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Legittimazione querela: chi può denunciare il furto?

Il caso analizza la legittimazione querela per furto a seguito della riqualificazione del reato. La Corte di Cassazione ha stabilito che non solo il proprietario, ma anche chi detiene il bene e ha con esso una stabile relazione di fatto, come il coniuge dell’amministratore di una società derubata, può validamente sporgere querela. La costituzione di parte civile della società ha inoltre rafforzato la volontà punitiva. La Corte ha rigettato i ricorsi degli imputati confermando la condanna.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione Querela: La Cassazione Amplia la Nozione di Persona Offesa nel Furto

La recente sentenza n. 3355/2025 della Corte di Cassazione offre un’importante chiave di lettura sulla legittimazione querela nel reato di furto, soprattutto alla luce delle modifiche normative che hanno ampliato i casi di procedibilità a querela. La Corte ha stabilito che il diritto di querelare non spetta esclusivamente al proprietario legale del bene, ma si estende a chiunque abbia con esso una relazione di fatto stabile e qualificata. Analizziamo questa decisione fondamentale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un furto commesso ai danni degli uffici di una società a responsabilità limitata. Gli imputati, dopo essersi introdotti forzatamente nei locali, si impossessavano di svariati beni, tra cui computer, attrezzature, una cassetta di sicurezza e una somma di denaro. Inizialmente, il reato era stato qualificato come furto in abitazione pluriaggravato. Tuttavia, la Corte d’Appello ha riqualificato la condotta in furto pluriaggravato. Questa modifica ha reso il reato procedibile a querela della persona offesa, sollevando un problema cruciale sulla validità della querela presentata.

Il Dubbio sulla Legittimazione Querela

La difesa degli imputati ha contestato la validità della querela, sostenendo che fosse stata sporta da un soggetto non legittimato. Nello specifico, la denuncia-querela era stata presentata dal marito dell’amministratrice legale della società derubata. Secondo i ricorrenti, solo l’amministratrice, in qualità di rappresentante legale della società proprietaria dei beni, avrebbe avuto il diritto di sporgere querela. La questione giuridica centrale, dunque, è diventata: chi è la “persona offesa” nel reato di furto e, di conseguenza, chi detiene la legittimazione querela?

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi, ritenendo la querela pienamente valida. Le motivazioni si basano su principi consolidati, rafforzati da una lettura pragmatica della situazione di fatto.

Innanzitutto, la Corte ha ribadito che il bene giuridico protetto dal reato di furto non è solo il diritto di proprietà, ma anche il possesso e la detenzione, intesa come una mera relazione di fatto con la cosa. La qualifica di persona offesa spetta non solo al proprietario, ma a chiunque abbia una relazione di detenzione qualificata con il bene, con il conseguente potere di utilizzarlo e disporne.

Nel caso concreto, il marito dell’amministratrice non era un estraneo. Dalla sua stessa querela emergeva una relazione stabile e diretta con i locali e i beni sottratti. Egli aveva la disponibilità degli uffici, era a conoscenza dettagliata dei beni presenti (descrivendo persino l’uso di un cassetto da parte della “mia segretaria”), e faceva riferimento a effetti cambiari consegnatigli da clienti. Questi elementi dimostravano che egli era un codetentore qualificato dei beni, e quindi, a tutti gli effetti, persona offesa dal reato.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato un aspetto procedurale decisivo: la società, tramite la sua amministratrice, si era costituita parte civile nel processo. Questo atto, secondo la giurisprudenza, esprime in modo inequivocabile la volontà di ottenere la punizione del colpevole e, pertanto, equivale a una querela, sanando ogni eventuale dubbio sulla legittimità dell’atto iniziale.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un’interpretazione ampia del concetto di persona offesa nel reato di furto, estendendo la legittimazione querela oltre la figura del proprietario formale. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: riconosce tutela a chiunque abbia una relazione concreta e stabile con un bene, garantendo che il furto possa essere perseguito anche quando la querela proviene da un soggetto che, pur non essendo il titolare legale, è di fatto il custode e l’utilizzatore del bene. In un contesto normativo dove la querela è sempre più spesso condizione di procedibilità, questo chiarimento assicura una protezione più efficace e aderente alla realtà dei fatti.

Chi è la persona offesa nel reato di furto e chi può sporgere querela?
La persona offesa non è solo il proprietario legale del bene, ma chiunque abbia una relazione di fatto qualificata con la cosa rubata, come il possesso o la detenzione. Pertanto, anche un soggetto che ha la mera disponibilità materiale e un potere di utilizzo sul bene (come il coniuge dell’amministratore che utilizzava i locali e i beni della società) ha la legittimazione a sporgere una valida querela.

La costituzione di parte civile può “sanare” una querela mancante o presentata da un soggetto non legittimato?
Sì. Secondo la Corte, la costituzione di parte civile, anche se successiva, esprime in modo inequivocabile la volontà punitiva della persona offesa e quindi può essere considerata equivalente a una querela. Nel caso specifico, ha convalidato la querela presentata dal coniuge dell’amministratrice.

Perché il furto nel caso di specie non è stato riqualificato come esercizio arbitrario delle proprie ragioni?
Il reato non è stato riqualificato perché mancava la coincidenza tra la pretesa giuridica e l’azione commessa. Gli imputati vantavano un presunto credito verso una società, ma il furto è stato commesso ai danni di un’altra società. L’esercizio arbitrario richiede che l’azione sia diretta a soddisfare una pretesa che si potrebbe far valere in giudizio contro la persona offesa, cosa che qui non avveniva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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