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Legittimo impedimento: nullo se il rito è cartolare

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava la violazione del diritto a presenziare all’udienza d’appello a causa dell’obbligo di dimora. La Corte ha stabilito che la disciplina del legittimo impedimento non si applica quando il processo si svolge con rito cartolare (scritto), poiché in tale modalità la comparizione personale dell’imputato non è prevista, salvo specifica richiesta. Anche il motivo sulla contestazione della recidiva è stato respinto.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimo impedimento: irrilevante se il processo si svolge con rito cartolare

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12163 del 2025, ha fornito un importante chiarimento sulla nozione di legittimo impedimento a comparire in udienza, specificando la sua inapplicabilità nei processi trattati con rito cartolare. La decisione sottolinea come le modalità di svolgimento del giudizio influenzino direttamente i diritti e gli oneri processuali dell’imputato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di danneggiamento, confermata dalla Corte di Appello di Bologna. L’imputato, al momento del giudizio di secondo grado, era sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di Parma. La difesa ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando che la Corte d’Appello avesse erroneamente dichiarato l’assenza dell’imputato senza considerare che la misura cautelare costituiva un legittimo impedimento a presenziare fisicamente all’udienza che si teneva a Bologna.

I Motivi del Ricorso

Il ricorso si fondava principalmente su due motivi.

La Violazione del Diritto di Partecipazione al Processo

Il difensore sosteneva che l’obbligo di dimora rappresentasse un impedimento oggettivo e incontestabile alla partecipazione all’udienza. Secondo la tesi difensiva, non era onere dell’imputato chiedere un’autorizzazione per spostarsi, ma era dovere del giudice, a conoscenza della misura, riconoscere d’ufficio il legittimo impedimento. Di conseguenza, la celebrazione del processo in assenza avrebbe violato il diritto di intervento dell’imputato, comportando la nullità della sentenza.

L’Errata Applicazione della Recidiva

In secondo luogo, la difesa contestava la genericità con cui era stata applicata l’aggravante della recidiva, ritenendo che la Corte non avesse adeguatamente motivato il giudizio di maggiore pericolosità sociale né il collegamento tra il nuovo reato e le precedenti condanne.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, respingendo entrambi i motivi con argomentazioni precise.

L’irrilevanza del legittimo impedimento nel rito cartolare

Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo. I giudici hanno chiarito che il processo d’appello si era svolto secondo il cosiddetto ‘rito cartolare’, una modalità introdotta dalla legislazione emergenziale e poi stabilizzata, che prevede una trattazione esclusivamente scritta, basata sugli atti depositati dalle parti.

In questo contesto, la comparizione personale dell’imputato e del difensore non è prevista né necessaria, a meno che non vi sia una specifica istanza per la trattazione orale o una richiesta dell’imputato di partecipare. Poiché nessuna di queste richieste era stata avanzata, la questione del legittimo impedimento a comparire fisicamente perdeva ogni rilevanza. Non si può impedire un atto (la comparizione) che non è richiesto né previsto dalla procedura applicata. La disciplina dell’assenza e del relativo impedimento, pertanto, non trova applicazione in tale rito.

L’inammissibilità della questione sulla recidiva

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato che la questione specifica sulla presunta genericità della contestazione della recidiva non era stata sollevata nel precedente grado di giudizio. In appello, infatti, la difesa si era limitata a chiedere la disapplicazione dell’aggravante, non a eccepire un vizio nella sua contestazione. Inoltre, la Corte ha ribadito il principio secondo cui, per una valida contestazione, è sufficiente l’indicazione del tipo di recidiva previsto dalla legge (in questo caso, ex art. 99, comma 2 c.p.), senza la necessità di specificare analiticamente tutti i precedenti penali su cui si fonda.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione consolida un principio fondamentale della procedura penale moderna: la natura del rito processuale determina l’ambito di applicazione delle garanzie partecipative. Nel rito cartolare, pensato per l’efficienza e la celerità, il contraddittorio si realizza attraverso lo scambio di scritti, e il diritto di essere presenti fisicamente è subordinato a una espressa richiesta. Di conseguenza, un impedimento fisico, come l’obbligo di dimora, non può invalidare un giudizio in cui la presenza fisica non era un elemento necessario. La decisione serve da monito per le difese, che devono attivarsi tempestivamente qualora intendano richiedere la trattazione orale o la partecipazione personale dell’assistito nei procedimenti che, per legge, si svolgono in forma scritta.

L’obbligo di dimora costituisce sempre un legittimo impedimento a comparire in udienza?
No. Secondo la sentenza, se il processo si svolge con ‘rito cartolare’ (scritto), dove la presenza fisica dell’imputato non è richiesta, l’obbligo di dimora non costituisce un legittimo impedimento rilevante, poiché non c’è alcun obbligo di comparizione da impedire.

Cosa succede se un imputato non partecipa a un’udienza che si svolge con rito cartolare?
Assolutamente nulla. Nel rito cartolare la partecipazione è basata sullo scambio di atti scritti. L’assenza fisica dell’imputato è la regola e non produce alcuna conseguenza negativa, a meno che non sia stata presentata una specifica richiesta per la trattazione orale o per la partecipazione personale.

Come deve essere contestata la recidiva per essere ritenuta valida?
Secondo la Corte, per una valida contestazione della recidiva è sufficiente l’individuazione del tipo di recidiva previsto dalla legge (ad esempio, ai sensi di uno specifico comma dell’art. 99 del codice penale), senza che sia necessaria la specificazione dettagliata di tutti gli elementi o dei precedenti penali su cui essa si fonda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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