LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Legittimazione condono edilizio: il ruolo del compratore

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47637/2024, ha annullato un’ordinanza che revocava un ordine di demolizione basandosi su un condono edilizio richiesto dal promissario acquirente. La Corte ha chiarito che la sola stipula di un contratto preliminare non è sufficiente a conferire la legittimazione al condono edilizio, specialmente se l’immobile è già stato acquisito al patrimonio comunale a seguito di inottemperanza all’ordine di demolizione. È necessario un interesse giuridicamente qualificato, che va oltre il mero interesse di fatto, e che il giudice deve verificare con attenzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione condono edilizio: può il promissario acquirente sanare l’abuso?

La questione della legittimazione al condono edilizio è un tema complesso che interseca diritto penale, amministrativo e civile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 47637 del 2024, ha fornito chiarimenti cruciali sul ruolo del promissario acquirente in questo contesto, delineando i confini del suo potere di sanare un immobile abusivo. Il caso analizza se un semplice contratto preliminare sia sufficiente a fondare un interesse giuridicamente rilevante per la richiesta di condono, soprattutto quando la proprietà del bene è già passata al patrimonio comunale.

I Fatti del Caso: Un Immobile Abusivo e un Condono Contestato

La vicenda ha origine da una sentenza di condanna che includeva l’ordine di demolizione di un’opera abusiva. La proprietaria dell’immobile, non avendo ottemperato all’ordine entro i 90 giorni previsti, determinava l’automatica acquisizione del bene e dell’area di sedime al patrimonio del Comune. Successivamente, un terzo soggetto, che aveva stipulato un contratto preliminare di compravendita con la proprietaria originaria, presentava una domanda di condono edilizio per lo stesso immobile. Ottenuta la sanatoria, il giudice dell’esecuzione revocava l’ordine di demolizione. Il Procuratore della Repubblica, ritenendo illegittimo il provvedimento di condono, proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che la domanda era stata presentata da un soggetto non legittimato, poiché al momento della richiesta la proprietà era già del Comune.

La Decisione della Corte: un’analisi sulla legittimazione condono edilizio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza del giudice dell’esecuzione. I giudici supremi hanno sottolineato la necessità di una verifica molto più rigorosa sulla legittimazione condono edilizio del richiedente. Non basta affermare di avere un interesse: questo interesse deve essere giuridicamente qualificato e non di mero fatto.

Il Contratto Preliminare non Basta

Il punto centrale della decisione riguarda il valore del contratto preliminare (il cosiddetto ‘compromesso’). La Corte ha chiarito che la sola stipula di tale contratto non conferisce automaticamente al promissario acquirente la qualifica di ‘soggetto interessato’ ai sensi della normativa sul condono.

Il contratto preliminare ha effetti meramente obbligatori: vincola le parti a concludere il contratto definitivo, ma non trasferisce la proprietà né, di per sé, conferisce una disponibilità materiale e giuridica qualificata del bene. La posizione del promissario acquirente, quindi, resta quella di titolare di un mero interesse di fatto rispetto alla relazione pubblicistica tra il proprietario e la pubblica amministrazione.

La Necessità di un Interesse ‘Qualificato’

Per poter presentare validamente un’istanza di condono, il soggetto deve dimostrare di avere una relazione qualificata con il bene. Questo può accadere, ad esempio, in un contratto preliminare ad effetti anticipati, dove l’acquirente viene immesso nel possesso del bene da anni, acquisendo una disponibilità effettiva e materiale. In assenza di tali elementi, la sua posizione non si differenzia da quella di un ‘quisque de populo’, cioè di un cittadino qualunque senza un titolo specifico.

La Corte ha inoltre specificato che, al momento della presentazione della domanda di condono, l’immobile era già stato acquisito dal Comune. Di conseguenza, la domanda era stata avanzata per sanare un bene di proprietà pubblica da parte di un privato il cui unico legame era un accordo con il precedente proprietario, ormai spogliato di ogni diritto sul bene. Questo rende la legittimazione ancora più dubbia.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha motivato la sua decisione evidenziando la carenza di motivazione del giudice dell’esecuzione, il quale si era basato su generiche dichiarazioni di un tecnico comunale riguardo una ‘sorta di compromesso’, senza esaminare direttamente gli atti e senza valutare la consistenza giuridica di tale accordo. Il giudice penale ha il dovere di verificare in modo approfondito la regolarità del provvedimento di condono, non potendosi affidare a valutazioni superficiali. È necessario accertare non solo la cronologia degli eventi (ordine di demolizione, acquisizione al patrimonio comunale, data del preliminare, data della domanda di condono), ma anche la natura e gli effetti concreti del contratto preliminare. La Corte ha stabilito che solo un interesse reale, concreto e meritevole di tutela, come la disponibilità effettiva del bene o il consenso del proprietario (che in questo caso era il Comune), può fondare la legittimazione a richiedere la sanatoria.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza stabilisce un principio fondamentale: per ottenere la legittimazione al condono edilizio, il promissario acquirente deve dimostrare di avere un interesse che va oltre la semplice aspettativa di diventare proprietario. È richiesta una relazione qualificata con l’immobile, come il possesso anticipato o altre circostanze che evidenzino una concreta disponibilità del bene. Il giudice chiamato a decidere sulla revoca di un ordine di demolizione deve condurre un’istruttoria rigorosa, esaminando tutti gli atti e non limitandosi a prendere atto dell’esistenza di un provvedimento amministrativo di condono. Questa decisione rafforza la tutela del territorio contro gli abusi edilizi, impedendo che procedure di sanatoria vengano attivate da soggetti privi di un solido titolo giuridico, specialmente quando i beni abusivi sono già rientrati nella disponibilità pubblica.

Chi è legittimato a presentare una domanda di condono edilizio?
Secondo la legge, sono legittimati il proprietario della costruzione abusiva, il titolare della concessione edilizia, il committente, il costruttore, il direttore dei lavori e ogni altro soggetto interessato al conseguimento della sanatoria. La sentenza chiarisce che tale ‘interesse’ deve essere giuridicamente qualificato e non di mero fatto.

Il promissario acquirente di un immobile abusivo può sempre chiedere il condono?
No. Secondo la Corte, la sola stipula di un contratto preliminare non è di per sé sufficiente a fondare la legittimazione a presentare l’istanza di condono. È necessario che il promissario acquirente abbia una relazione qualificata con il bene, come ad esempio essere stato immesso nel possesso da tempo (preliminare ad effetti anticipati) o avere il consenso del proprietario.

Cosa succede se la domanda di condono viene presentata dopo che l’immobile è stato acquisito dal Comune?
Se la domanda di condono viene presentata da un privato dopo che l’immobile è già diventato di proprietà comunale per inottemperanza all’ordine di demolizione, la legittimità del richiedente è fortemente dubbia. La domanda verrebbe presentata da un soggetto non proprietario per sanare un bene ormai pubblico, escludendo di norma la sua legittimazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati