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Legittimazione ricorso sequestro: chi può impugnare?

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della legittimazione al ricorso contro un sequestro preventivo. Un indagato, non legale rappresentante di una società, non può impugnare il sequestro sui beni di quest’ultima per difetto di interesse. Tuttavia, il sequestro sui suoi beni personali può essere annullato se il giudice non motiva adeguatamente il nesso tra le somme e il reato contestato, distinguendo tra profitto diretto e per equivalente.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione Ricorso Sequestro: Chi Può Impugnare un Provvedimento Cautelare?

La questione della legittimazione al ricorso contro un sequestro preventivo è un tema cruciale nel diritto processuale penale. Non tutti i soggetti coinvolti in un’indagine hanno automaticamente il diritto di contestare un sequestro, specialmente quando i beni appartengono a terzi, come una società. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su chi possiede l’interesse necessario per agire e sulla necessità di una motivazione rigorosa da parte dei giudici.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, un soggetto era indagato per il reato di associazione per delinquere (art. 416 c.p.) in qualità di presunto prestanome di una società a responsabilità limitata. A seguito delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) emetteva un decreto di sequestro preventivo. Il sequestro colpiva sia i beni della società, considerata strumento dell’attività illecita, sia una somma di denaro giacente sul conto corrente personale dell’indagato, qualificata come profitto del reato associativo.

L’indagato proponeva istanza di riesame avverso l’intero provvedimento, ma il Tribunale la rigettava. Di conseguenza, l’interessato presentava ricorso per cassazione, sollevando due questioni principali: la sua mancanza di legittimazione a ricorrere per i beni della società e l’illegittimità del sequestro sui suoi fondi personali.

La Decisione della Cassazione e la Legittimazione al Ricorso Sequestro

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso, con una decisione che distingue nettamente le due posizioni.

1. Ricorso sui beni societari: La Corte ha dichiarato inammissibile questa parte del ricorso. L’indagato, non essendo il legale rappresentante della società né avendo agito munito di una procura speciale per conto di essa, non aveva la legittimazione per impugnare il sequestro che gravava sui beni societari.
2. Ricorso sui fondi personali: Su questo punto, la Corte ha annullato l’ordinanza del Tribunale con rinvio per un nuovo giudizio. La motivazione del sequestro è stata giudicata ‘apparente’ e quindi insufficiente.

Le Motivazioni della Corte

La sentenza si basa su due pilastri argomentativi distinti, che meritano un’analisi approfondita.

Inammissibilità per Difetto di Interesse sui Beni della Società

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la legittimazione al ricorso sequestro spetta unicamente al soggetto titolare del diritto alla restituzione dei beni. In questo caso, il titolare era la società, non l’indagato a titolo personale.

Per poter impugnare, l’indagato avrebbe dovuto dimostrare un ‘interesse concreto ed attuale’, che si identifica con il vantaggio pratico derivante dall’eventuale dissequestro, ovvero la restituzione del bene. Poiché i beni appartenevano alla società, solo quest’ultima, tramite il suo legale rappresentante, avrebbe potuto validamente presentare ricorso. L’indagato ha agito ‘in proprio’ e non quale rappresentante della persona giuridica, rendendo la sua doglianza inammissibile.

Annullamento del Sequestro sui Fondi Personali per Motivazione Apparente

La parte più interessante della decisione riguarda l’annullamento del sequestro sulla somma di circa 16.000 euro. Il Tribunale del riesame aveva qualificato tale somma come ‘profitto’ del reato associativo, applicando un sequestro diretto. Tuttavia, secondo la Cassazione, questa qualificazione era avvenuta senza alcuna argomentazione a supporto.

La Corte ha richiamato un importante principio espresso dalle Sezioni Unite: la confisca (e il sequestro ad essa funzionale) del denaro è ‘diretta’ solo quando vi è la prova di un nesso di derivazione causale tra la somma e il reato. In assenza di tale prova, il sequestro di denaro assume la natura di sequestro ‘per equivalente’.

Nel caso in esame, il Tribunale non aveva fornito alcuna spiegazione sul perché quella specifica somma dovesse considerarsi profitto diretto del reato associativo, limitandosi a un’affermazione generica. Questa carenza motivazionale ha reso il provvedimento illegittimo, poiché non ha permesso di verificare il fondamento logico-giuridico della misura cautelare reale.

Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, conferma la necessità di un’attenta valutazione della legittimazione al ricorso sequestro: solo chi ha un interesse giuridicamente tutelato alla restituzione dei beni può impugnare il provvedimento. Agire per conto di terzi (come una società) richiede un mandato formale (procura speciale). In secondo luogo, sottolinea l’obbligo per i giudici di motivare in modo puntuale e non apparente i provvedimenti di sequestro, specialmente quando si tratta di qualificare il denaro come profitto ‘diretto’ del reato. Una motivazione carente o illogica può portare all’annullamento della misura cautelare, garantendo così i diritti del soggetto indagato.

Un indagato può impugnare il sequestro di beni di una società per cui è accusato di fare da prestanome?
No, non può farlo agendo in proprio. La legittimazione a impugnare spetta solo al titolare dei beni (la società) o al suo legale rappresentante munito di procura speciale. L’indagato non titolare del bene può agire solo se vanta un interesse concreto e attuale alla sua restituzione, che in questo caso non è stato riconosciuto.

Qual è la differenza tra sequestro diretto e sequestro per equivalente del denaro profitto di reato?
Il sequestro del denaro è ‘diretto’ solo se viene fornita la prova del nesso di derivazione causale tra quella specifica somma e il reato. Se questo nesso non è provato, il sequestro di somme di denaro deve essere considerato ‘per equivalente’ e segue regole diverse.

Perché la Corte ha annullato il sequestro sui fondi personali dell’indagato?
Perché il Tribunale del riesame ha qualificato il sequestro come ‘diretto’ e la somma come ‘profitto’ del reato associativo, ma lo ha fatto con una motivazione meramente apparente, senza svolgere alcuna argomentazione per giustificare tale natura e per individuare il collegamento tra i soldi e il crimine contestato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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