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Legittimazione querela: Store Manager è persona offesa

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’imputata condannata per concorso in rapina e furto. La sentenza conferma due principi chiave: il ruolo di autista nella fuga non è una partecipazione minima al reato, e, in tema di furto, sussiste la legittimazione a sporgere querela da parte del responsabile di un negozio, in quanto detentore qualificato dei beni e quindi persona offesa dal reato.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione Querela: Quando il Responsabile del Negozio Diventa Persona Offesa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 12989/2024) affronta due questioni di grande rilevanza pratica: la qualificazione del concorso in rapina per chi funge da autista e, soprattutto, la legittimazione querela per i reati di furto dopo la Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che il responsabile di un esercizio commerciale, in quanto detentore qualificato dei beni, è a tutti gli effetti persona offesa e può validamente sporgere querela, anche senza una procura speciale del legale rappresentante della società.

I Fatti: Il Ruolo dell’Imputata e le Accuse

Il caso riguarda una donna condannata in primo e secondo grado per aver partecipato, in concorso con altri, a diversi reati. In particolare, le venivano contestati episodi di rapina aggravata, in cui il suo ruolo era stato quello di accompagnare i complici sul luogo del delitto e attenderli in auto per garantire la fuga. Altri capi d’imputazione concernevano reati di furto aggravato commessi all’interno di esercizi commerciali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali:

1. Sul concorso in rapina: Si sosteneva che il ruolo della donna fosse stato marginale, tale da giustificare l’applicazione dell’attenuante della minima partecipazione (art. 114 c.p.), e che le prove a suo carico non fossero state valutate correttamente.
2. Sui furti e la legittimazione querela: A seguito della Riforma Cartabia, i reati di furto in questione erano diventati procedibili solo a querela di parte. La difesa eccepiva la mancanza di una valida condizione di procedibilità, poiché le denunce erano state sporte dai responsabili dei negozi, ritenuti privi del potere di rappresentanza legale per presentare una querela formale.

La Decisione della Corte sulla Legittimazione Querela

La Cassazione ha respinto con forza il motivo relativo alla procedibilità dei furti, fornendo un chiarimento fondamentale sulla legittimazione querela. La Corte ha ribadito un principio consolidato, già espresso dalle Sezioni Unite (sent. Sciuscio, n. 40354/2013): la nozione di “persona offesa” dal reato di furto non si limita al proprietario formale del bene, ma si estende a chiunque abbia una relazione di “detenzione qualificata” con la cosa sottratta.

Il responsabile di un supermercato o di un negozio, avendo il potere autonomo di custodia, gestione e controllo sulla merce, è titolare di tale posizione. Di conseguenza, subisce un danno diretto dal furto ed è pienamente legittimato a sporgere querela in nome proprio, senza necessità di deleghe o procure speciali dalla proprietà.

La Valutazione sul Concorso in Rapina

Anche i motivi relativi alla partecipazione alle rapine sono stati rigettati. La Corte ha ricordato che il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito dove poter rivalutare le prove, come i tracciati GPS del veicolo o le testimonianze, specialmente in presenza di una “doppia conforme”, cioè di due sentenze di merito che giungono alle medesime conclusioni. Inoltre, è stato confermato che il ruolo di autista per la fuga non costituisce affatto una partecipazione di minima importanza, poiché facilita l’esecuzione del reato e garantisce l’impunità ai complici, rappresentando un contributo causale essenziale all’attività criminosa.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha riaffermato due principi cardine del diritto penale e processuale. In primo luogo, ha sottolineato come il ricorso per Cassazione non possa trasformarsi in un tentativo di rimettere in discussione la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, la cui valutazione, se logica e coerente, è insindacabile in sede di legittimità. In secondo luogo, e con maggiore impatto pratico, ha consolidato l’interpretazione estensiva del concetto di persona offesa ai fini della legittimazione querela. La motivazione si fonda sulla tutela non solo della proprietà, ma anche del possesso e della detenzione qualificata come relazioni di fatto con il bene meritevoli di protezione penale. Pertanto, chiunque eserciti un potere autonomo di custodia e gestione su un bene, come il direttore di un punto vendita, è direttamente leso dal furto e può attivare la tutela penale.

Le conclusioni

Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche, specialmente dopo che la Riforma Cartabia ha esteso la procedibilità a querela per numerosi reati contro il patrimonio. Si offre così certezza giuridica agli operatori commerciali, che possono reagire prontamente ai furti subiti attraverso il personale presente sul posto, senza dover attendere i tempi e le formalità necessarie per ottenere una procura dal legale rappresentante della società. La decisione conferma inoltre una linea di rigore nel valutare il concorso di persone nel reato, ribadendo che ogni contributo funzionale alla riuscita del piano criminale, come quello dell’autista, costituisce piena partecipazione e non un’assistenza marginale.

Chi può sporgere querela per un furto commesso in un supermercato?
La querela per furto può essere validamente presentata non solo dal proprietario legale, ma anche da chi ha la ‘detenzione qualificata’ dei beni, come il responsabile del punto vendita, il capo reparto o l’addetto alla sicurezza, in quanto sono considerati persone offese dal reato.

Fare da ‘palo’ o da autista per una rapina è considerata una partecipazione di minima importanza?
No. Secondo la giurisprudenza costante della Cassazione, fornire un contributo essenziale come quello di attendere in auto per garantire la fuga dei complici non è una partecipazione marginale, ma un concorso pieno nel reato, poiché facilita la commissione del crimine e rafforza l’efficienza dell’azione delittuosa.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove come i testimoni o i tracciati GPS?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non può effettuare una nuova valutazione delle prove o ricostruire i fatti, specialmente quando i giudici di primo e secondo grado sono giunti alla stessa conclusione (‘doppia conforme’).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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