LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Legittimazione querela furto: chi può denunciare?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, confermando che il responsabile di un esercizio commerciale ha la legittimazione a proporre querela per furto. La decisione si fonda sul principio che il bene giuridico tutelato non è solo la proprietà, ma anche il possesso, inteso come mera relazione di fatto con la cosa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione a Proporre Querela per Furto: Il Ruolo del Responsabile del Negozio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati contro il patrimonio, chiarendo in modo definitivo chi possiede la legittimazione a proporre querela in caso di furto. La decisione, che si allinea a un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, sottolinea come la tutela penale non si limiti alla sola proprietà, ma si estenda anche al possesso inteso come mera relazione di fatto con il bene sottratto.

I Fatti del Caso: un Ricorso per Difetto di Procedibilità

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello, che aveva confermato la condanna per il reato di furto a carico di un individuo. Il ricorrente lamentava un presunto difetto della condizione di procedibilità, sostenendo che il responsabile dell’esercizio commerciale, vittima del furto, non avesse la legittimazione per sporgere querela. Secondo la tesi difensiva, tale facoltà spetterebbe unicamente al proprietario legale dei beni sottratti.

Legittimazione a Proporre Querela e la Nozione di Possesso

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa argomentazione, definendola “manifestamente infondata” e in palese contrasto con la giurisprudenza di legittimità. Il cuore della decisione risiede nella corretta interpretazione del bene giuridico protetto dal delitto di furto.

L’Interpretazione delle Sezioni Unite

I giudici hanno richiamato il principio di diritto enunciato dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 40354 del 2013. Secondo tale pronuncia, il bene tutelato non è solo la proprietà o altri diritti reali, ma anche il possesso. Quest’ultimo viene definito come una relazione di fatto con la cosa che non richiede né la diretta disponibilità fisica, né un titolo giuridico sottostante. Il possesso è tutelato anche quando si costituisce in modo clandestino o illecito. Di conseguenza, anche il titolare di questa posizione di fatto è qualificato come persona offesa dal reato e, pertanto, ha piena legittimazione a proporre querela.

Le Motivazioni della Cassazione

Sulla base di questo principio, la Corte ha concluso che la Corte territoriale aveva correttamente motivato la sua decisione. Il responsabile di un supermercato, pur non essendo il proprietario della merce, intrattiene con essa una relazione di fatto riconducibile al concetto di possesso. Egli ha il controllo e la custodia dei beni esposti per la vendita. Questa posizione di garanzia e controllo è sufficiente per conferirgli la qualifica di persona offesa e, di conseguenza, il diritto di sporgere querela per tutelare tale patrimonio dall’aggressione criminale. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. Stabilisce in modo inequivocabile che per i reati di furto commessi all’interno di attività commerciali, non è necessario che la querela sia presentata dal legale rappresentante della società proprietaria. La denuncia sporta dal direttore, dal responsabile del punto vendita o da chiunque abbia la custodia e il controllo effettivo dei beni è pienamente valida ed efficace per avviare l’azione penale. Questa interpretazione estensiva della nozione di persona offesa garantisce una tutela più rapida ed efficace contro i reati predatori, semplificando le procedure e assicurando che i responsabili possano essere perseguiti senza inutili formalismi.

Chi può sporgere querela per un furto commesso in un supermercato?
La querela può essere validamente sporta non solo dal proprietario legale dei beni, ma anche da chi ne ha il possesso, inteso come una relazione di fatto con essi. Di conseguenza, il responsabile del supermercato è pienamente legittimato a presentare la querela.

La legittimazione a proporre querela spetta solo al proprietario del bene rubato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il bene giuridico protetto dal reato di furto non è solo la proprietà, ma anche il possesso. Pertanto, anche chi detiene una posizione di fatto sui beni, come il responsabile di un negozio, ha il diritto di querelare.

Come viene definito il possesso ai fini della querela per furto?
Ai fini della procedibilità per il reato di furto, il possesso è inteso come una relazione di fatto con la cosa che non richiede né la diretta disponibilità fisica né un titolo giuridico formale. È una posizione tutelata anche se costituita in modo clandestino o illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati