritenuto responsabile dell’aggressione, ha presentato ricorso per Cassazione, affidandosi a diversi motivi volti a smontare l’impianto accusatorio e la logicità della sentenza impugnata.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi della Cassazione

L’imputato ha basato il suo ricorso su quattro motivi principali, tutti respinti dalla Suprema Corte perché ritenuti manifestamente infondati o generici.

Sulla pretesa motivazione “per relationem”

Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse motivato la sua decisione semplicemente richiamando la sentenza di primo grado. La Cassazione ha smentito questa tesi, chiarendo che la motivazione, sebbene succinta, era autonoma e ben argomentata. I giudici di merito avevano infatti basato la loro decisione su una pluralità di elementi: il racconto della vittima, la deposizione di un testimone, le immagini di videosorveglianza, il certificato medico e persino le parziali ammissioni dello stesso imputato.

Sull’attendibilità della persona offesa e le lesioni personali

Un punto cruciale del ricorso riguardava la valutazione dell’attendibilità della persona offesa. L’imputato sosteneva un’erronea applicazione della legge, ma la Corte ha ribadito un principio consolidato: le regole probatorie che richiedono riscontri esterni (art. 192, comma 3, c.p.p.) non si applicano alle dichiarazioni della vittima. Queste possono, da sole, fondare un’affermazione di responsabilità, a condizione che il giudice compia una rigorosa valutazione della credibilità soggettiva del dichiarante e dell’attendibilità intrinseca ed estrinseca del suo racconto. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto corrette e non illogiche le argomentazioni dei giudici di merito su questo punto.

Sull’erronea applicazione degli artt. 586 e 83 c.p.

Il terzo motivo, relativo a una presunta violazione degli articoli 586 (morte o lesioni come conseguenza di altro delitto) e 83 del codice penale, è stato giudicato aspecifico e infondato. La Cassazione ha spiegato che l’art. 586 c.p. è applicabile solo quando le lesioni sono una conseguenza non voluta di un delitto doloso diverso, che protegge un bene giuridico differente (ad esempio, il patrimonio). Non può trovare applicazione quando l’azione iniziale (come le percosse) e l’evento finale (le lesioni personali) ledono lo stesso bene giuridico, ovvero l’incolumità individuale.

Sulla genericità dei motivi di ricorso

Infine, anche il quarto motivo, che lamentava il mancato riconoscimento di un’attenuante, è stato respinto. La Corte lo ha qualificato come generico e meramente ripropositivo di doglianze già affrontate e respinte in appello. I giudici hanno sottolineato come tale motivo sollecitasse, in realtà, una rivalutazione complessiva del materiale probatorio, un’attività preclusa in sede di legittimità, dove il giudizio è sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione, non sui fatti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile sulla base di una convergenza di ragioni. In primo luogo, i motivi erano manifestamente infondati, poiché si scontravano con principi giuridici consolidati e con una motivazione della sentenza d’appello ritenuta logica e coerente. In secondo luogo, alcuni motivi erano formulati in modo generico, limitandosi a ripetere le lamentele già esposte in appello senza confrontarsi criticamente con le ragioni della decisione impugnata. Infine, il ricorso mirava a ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda, un compito che non spetta alla Corte di Cassazione. La decisione si fonda sul principio che le dichiarazioni della persona offesa, se attentamente vagliate, costituiscono piena prova e che l’inammissibilità è la sanzione processuale per ricorsi che non rispettano i limiti del giudizio di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma di diversi principi procedurali e sostanziali. Per i professionisti del diritto, sottolinea la necessità di formulare motivi di ricorso specifici, pertinenti e non meramente ripetitivi. Per i cittadini, chiarisce che la testimonianza della vittima di un reato come le lesioni personali ha un peso probatorio fondamentale nel processo penale. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende sancisce la conclusione di un percorso giudiziario in cui i tentativi di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti si sono scontrati con la rigorosa applicazione delle norme processuali.

La testimonianza della vittima è sufficiente per una condanna per lesioni personali?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che le dichiarazioni della persona offesa possono essere poste da sole a fondamento dell’affermazione di responsabilità penale, a condizione che il giudice ne abbia verificato, con motivazione idonea, la credibilità soggettiva e l’attendibilità intrinseca ed estrinseca.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati, generici, meramente ripropositivi di lamentele già respinte in appello e sollecitavano una rivalutazione del materiale probatorio, attività non consentita in sede di legittimità.

Quando si applica l’articolo 586 del codice penale (morte o lesioni come conseguenza di altro delitto)?
Secondo la Corte, l’articolo 586 c.p. si applica solo quando le lesioni sono la conseguenza non voluta di un delitto doloso diverso che lede un bene giuridico differente (es. un reato contro il patrimonio). Non si applica quando l’azione iniziale (es. percosse) e l’evento finale (lesioni) offendono lo stesso bene giuridico, ovvero l’incolumità individuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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