LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Legittimazione querela truffa: chi può denunciare?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati per truffa, confermando che la legittimazione a sporgere querela spetta a chi subisce effettivamente il danno e la condotta decettiva, e non necessariamente all’intestatario formale del bene. Nel caso di specie, l’acquirente di un veicolo, raggirato sulla qualità del mezzo, è stato ritenuto titolare del diritto di querela, anche se il veicolo era stato intestato alla moglie. La Corte ha ribadito che il suo sindacato non può estendersi a una nuova valutazione dei fatti, ma solo alla correttezza giuridica della decisione impugnata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione a sporgere querela per truffa: La Cassazione fa chiarezza

Quando si subisce una truffa, chi ha il diritto di denunciare? La risposta potrebbe sembrare ovvia: la vittima. Ma cosa succede se la persona che subisce il raggiro economico non è la stessa a cui è formalmente intestato il bene? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, offre un’importante precisazione sul tema della legittimazione a sporgere querela per truffa, stabilendo un principio che privilegia la sostanza sulla forma.

I fatti di causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda due individui condannati per truffa in concorso. Essi avevano venduto un veicolo a un acquirente, inducendolo in errore attraverso artifici e raggiri: il mezzo consegnato presentava caratteristiche diverse e inferiori rispetto a quelle promesse e pubblicizzate. L’acquirente, sentendosi truffato, aveva sporto querela. La difesa dei venditori, tuttavia, ha basato il proprio ricorso su un dettaglio formale: il veicolo non era stato intestato all’acquirente, bensì a sua moglie. Secondo i ricorrenti, quindi, l’uomo non avrebbe avuto la legittimazione a presentare la denuncia, non essendo il proprietario legale del bene.

I motivi del ricorso: La questione della legittimazione attiva

I ricorrenti hanno presentato un unico, ma articolato, motivo di ricorso alla Corte di Cassazione, incentrato su due punti principali:

1. Violazione di legge sul diritto di querela: Sostenevano il difetto di legittimazione a sporgere querela per truffa da parte dell’acquirente, poiché l’intestataria del veicolo era la moglie. A loro avviso, solo quest’ultima, in qualità di proprietaria formale, avrebbe potuto avviare l’azione penale.
2. Errata valutazione della responsabilità: Contestavano l’affermazione di colpevolezza, proponendo una diversa lettura delle prove e una ricostruzione alternativa dei fatti, chiedendo di fatto alla Corte un nuovo giudizio nel merito.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni della difesa con motivazioni chiare e fondate su principi giuridici consolidati.

Sulla legittimazione a sporgere querela per truffa

Il punto centrale della decisione riguarda l’identificazione della “persona offesa” dal reato. I giudici hanno chiarito che, ai sensi dell’art. 120 del codice penale, la titolarità del diritto di querela spetta al soggetto che detiene l’interesse direttamente protetto dalla norma violata. Nel reato di truffa (art. 640 c.p.), l’interesse protetto è il patrimonio e la libertà di autodeterminazione negoziale.

La Corte ha stabilito che la persona offesa è colui che, a causa della condotta ingannatoria, subisce una lesione patrimoniale. Nel caso specifico, anche se il veicolo era intestato alla moglie, era stato l’acquirente a condurre le trattative, a essere ingannato e a subire il danno economico derivante dall’acquisto. È su di lui che è ricaduta la “condotta decettiva”. Pertanto, egli è stato correttamente individuato come la vittima del reato e, di conseguenza, pienamente legittimato a sporgere querela. La Corte ha sottolineato che l’identità tra la persona offesa e l’intestatario formale del bene non è un requisito necessario.

Sui limiti del giudizio di legittimità

Per quanto riguarda il secondo punto, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La Corte Suprema non ha il potere di riesaminare le prove o di sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici dei gradi precedenti. Il suo compito è limitato a verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

Poiché le argomentazioni dei ricorrenti si limitavano a riproporre censure già vagliate e respinte dalla Corte d’Appello e a sollecitare una nuova e diversa ricostruzione dei fatti, sono state considerate inammissibili. La difesa, in sostanza, chiedeva alla Corte di fare ciò che per legge non le è consentito.

Le conclusioni: Principi di diritto e implicazioni pratiche

L’ordinanza in esame rafforza un principio di giustizia sostanziale: nel reato di truffa, ciò che conta per individuare la vittima legittimata a denunciare non è l’intestazione formale di un bene, ma chi ha effettivamente subito l’inganno e il danno patrimoniale. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, poiché tutela tutte quelle persone che, pur compiendo un atto economico per sé, decidono per varie ragioni di intestare il bene a un familiare. La giustizia penale, in questo modo, guarda alla realtà effettiva dei rapporti economici e alla concreta dinamica del reato, garantendo una protezione più efficace alle vittime di frode.

Chi è considerato “persona offesa” nel reato di truffa e può sporgere querela?
Secondo la Corte, la persona offesa è il soggetto titolare dell’interesse direttamente protetto dalla norma, ovvero colui che subisce la condotta ingannatoria e il conseguente danno patrimoniale, indipendentemente dal fatto che sia l’intestatario formale del bene oggetto della truffa.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione non è un giudice di merito e non può effettuare una nuova valutazione delle prove o dei fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure proposte erano una mera riproduzione di argomenti già adeguatamente valutati e respinti dalla Corte d’Appello e miravano a ottenere un riesame dei fatti, attività che esula dalle competenze della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati