Legittimazione a Proporre Querela per Furto: Il Ruolo del Responsabile del Negozio
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati contro il patrimonio, chiarendo in modo definitivo chi possiede la legittimazione a proporre querela in caso di furto. La decisione, che si allinea a un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, sottolinea come la tutela penale non si limiti alla sola proprietà, ma si estenda anche al possesso inteso come mera relazione di fatto con il bene sottratto.
I Fatti del Caso: un Ricorso per Difetto di Procedibilità
Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello, che aveva confermato la condanna per il reato di furto a carico di un individuo. Il ricorrente lamentava un presunto difetto della condizione di procedibilità, sostenendo che il responsabile dell’esercizio commerciale, vittima del furto, non avesse la legittimazione per sporgere querela. Secondo la tesi difensiva, tale facoltà spetterebbe unicamente al proprietario legale dei beni sottratti.
Legittimazione a Proporre Querela e la Nozione di Possesso
La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa argomentazione, definendola “manifestamente infondata” e in palese contrasto con la giurisprudenza di legittimità. Il cuore della decisione risiede nella corretta interpretazione del bene giuridico protetto dal delitto di furto.
L’Interpretazione delle Sezioni Unite
I giudici hanno richiamato il principio di diritto enunciato dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 40354 del 2013. Secondo tale pronuncia, il bene tutelato non è solo la proprietà o altri diritti reali, ma anche il possesso. Quest’ultimo viene definito come una relazione di fatto con la cosa che non richiede né la diretta disponibilità fisica, né un titolo giuridico sottostante. Il possesso è tutelato anche quando si costituisce in modo clandestino o illecito. Di conseguenza, anche il titolare di questa posizione di fatto è qualificato come persona offesa dal reato e, pertanto, ha piena legittimazione a proporre querela.
Le Motivazioni della Cassazione
Sulla base di questo principio, la Corte ha concluso che la Corte territoriale aveva correttamente motivato la sua decisione. Il responsabile di un supermercato, pur non essendo il proprietario della merce, intrattiene con essa una relazione di fatto riconducibile al concetto di possesso. Egli ha il controllo e la custodia dei beni esposti per la vendita. Questa posizione di garanzia e controllo è sufficiente per conferirgli la qualifica di persona offesa e, di conseguenza, il diritto di sporgere querela per tutelare tale patrimonio dall’aggressione criminale. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. Stabilisce in modo inequivocabile che per i reati di furto commessi all’interno di attività commerciali, non è necessario che la querela sia presentata dal legale rappresentante della società proprietaria. La denuncia sporta dal direttore, dal responsabile del punto vendita o da chiunque abbia la custodia e il controllo effettivo dei beni è pienamente valida ed efficace per avviare l’azione penale. Questa interpretazione estensiva della nozione di persona offesa garantisce una tutela più rapida ed efficace contro i reati predatori, semplificando le procedure e assicurando che i responsabili possano essere perseguiti senza inutili formalismi.
Chi può sporgere querela per un furto commesso in un supermercato?
La querela può essere validamente sporta non solo dal proprietario legale dei beni, ma anche da chi ne ha il possesso, inteso come una relazione di fatto con essi. Di conseguenza, il responsabile del supermercato è pienamente legittimato a presentare la querela.
La legittimazione a proporre querela spetta solo al proprietario del bene rubato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il bene giuridico protetto dal reato di furto non è solo la proprietà, ma anche il possesso. Pertanto, anche chi detiene una posizione di fatto sui beni, come il responsabile di un negozio, ha il diritto di querelare.
Come viene definito il possesso ai fini della querela per furto?
Ai fini della procedibilità per il reato di furto, il possesso è inteso come una relazione di fatto con la cosa che non richiede né la diretta disponibilità fisica né un titolo giuridico formale. È una posizione tutelata anche se costituita in modo clandestino o illecito.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 21628 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 21628 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 07/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a ROMA il 19/04/1980
avverso la sentenza del 13/09/2024 della CORTE D’APPELLO DI ROMA
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che NOME COGNOME propone ricorso avverso la sentenza della Corte di appello di Roma, che ha confermato quella del Tribunale capitolino per il reato furto e condannato il ricorrente alla pena di mesi 8 di reclusione e ad euro 1213,00 di multa;
Considerato che il ricorso – che lamenta il difetto della condizione di procedibilità p mancanza di legittimazione del responsabile dell’esercizio commerciale che ebbe a subire il furto – è manifestamente infondato, in quanto prospettazione di enunciati ermeneutici in palese contrasto con il dato normativo e con la consolidata giurisprudenza di legittimità: a ben vedere, la Corte territoriale ha adeguatamente motivato sul punto, facendo corretta applicazione del principio affermato dalle Sezioni Unite secondo cui “Il bene giuridico protetto dal delitto di fu è individuabile non solo nella proprietà o nei diritti reali personali o di godimento, ma anche n possesso – inteso come relazione di fatto che non richiede la diretta fisica disponibilità – che configura anche in assenza di un titolo giuridico e persino quando esso si costituisce in modo clandestino o illecito, con la conseguenza che anche al titolare di tale posizione di fatto spetta qualifica di persona offesa e, di conseguenza, la legittimazione a proporre querela” (Sez. U, n. 40354 del 18/07/2013, COGNOME Rv. 255975 – 01: in applicazione del principio, la Corte ha riconosciuto al responsabile di un supermercato la legittimazione a proporre querela);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 7 maggio 2025
Il consiglierl estensore
Il Presidente