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Legittimazione querela furto: chi può denunciare?

Un soggetto condannato per furto di un’autovettura ricorre in Cassazione, sostenendo la mancanza di legittimazione alla querela da parte di chi aveva noleggiato il veicolo. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale sulla legittimazione querela furto: non solo il proprietario, ma anche chi ha la detenzione qualificata del bene (come il noleggiante) è persona offesa e può validamente sporgere denuncia. La Corte rigetta anche i motivi relativi alla competenza territoriale e alla commisurazione della pena.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione querela furto: anche chi noleggia un’auto può denunciare

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio cruciale in materia di legittimazione querela furto, stabilendo che non solo il proprietario di un bene, ma anche chi ne ha la semplice detenzione qualificata, come nel caso di un’auto a noleggio, può validamente sporgere denuncia. Questa decisione chiarisce chi sia la ‘persona offesa’ nel reato di furto e quali sono i limiti per sollevare eccezioni procedurali come quella sulla competenza territoriale.

Il caso in esame: il furto dell’auto a noleggio

I fatti riguardano un soggetto condannato per il furto aggravato di un’autovettura. La particolarità del caso risiedeva nel fatto che la querela non era stata presentata dal proprietario del veicolo (la società di noleggio), bensì dalla persona che lo aveva preso in locazione in quel momento.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Nullità per difetto di querela: si sosteneva che il noleggiante non avesse la legittimazione querela furto, essendo una persona diversa dal proprietario del bene sottratto. Di conseguenza, il reato sarebbe stato improcedibile.
2. Incompetenza territoriale: era stata eccepita l’incompetenza del Tribunale di un foro a favore di un altro.
3. Eccessività della pena: si lamentava una motivazione carente o illogica riguardo alla misura della pena inflitta, chiedendone una riduzione.

La legittimazione querela furto secondo la Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi. Il punto centrale della decisione riguarda la legittimazione querela furto. I giudici hanno chiarito che il bene giuridico protetto dal reato di furto non è solo la proprietà, ma anche il possesso o qualsiasi altra relazione di fatto qualificata con il bene.

Citando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, la Corte ha specificato che la nozione di ‘persona offesa’ comprende chiunque si trovi in una posizione di detenzione qualificata, anche se basata su un titolo non proprietario (come un contratto di noleggio) o persino se costituita in modo clandestino o illecito. Di conseguenza, la persona che aveva noleggiato l’auto era pienamente legittimata a sporgere querela, in quanto titolare di una posizione di fatto tutelata dall’ordinamento.

Le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni precise e consolidate.

Per quanto riguarda la legittimazione alla querela, la Cassazione ha fatto riferimento diretto al principio secondo cui il delitto di furto tutela non solo il diritto di proprietà, ma anche il possesso e la detenzione. Il soggetto che noleggia un veicolo acquisisce una relazione di fatto con esso che gli conferisce la qualifica di persona offesa in caso di sottrazione. Pertanto, il primo motivo di ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato.

Sul secondo motivo, relativo alla competenza territoriale, la Corte ha applicato il principio della “perpetuatio jurisdictionis”. Questo principio stabilisce che le questioni di competenza devono essere sollevate entro precisi limiti temporali (in questo caso, prima della conclusione dell’udienza preliminare o dell’accertamento della costituzione delle parti). Una volta superati tali termini, la competenza del giudice si consolida e non può più essere messa in discussione sulla base di elementi emersi successivamente. L’eccezione dell’imputato era quindi tardiva.

Infine, riguardo alla richiesta di riduzione della pena, i giudici hanno ritenuto la motivazione della sentenza impugnata adeguata. La determinazione della sanzione era stata fondata sulla personalità negativa dell’imputato e sui suoi precedenti specifici. La Corte ha ribadito che, per adempiere all’obbligo di motivazione, è sufficiente che il giudice indichi gli elementi rilevanti tra quelli previsti dall’art. 133 del codice penale, come avvenuto nel caso di specie.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, consolida un’interpretazione estensiva della nozione di persona offesa nel reato di furto, garantendo tutela a chiunque abbia una relazione di fatto qualificata con un bene. Questo significa che chi prende in prestito, noleggia o detiene legittimamente un oggetto altrui ha il pieno diritto di denunciarne il furto. In secondo luogo, ricorda l’importanza del rispetto dei termini processuali per sollevare eccezioni, come quella sulla competenza, pena la loro inammissibilità. La decisione finale di inammissibilità, con condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, sottolinea la necessità di proporre ricorsi fondati su motivi solidi e non meramente dilatori.

Chi può sporgere querela per il furto di un bene?
Non solo il proprietario, ma chiunque abbia una relazione di fatto qualificata con il bene, come il possesso o la detenzione. La Corte di Cassazione ha specificato che anche chi noleggia un’auto è considerato persona offesa e ha la legittimazione a proporre querela.

Entro quali limiti di tempo si può contestare la competenza territoriale di un tribunale?
La questione della competenza territoriale deve essere sollevata entro limiti temporali precisi, che coincidono con la conclusione dell’udienza preliminare o, se questa manca, con il primo accertamento della costituzione delle parti. Superato tale termine, per il principio della ‘perpetuatio jurisdictionis’, la competenza non può più essere contestata.

È sufficiente per un giudice richiamare i criteri dell’art. 133 c.p. per motivare la misura della pena?
Sì, secondo la Cassazione, l’obbligo di motivazione sulla determinazione della pena è adempiuto quando il giudice indica nella sentenza gli elementi ritenuti rilevanti nell’ambito dei criteri generali previsti dall’art. 133 del codice penale, come la personalità dell’imputato e i suoi precedenti penali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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