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Legittimazione querela: anche il coadiuvante denuncia

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per furto aggravato ai danni di distributori automatici. L’imputato sosteneva che la querela non fosse valida perché presentata dalla moglie del titolare, una ‘coadiuvante familiare’. La Corte ha invece confermato la piena legittimazione querela del coadiuvante, in quanto il suo ruolo implica una relazione di fatto con i beni aziendali, sufficiente a qualificarla come persona offesa dal reato.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione Querela: Anche il Collaboratore Familiare Può Denunciare un Furto

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 20079/2024, affronta un’interessante questione sulla legittimazione querela in caso di furto. La Corte ha stabilito che non solo il proprietario dei beni, ma anche chi ha con essi una stabile relazione di fatto, come un coadiuvante familiare, ha pieno diritto di sporgere querela. Questa decisione chiarisce l’ampiezza del concetto di ‘persona offesa’ e rafforza la tutela di chi opera quotidianamente all’interno di un’impresa.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per furto aggravato. L’uomo aveva scardinato, utilizzando un piede di porco, due distributori automatici per sottrarre il denaro contenuto all’interno. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, non contestando il fatto in sé, ma sollevando una questione procedurale: la validità della querela. A suo dire, la denuncia era stata sporta da una persona non legittimata, ovvero la moglie del titolare dell’impresa individuale a cui appartenevano i distributori, la quale rivestiva il ruolo di ‘coadiuvante familiare’.

La Questione sulla Legittimazione Querela del Coadiuvante

Il fulcro del ricorso si basava sull’argomento che, essendo i distributori di proprietà della ditta individuale del marito, solo quest’ultimo avesse il diritto di querelare. La moglie, in qualità di semplice collaboratrice familiare, non avrebbe avuto la titolarità giuridica per avviare l’azione penale. Questa argomentazione metteva in discussione la stessa procedibilità del reato che, a seguito della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), per il furto aggravato dalla violenza sulle cose è diventato perseguibile a querela di parte, e non più d’ufficio.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici hanno chiarito che il bene giuridico protetto dal reato di furto non è esclusivamente la proprietà, ma anche il possesso, inteso come relazione di fatto con la cosa.

Il ruolo di ‘coadiuvante familiare’, definito dalla L. 613/1966, implica una partecipazione al lavoro aziendale con carattere di abitualità e prevalenza. Di conseguenza, la moglie del titolare esercitava una relazione di fatto, continua e diretta, con i beni dell’impresa, inclusi i distributori automatici. Questa relazione è sufficiente a qualificarla come ‘persona offesa’ dal reato e, quindi, a conferirle la piena legittimazione querela.

La Corte ha richiamato un principio consolidato, espresso anche dalle Sezioni Unite (sent. n. 40354/2013), secondo cui la qualifica di persona offesa spetta anche al titolare di una posizione di fatto, persino se costituita in modo clandestino o illecito. A maggior ragione, tale qualifica deve essere riconosciuta a chi, come il coadiuvante familiare, gestisce e opera quotidianamente con i beni aziendali.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce un principio di fondamentale importanza pratica: il diritto di sporgere querela per furto non è un’esclusiva del proprietario formale. Si estende a chiunque detenga un potere di fatto, un controllo materiale e una relazione stabile con il bene sottratto. La figura del coadiuvante familiare, per la natura stessa del suo apporto all’impresa, rientra pienamente in questa categoria. La decisione della Cassazione, quindi, non solo conferma la condanna dell’imputato ma fornisce anche una chiara indicazione sulla tutela estesa a tutti coloro che, pur non essendo proprietari, sono i custodi di fatto dei beni aziendali.

Chi può sporgere querela per il reato di furto?
La querela può essere sporta non solo dal proprietario del bene rubato, ma da chiunque abbia un possesso o una relazione di fatto con esso, anche in assenza di un titolo giuridico formale.

Un collaboratore familiare può denunciare un furto avvenuto ai danni dell’impresa di famiglia?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il coadiuvante familiare, partecipando abitualmente all’attività d’impresa, esercita una relazione di fatto con i beni aziendali che lo legittima a sporgere querela in qualità di persona offesa.

Cosa si intende per ‘possesso’ come bene giuridico tutelato nel furto secondo questa sentenza?
Nel contesto del reato di furto, il ‘possesso’ è inteso come una qualsiasi relazione di fatto con la cosa, che non richiede la disponibilità fisica diretta o un titolo di proprietà, ma semplicemente il controllo materiale e la gestione del bene.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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