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Lesioni colpose cane: la Cassazione e la prova

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un proprietario condannato per lesioni colpose causate dal proprio cane a due ciclisti. La Corte ha ritenuto che la condanna fosse legittima, basandosi sulle dichiarazioni delle vittime, supportate da certificati medici, accertamenti di polizia e la testimonianza del proprietario di un altro cane presente. Si sottolinea che un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere critiche specifiche alla sentenza impugnata e non essere una mera riproposizione di argomenti già valutati.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lesioni colpose da cane: quando il ricorso è inammissibile

La responsabilità per i danni causati dal proprio animale domestico è un tema di grande attualità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il caso di una condanna per lesioni colpose cane a seguito della caduta di due ciclisti, offrendo spunti importanti sulla valutazione della prova e sui requisiti di ammissibilità del ricorso in sede di legittimità. Questo caso dimostra come le dichiarazioni delle persone offese, se corroborate da altri elementi, possano essere sufficienti a fondare un giudizio di colpevolezza.

I Fatti del Caso

Due ciclisti subivano lesioni a seguito di una caduta dalla loro bicicletta, attribuendo l’incidente all’interferenza di un cane sfuggito al controllo del proprietario. Il Giudice di Pace, al termine del processo di primo grado, riconosceva la responsabilità del padrone dell’animale, condannandolo per il reato di lesioni colpose a una pena pecuniaria.

L’imputato decideva di impugnare la sentenza. Il Tribunale, tuttavia, riqualificava l’atto come ricorso per cassazione, trasmettendo gli atti alla Suprema Corte per la decisione finale.

La prova delle lesioni colpose cane e i motivi del ricorso

La difesa dell’imputato contestava la sentenza di condanna lamentando un difetto di motivazione. In particolare, si sosteneva che la responsabilità non fosse stata provata “oltre ogni ragionevole dubbio”, data l’assenza di testimoni oculari diretti dell’incidente. Inoltre, la ricostruzione della dinamica effettuata dagli agenti di polizia intervenuti veniva definita come puramente teorica e non basata su dati oggettivi. Infine, si evidenziavano presunte discordanze nelle dichiarazioni dei proprietari dei cani coinvolti (poiché un altro cane era presente sulla scena).

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno spiegato che i motivi di ricorso erano generici, non si confrontavano criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata e si limitavano a riproporre censure già esaminate e respinte dal primo giudice.

Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la decisione di condanna non era affatto priva di fondamento probatorio. La ricostruzione dei fatti si basava su una serie di elementi convergenti:

1. Le dichiarazioni delle persone offese: I due ciclisti avevano fornito una versione coerente dell’accaduto.
2. La certificazione sanitaria: Le lesioni riportate erano compatibili con la dinamica descritta.
3. Gli accertamenti della Polizia Giudiziaria: Le verifiche sui mezzi coinvolti hanno fornito ulteriori riscontri.
4. La testimonianza di terzi: Era presente il proprietario di un altro cane, il quale aveva dichiarato che entrambi gli animali erano sfuggiti al controllo dirigendosi verso la pista ciclabile.

Il cane responsabile era stato inoltre identificato tramite riconoscimento. La Suprema Corte, citando un consolidato orientamento giurisprudenziale (Cass., sez. U, n.8825 del 27/10/2016), ha ribadito che il ricorso per cassazione non può essere una semplice riproposizione delle stesse difese, ma deve contenere una critica specifica e puntuale delle ragioni giuridiche su cui si fonda la decisione impugnata.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. La prima riguarda i proprietari di animali: la responsabilità per la custodia è rigorosa e la mancanza di un controllo adeguato può portare a conseguenze penali significative. La seconda è di natura processuale: per contestare efficacemente una sentenza di condanna in Cassazione, non è sufficiente lamentare una presunta ingiustizia. È necessario, invece, articolare motivi di ricorso specifici, che attacchino la logica e la coerenza giuridica del provvedimento, dimostrando un’errata applicazione della legge. In assenza di tali requisiti, il ricorso è destinato all’inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

È possibile essere condannati per lesioni causate dal proprio cane anche senza testimoni oculari diretti dell’incidente?
Sì. Secondo la decisione analizzata, la condanna può basarsi sulle dichiarazioni coerenti delle persone offese, a condizione che queste trovino riscontro in altri elementi di prova come certificati medici, accertamenti delle forze dell’ordine e testimonianze indirette che confermino il contesto dei fatti.

Quali sono i requisiti perché un ricorso in Cassazione venga esaminato nel merito?
Il ricorso non deve essere generico né una semplice riproposizione di argomenti già discussi. Deve contenere una critica specifica e argomentata delle ragioni giuridiche della sentenza impugnata, evidenziando vizi logici o errori nell’applicazione della legge.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La sentenza di condanna precedente diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende, come sanzione per aver presentato un ricorso ritenuto infondato o dilatorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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