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Legittimazione ricorso terzo: chi impugna la confisca?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36761/2024, chiarisce la questione della legittimazione ricorso terzo in materia di confisca. Un imputato non può impugnare il sequestro di beni se afferma che appartengono a un’altra persona. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, specificando che solo il terzo, ritenuto effettivo proprietario, ha la facoltà di opporsi alla misura, o nel processo di merito o tramite incidente di esecuzione, ma non l’imputato che si dichiara estraneo alla proprietà.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca di beni: chi può fare ricorso se il proprietario è un altro?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 36761 del 2024 offre un importante chiarimento su un tema procedurale cruciale: la legittimazione ricorso terzo. Quando un bene viene confiscato nell’ambito di un processo penale, ma l’imputato sostiene che la proprietà sia di un’altra persona, chi ha il diritto di impugnare tale provvedimento? La risposta della Suprema Corte è netta e definisce con precisione i ruoli e gli strumenti a disposizione delle parti coinvolte.

I Fatti del Caso: La Confisca dei Beni Immobiliari

Il caso trae origine da un ricorso straordinario presentato da un imputato condannato a una pena detentiva per vari reati. Oltre alla pena, era stata disposta la confisca di tre unità immobiliari. L’imputato, pur essendo intestatario formale di una quota, sosteneva che i beni fossero di esclusiva proprietà della moglie, la quale li avrebbe realizzati con proventi leciti e personali. A suo dire, la Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile un suo precedente ricorso, era incorsa in un errore percettivo, non valutando la questione della proprietà effettiva ma solo la congruità economica dei beni rispetto al reddito familiare.

La Decisione della Corte e la legittimazione ricorso terzo

La Seconda Sezione Penale della Cassazione ha dichiarato il ricorso straordinario inammissibile per un motivo dirimente: il difetto di legittimazione dell’imputato. Il ricorrente, affermando di non essere il proprietario reale dei beni, si spogliava di fatto di ogni interesse giuridico a contestare la confisca. La censura, infatti, mirava a tutelare la sfera giuridica di un soggetto terzo al processo, ovvero la moglie.

Gli Strumenti a Tutela del Terzo Proprietario

La Corte ribadisce un principio consolidato: la tutela dei diritti del terzo proprietario di un bene confiscato deve essere esercitata dallo stesso terzo interessato, non dall’imputato. Il sistema processuale offre al terzo due principali strumenti per far valere le proprie ragioni:

1. Intervento nel processo di merito: Il terzo può intervenire prima che la sentenza diventi definitiva per dimostrare la sua estraneità al reato e la legittima proprietà del bene.
2. Incidente di esecuzione: Una volta che la sentenza di condanna e confisca è diventata irrevocabile, il terzo può proporre un incidente di esecuzione per chiedere la restituzione del bene, provando i suoi diritti.

L’imputato, al contrario, non può farsi portavoce delle ragioni del terzo, nemmeno se quest’ultimo è un suo familiare stretto.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sulla netta distinzione tra la posizione dell’imputato e quella del terzo interessato. L’interesse a ricorrere è un presupposto processuale fondamentale: chi impugna un provvedimento deve avere un interesse concreto e attuale a ottenerne la riforma. Nel momento in cui l’imputato dichiara che il bene non è suo, ammette implicitamente di non avere alcun interesse a che quel bene rimanga nel suo patrimonio. L’interesse a contestare la confisca, quindi, si trasferisce interamente sul soggetto che viene indicato come l’effettivo proprietario.

La Corte, citando anche le Sezioni Unite, sottolinea che la questione della proprietà dei beni confiscati non poteva essere oggetto del ricorso dell’imputato, ma avrebbe dovuto essere sollevata dalla moglie, quale unica titolare del diritto che si assumeva leso. Consentire all’imputato di agire per conto del terzo creerebbe una confusione di ruoli e snaturerebbe gli strumenti di tutela previsti dall’ordinamento.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio cardine in materia di impugnazioni e misure patrimoniali: la legittimazione ricorso terzo spetta esclusivamente a chi vanta un diritto diretto sul bene. L’imputato che si professa non proprietario non può contestare la confisca in nome e per conto di altri. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: chi si ritiene legittimo proprietario di un bene coinvolto in un procedimento penale a carico di altri deve attivarsi personalmente, attraverso gli strumenti processuali corretti (intervento nel merito o incidente di esecuzione), per non vedere pregiudicato il proprio diritto di proprietà.

Può un imputato impugnare la confisca di un bene se sostiene che appartenga a un’altra persona?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’imputato non ha la legittimazione (il diritto) per farlo. Se l’imputato si dichiara estraneo alla proprietà del bene, perde l’interesse giuridico a contestarne la confisca, poiché l’eventuale accoglimento del ricorso andrebbe a beneficio di un’altra persona.

Come può tutelarsi il vero proprietario di un bene confiscato nel processo penale a carico di un altro?
Il terzo che si ritiene l’effettivo proprietario ha due strade principali: può intervenire nel processo di merito prima che la sentenza diventi definitiva, oppure, se la sentenza è già irrevocabile, può avviare un incidente di esecuzione per chiedere la restituzione del bene dimostrando la propria legittima proprietà.

Perché il ricorso straordinario dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per ‘difetto di legittimazione’. La Corte ha ritenuto che l’imputato non avesse titolo per sollevare la questione, in quanto la doglianza riguardava la presunta lesione di un diritto di proprietà appartenente a un’altra persona (la moglie), la quale era l’unica legittimata a far valere le proprie ragioni in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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