LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Legittimo impedimento difensore nel rito cartolare

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. Si stabilisce che il legittimo impedimento difensore, come una grave malattia, non giustifica un rinvio nel rito cartolare d’appello, dove la difesa si esercita per iscritto. Viene inoltre confermato che la detenzione di 95 grammi di hashish non costituisce un fatto di ‘lieve entità’.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rito cartolare e malattia dell’avvocato: quando non scatta il rinvio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un’importante questione procedurale: la validità di una richiesta di rinvio per legittimo impedimento difensore in un processo d’appello celebrato con rito cartolare. Il caso, relativo a una condanna per detenzione di stupefacenti, offre chiarimenti cruciali sulla differenza tra difesa in presenza e difesa scritta, specialmente quando l’avvocato è affetto da gravi problemi di salute.

I Fatti del Processo

L’imputato era stato condannato in primo e secondo grado per due reati: la detenzione ai fini di spaccio di un panetto di hashish da 95 grammi e il porto ingiustificato di due coltelli. Contro la sentenza della Corte d’Appello, il suo difensore ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali.

Il primo motivo contestava la mancata qualificazione del reato di spaccio come fatto di ‘lieve entità’ (previsto dal comma 5 dell’art. 73 d.P.R. 309/1990), sostenendo che i giudici non avessero valutato complessivamente tutti gli elementi del caso.

Il secondo motivo, di natura strettamente procedurale, denunciava la violazione della legge in relazione al legittimo impedimento difensore. L’avvocato aveva infatti chiesto il rinvio dell’udienza d’appello a causa di ineludibili esigenze sanitarie, dovendo iniziare un ciclo di chemioterapia. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva celebrato il processo in sua assenza.

L’impedimento del difensore nel rito cartolare: un’analisi

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’analisi del secondo motivo di ricorso. L’avvocato aveva presentato una richiesta di rinvio per legittimo impedimento, documentando l’inizio di una terapia oncologica. Tuttavia, il giudizio d’appello si svolgeva con il cosiddetto ‘rito cartolare’, una procedura scritta introdotta per snellire i processi, dove la discussione orale è sostituita dal deposito di memorie e conclusioni scritte.

Secondo la difesa, il diniego del rinvio aveva leso il diritto di difesa, poiché la grave condizione di salute impediva all’avvocato di fornire un adeguato contributo professionale, anche solo per iscritto. La Corte d’Appello aveva invece trattato la causa senza il difensore, decidendo sulla base degli atti già depositati.

La questione della lieve entità del fatto

Per quanto riguarda il primo motivo, la difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non concedere l’attenuante della lieve entità. L’argomentazione si basava sull’idea che una valutazione complessiva dei fatti – e non solo il dato quantitativo della droga – avrebbe dovuto portare a una qualificazione meno grave del reato. La detenzione, secondo il ricorrente, non era accompagnata da una vera e propria attività di spaccio, ma si limitava al mero possesso.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le doglianze con argomentazioni nette.

Sul legittimo impedimento difensore, i giudici hanno stabilito un principio fondamentale: le norme sul rinvio per impedimento a comparire del difensore (art. 420-ter c.p.p.) non si applicano al rito cartolare. La ragione è logica: in questo tipo di procedimento non è prevista la comparizione personale dell’avvocato. Il diritto di difesa viene pienamente garantito attraverso la facoltà di depositare atti scritti. Pertanto, un impedimento fisico a presenziare in aula è irrilevante. La Corte ha inoltre osservato che la richiesta del difensore era generica e non specificava in che modo la terapia, che sarebbe iniziata il giorno dopo l’udienza, gli impedisse di redigere e depositare memorie difensive.

Sulla qualificazione del reato, la Cassazione ha ritenuto la decisione della Corte d’Appello immune da vizi. I giudici di merito avevano correttamente evidenziato non solo il dato quantitativo (95,06 grammi di hashish, da cui erano ricavabili ben 941 dosi medie), ma anche le circostanze del ritrovamento, come la presenza di strumenti per il taglio e la pesatura della sostanza. Questi elementi, nel loro insieme, delineavano un’attività organizzata e stabile, del tutto incompatibile con l’ipotesi della lieve entità.

Le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale preciso sulle garanzie difensive nel rito cartolare. Viene ribadito che il diritto di difesa si adatta alle forme processuali: se il rito è scritto, la difesa si esercita per iscritto. Un impedimento fisico rileva solo se viene dimostrato che esso preclude anche la capacità di redigere e depositare atti, non solo di essere presenti in un’aula di tribunale. La decisione conferma, inoltre, l’ampia discrezionalità dei giudici di merito nel valutare la ‘lieve entità’ nei reati di droga, dove il dato quantitativo, se particolarmente significativo, può da solo essere sufficiente a escludere l’attenuante.

Un avvocato può chiedere il rinvio di un’udienza in appello per malattia se il processo si svolge con rito cartolare?
No, secondo la Corte, il legittimo impedimento difensore previsto dall’art. 420-ter c.p.p. non si applica al rito cartolare, poiché non è richiesta la comparizione personale. Il diritto alla difesa è garantito dalla possibilità di depositare memorie e conclusioni scritte.

Quando un reato di spaccio di droga può essere considerato di ‘lieve entità’?
La ‘lieve entità’ viene valutata considerando tutti gli elementi del caso: quantità e qualità della sostanza, modalità dell’azione, mezzi utilizzati e circostanze. In questo caso, la Corte ha ritenuto che il possesso di 95 grammi di hashish, da cui si potevano ricavare oltre 900 dosi, fosse incompatibile con tale qualifica.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La condanna impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati