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Legittimazione querela: chi può denunciare un furto?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due imputati per tentato furto e tentata rapina impropria. La sentenza ribadisce un principio fondamentale sulla legittimazione a proporre querela: non spetta solo al proprietario del bene, ma anche a chi ne ha il possesso di fatto, come il figlio che utilizza l’auto della madre. Inoltre, la Corte sottolinea il proprio ruolo di giudice di legittimità, ribadendo di non poter riesaminare nel merito le prove e la ricostruzione dei fatti già valutate nei gradi precedenti.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione a Proporre Querela: Basta il Possesso del Bene

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su un tema cruciale della procedura penale: la legittimazione a proporre querela. La Suprema Corte ha stabilito che, in caso di furto, il diritto di sporgere querela non è una prerogativa esclusiva del proprietario legale del bene, ma si estende anche a chiunque ne abbia il possesso, inteso come relazione di fatto. Questa decisione conferma un orientamento consolidato e rafforza la tutela di situazioni giuridiche concrete.

I Fatti del Caso: Tentato Furto e Questioni Procedurali

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due individui condannati nei gradi di merito per reati contro il patrimonio. Il primo era stato accusato di tentato furto di un’autovettura, mentre il secondo di tentata rapina impropria.

I motivi del ricorso erano distinti:
1. Il primo ricorrente sosteneva un difetto di legittimazione a proporre querela. Nello specifico, la denuncia era stata presentata dal figlio della proprietaria dell’auto, che era il possessore e l’utilizzatore abituale del veicolo. Secondo la difesa, solo la proprietaria formale avrebbe avuto il diritto di sporgere querela.
2. Il secondo ricorrente chiedeva una riqualificazione del reato da tentata rapina impropria a concorso in tentato furto, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge da parte dei giudici di merito.

L’Analisi della Corte: Legittimazione a Proporre Querela e Limiti del Ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, fornendo importanti chiarimenti su due aspetti fondamentali del processo penale.

Il Diritto del Possessore a Sporgere Querela

Sul primo punto, la Corte ha definito il motivo di ricorso ‘manifestamente infondato’ e ‘reiterativo’ di censure già respinte in appello. Citando un fondamentale principio espresso dalle Sezioni Unite (sentenza n. 40354 del 2013), i giudici hanno ribadito che il bene giuridico protetto dal reato di furto non è solo la proprietà o altri diritti reali, ma anche il possesso.

Il possesso è inteso come una semplice relazione di fatto con la cosa, che non richiede né la disponibilità fisica diretta né un titolo giuridico formale. Di conseguenza, anche chi possiede un bene in modo clandestino o illecito è considerato ‘persona offesa’ dal reato e, pertanto, ha piena legittimazione a proporre querela.

L’Inammissibilità della Rivalutazione dei Fatti

Per quanto riguarda il secondo ricorso, la Corte ha osservato che le doglianze miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti. Tale operazione, tuttavia, è preclusa in sede di legittimità. Il ruolo della Cassazione non è quello di un ‘terzo grado’ di giudizio nel merito, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Prospettare una lettura alternativa delle risultanze processuali, per quanto plausibile, non è sufficiente a fondare un ricorso in Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. Il primo è la tutela estesa del possesso nel diritto penale. Il legislatore, nel delineare il reato di furto, ha inteso proteggere non solo il diritto astratto di proprietà, ma anche la concreta relazione di un soggetto con un bene. Chi utilizza quotidianamente un’auto, pur non essendone l’intestatario, subisce un danno diretto dal tentativo di furto ed è quindi titolare del diritto di querela. Il secondo pilastro è la natura stessa del giudizio di Cassazione. Permettere una rivalutazione delle prove significherebbe snaturare la funzione della Suprema Corte, trasformandola in un giudice del fatto, compito che la legge riserva esclusivamente ai tribunali di primo e secondo grado.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza ha rilevanti implicazioni pratiche. In primo luogo, consolida la posizione di chi, pur non essendo proprietario formale di un bene, ne ha la disponibilità e l’uso effettivo (si pensi a conviventi, familiari, o a chi detiene un bene in comodato). Questi soggetti possono agire prontamente per la tutela dei loro diritti presentando querela, senza dover attendere l’iniziativa del proprietario. In secondo luogo, la decisione funge da monito per la redazione dei ricorsi in Cassazione, ricordando che questi devono concentrarsi su vizi di legittimità (violazioni di legge o difetti logici della motivazione) e non su tentativi di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti operato dai giudici di merito. La declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, rappresenta il costo di un ricorso che travalica i limiti imposti dalla legge.

Chi può sporgere querela per il furto di un bene?
Non solo il proprietario legale, ma anche chiunque abbia il possesso del bene, inteso come una relazione di fatto con esso. La sentenza specifica che anche chi utilizza l’auto di un familiare è legittimato a presentare querela.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che non è suo compito effettuare una nuova valutazione delle prove o una diversa ricostruzione dei fatti. Il suo ruolo è limitato a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Cosa accade se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Come avvenuto in questo caso, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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